Capitolo 42.

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Cornelia si sentiva inquieta, quella sera. Sentiva dentro di sé che gli eventi che si erano susseguiti in quei giorni stessero iniziando a volgerle a suo sfavore, mettendola in una posizione di svantaggio. Suo figlio aveva iniziato a prendere delle decisioni di testa propria e aveva fatto una scelta sconsiderata, lasciando la figlia dei loro partners societari per una mediocre ragazzina. La stessa ragazzina che gli aveva già fatto perdere la testa una volta. Ma cos'aveva di tanto speciale Nadia Savini? Cos'aveva di diverso da tutte le ragazze facoltose e benestanti che gli aveva presentato negli anni? Davvero non lo capiva. E di certo non lo giustificava.

Oltretutto, Mattia era anche riuscito a portare dalla sua parte Anita, incanalandole in quella sua piccola testolina viziata dei concetti rivoluzionari e anticonformisti. Ma era sicura che il suo fosse solo un apparente tradimento. Conosceva quella ragazza e sapeva benissimo che amava seguire la corrente e optare per le scelte più convenienti. E stare dalla sua parte era sicuramente la scelta più conveniente. Lo era per tutti quanti. E questo, Nadia Savini ancora non lo sapeva. Non aveva la più pallida idea di cosa significasse mettersi contro un colosso come la famiglia Silvestre. E la sua incoscienza le sarebbe costata cara. Il suo non sapere non l'avrebbe salvata dalla burrasca che stava arrivando.

Quando il campanello della casa squillò, si alzò lei stessa per andare ad aprire la porta: raggiunse impettita l'uscio e si mise in ordine il tailleur blu notte, che indossava solo per le grandi occasioni. E quella ne faceva parte. Sorrise e si specchiò per un attimo nel riflesso di un quadro appeso al muro, prima di aprire la porta.

«Eccoti. Ti stavo aspettando, cara.» Baciò sulla guancia la ragazza, illuminata alle spalle dai raggi del sole pomeridiano, e le fece cenno di entrare.

Lei ricambiò con poco entusiasmo il sorriso e varcò la soglia di casa Silvestre. Si tolse la giacca e la tenne tra le braccia. Non prospettava di restare lì per molto. Per un riflesso abituale, fece vagare lo sguardo lungo il salone, alla ricerca di quella persona.

«Mattia non c'è.» Cornelia le poggiò un braccio dietro alle spalle e la invitò a seguirla nel suo studio «Starà sicuramente in giro a combinare un'altra delle sue tresche», mormorò con tono sprezzante.

«Perché mi volevi vedere?» tagliò corto Anita, puntando subito al nocciolo della questione. Non si era ancora ripresa dal brutto periodo che la stava avvolgendo, e lo stato confusionale in cui si trovava l'aveva portata ad accettare l'invito della signora Silvestre. Aveva detto di doverle parlare di una faccenda importante. E, facendo due più due, non poteva riguardare altri che Mattia e Nadia.

«Siediti, cara. Vuoi un thè?» Cornelia le indicò una seggiola imbottita di fronte al piccolo tavolo rotondo.

«No, voglio delle risposte.»

La donna sollevò le sopracciglia e per un attimo rimase colpita dalla risposta sagace di Anita. Suo figlio doveva aver fatto davvero un ottimo lavoro con lei: adesso sembrava persino avere una personalità forte.

«Bene. Piace anche a me arrivare subito al dunque», replicò tuttavia, sorridendo di rimando. «So cosa è successo con Mattia. Sono a conoscenza della vostra rottura e della sua relazione clandestina con Nadia Savini.»

Anita resse il gioco di sguardi con prontezza. «Se sa già tutto, io a cosa le servo? Insomma, immagino si sia resa conto che non sono una ragazza così affidabile come mi aveva dipinto... Le ho disobbedito. Non le ho mai rivelato la verità riguardo la relazione tra suo figlio e Nadia. Ho tenuto il loro gioco.»

Cornelia arricciò il labbro superiore. «Tutti possono sbagliare. Soprattutto voi, che siete così giovani... Non sapete ancora cosa sia la diplomazia. È per questo che ti ho convocata da me, oggi... Per rimediare agli errori commessi.»

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