•Per te ci sarò•
CAPITOLO 5
Prima notte nel nuovo appartamento. Era la prima volta da quando era giunta in Abruzzo che si sentiva a casa, finalmente aveva uno spazio tutto suo, anche se piccolo le sembrò una grande conquista.
Quel giorno aveva fatto compere: lenzuola ed asciugamani, un vaso di orchidee da tenere sul davanzale.
Ed infine, mentre tornava a casa con tutta quella merce al seguito, trovò esposto, nella vetrina di un negozio, un poster con una veduta di New York.
Rimase a guardarlo senza fiato.
Un suggestivo tramonto che inquadrava tutta la città.
Comprò quel poster e lo sistemò sulla parete della sua nuova casa, come una finestra eternamente aperta sulla sua città.
Anna era stanca quando finalmente si mise a letto, era stata una giornata lunga, ma era felice del risultato. Naturalmente senza l'aiuto dei suoi due colleghi di corso Iris ed Giorgio non ce l'avrebbe fatta.
Si sedette al centro del letto con le gambe incrociate, si guardò intorno e pensò a lui, prese la rivista e la guardò nella luce soffusa della sua stanza, passò con le dita sul suo volto quasi a volerlo accarezzare, negli occhi aveva ancora il suo sorriso.
Ritagliò con cura la foto e la sistemò in portafoto che mise sul comodino accanto al letto.
Ora la sua casa era completa!Quella notte Gianluca tornò a Montepagano, il suo lungo tour era finito, mancava solo la serata al Pala Maggetti a Roseto degli Abruzzo e poi avrebbe potuto rilassarsi.
Non amava molto i tour ma li riteneva necessari per amore del pubblico.
Lo stress delle esibizioni unito ai viaggi ed ai cambi continui di fuso orario, lo distruggevano molto.
Si avviò verso l'uscita dell'aeroporto quasi deserto vista la tarda ora, si fermò un istante, pensò a lei nel punto esatto dove il suo sorriso gli aveva scaldato il cuore, sulle sue labbra si delineò un leggero sorriso, ma nei suoi occhi rimaneva quel velo malinconico, di rammarico per non aver osato, per non aver parlato con lei, il rimpianto di non averla mai più.Quella mattina Anna fu svegliata da una chiamata dalla Sicilia.
Dall'altro capo del telefono c'era Veronica su tutte le furie.
Veronica: "Mii, si può sapere picchi un m'hai detto niente?"
Anna: "Sto bene, grazie eh!"
Veronica: "Dai! Non ci posso credere che tu abbia fatto questo alla tua migliore amica!"
Anna: "Veri stellina, ma cosa avrei fatto di così grave?"
Veronica: "Hai incontrato lui, l'amore della mia vita, il mio idolo e tu? Non mi dici nulla, nemmeno un misero particolare? Quando ho visto questa foto su internet stentavo a crederci!"
Anna: "Bhè, volevo dirtelo, ma sapevo ci saresti rimasta male e non volevo te la prendessi. L'ho incontrato in aeroporto, ero caduta e mi ha aiutato ad alzarmi." - raccontò in breve.
Veronica: "Oh porca vacca! Ma perchè tutte le fortune a te? Ti ha stretto la mano, che invidia! La stessa che ti tenevo io mentre piangevi per Michele?"
Anna: "Si, proprio quella."
Veronica: "Me lo devi ridare assolutamente!"
Anna: "Non stai esagerando?"
Veronica: " Ma scherzi? È il mio Giangi. Rivoglio quel bracciale! Fossi stata in te non mi sarei più lavata la mano!"
Anna: "Ok!" - la interruppe - "Ti ridò il tuo bracciale, bell'amica! Anzi adesso per farti rosicare ti dico pure che è bello da paura ed è anche molto gentile!"
Veronica: "Sei perfida, perché mi fai questo?"
Alla fine, da buone vecchie amiche, scoppiarono a ridere.
Anna le raccontò le infinità di emozioni che quell'incontro le aveva causato, del fatto che non riusciva a smettere di pensare a lui.
Aveva bisogno di sfogarsi e Veronica, amica d'infanzia, era l'unica che potesse capirla.
Con la promessa di rivedersi il prima possibile si salutarono.I giorni passarono tranquilli per Anna, il lavoro era piacevole da svolgere.
Un periodo perfetto, di vera pace, da tanto tempo desiderata.
Arrivò di corsa al lavoro quel pomeriggio, arrivò giusto in tempo per dare il cambio alla sua collega.
Tutto come al solito tranne che Iris le aveva detto che quella sera ci sarebbe stato il concerto de Il Volo a Roseto, questo le aveva mandato il black-out il cervello.
Sapere dove poterlo trovare e non poterlo raggiungere era frustrante.
Se ne stava li a pensare a come e se arrivare a quel concerto, quando l'ingresso di un tipo in negozio la distolse dai suoi pensieri.
Anna tornò a pensare al concerto. Avrebbe dato tutto per andarci, ma ormai era sold-out da mesi e pensare di riuscire ad intrufolarsi al Pala Maggetti era praticamente impossibile, visto lo smisurato schieramento di forze dell'ordine.
All'improvviso una serie di rumori proveniente dagli scaffali in fondo la fecero trasalire.
Anna si avviò tra gli scaffali alla ricerca di cosa fosse successo, sentiva l'ansia allo stomaco, quel tipo non le piaceva affatto.
Nella mente cominciavano a balenare tutte quelle storie che si sentono al telegiornale, già si vedeva tenuta con un braccio sotto la gola e la pistola alla tempia sotto gli occhi terrorizzati di clienti e commessi.
Alcune confezioni di giochi sparsi sul pavimento attirarono la sua attenzione, quel tipo era a terra intento a raccoglierle.
Anna si avvicinò piano, si chinò vicino a lui e gli disse: "Signore non si preoccupi, lasci fare a me."
Involontariamente, apprestandosi a raccogliere la stessa scatola, le loro mani si sfiorarono.
Ad Anna mancò il respiro, quel tocco le fece vibrare l'anima, fu come rivivere qualcosa di già vissuto.
Lui alzò piano lo sguardo verso di lei e ad Anna per un attimo il cuore cessò di battere.
Era come essere travolti da un fiume in piena e non avere la forza di opporsi alla corrente, rimase inerme davanti a quegli occhi che erano di nuovo reali davanti ai suoi.
Di nuovo occhi negli occhi con Gianluca.
Anche lui era sorpreso di ritrovare la ragazza dal sorriso di musica, come l'aveva chiamata lui nei suoi pensieri. Accennò un timido sorriso alla quale Anna non poteva non rispondere.
Il suo sorriso lasciava Anna ogni volta senza parole, incapace di emettere un solo verso, tanta la paura di sciupare un momento così magico.
Lui lentamente avvicinò la mano verso di lei.
Una ciocca dei capelli di lei finì tra le sue dita, trattenendoli delicatamente, Gianluca li lasciò scorrere piano, fino a lasciarli andare, gli sembrò seta tra le sue dita.
L'energia che avvertiva provenire da lui era così forte, Anna pensò sul serio che avesse un non so che ti magico.
Negli attimi in cui si guardarono, lei cercò di carpire più particolari possibili, li avrebbe ricordati ogni giorno da quell'istante.
Il suo sorriso perfetto, il suo ciuffo ben sistemato, ma non poteva fare a meno di tornare a perdersi nei suoi occhi.
Quanto avrebbe voluto avere il coraggio di abbracciarlo e stringerlo, pensò.
Poi la sua voce ruppe il silenzio:
Gianluca: "Ciao, io sono Gianluca. Tu come ti chiami?"
In quel frangente la responsabile giunse a dare un occhiata: "Tutto bene qui?"
Gianluca si calò di nuovo il berretto per non essere riconosciuto, prese un paio di scatole a caso di qualche videogame tra quelli caduti, si alzò e proseguì verso la cassa.
Anna se lo vide sfuggire di nuovo, senza essere riuscita a dirgli una sola parola.
La persona che più di tutte era riuscita a farle battere il cuore, volava via dalla sua vita un'altra volta.
Pagato il conto, Gianluca uscì di fretta dal negozio ed entrò nella sua Limousine nera, dove Piero ed Ignazio erano intenti ad aspettarlo, si tolse il berretto, sul suo viso c'era ancora un sorriso felice e soddisfatto, guardò i giochi che aveva comprato e si mise a ridere, ne aveva preso due a caso e non erano certo adatti a lui, ma poco importava, l'aveva ritrovata, poteva essere finita in qualsiasi angolo della terra ed invece il destino l'aveva messa di nuovo sul suo cammino e lui ne era felice.
Ignazio: "Ma chi so sti cose? Un potevi cattare cose da mangiare? Hajo una fame ca stajo murenno!"
Piero: "Talìa chiddro, Ignà! Ma a chi pensi ultimamente?"
Gianluca non rispose, si rivolse ad uno della sicurezza: "George per favore, voglio che quella ragazza venga stasera. Puoi occupartene tu? In qualsiasi modo, voglio che ci sia, grazie!" - girò il capo verso il finestrino, continuando a sorridere.~Iris
