•Per te ci sarò•
CAPITOLO 10
Anna teneva stretto tra le mani il suo braccialetto, ancora incredula per quella sorpresa inaspettata, sbalordita dalla capacità di Gianluca di rendere tutto così magico.
Anna sorrideva, mordicchiandosi il labbro inferiore con aria compiaciuta, gratificata dal gesto di lui.
Rilesse il biglietto un infinità di volte, le infondeva sicurezza, le sue parole le lasciavano sperare che nella sua vita ci fosse ancora posto per qualcosa di meraviglioso.
Si posò le dita sul collo, accarezzandosi delicatamente, ripensò ai suoi baci appena sfiorati, a quanto avrebbe voluto che non si fermasse, a quanto desiderasse baciarlo sulle labbra.
Non sapeva quando l'avrebbe rivisto, ma sentiva che sarebbe successo.
Neanche questa volta gli aveva chiesto il numero, di nuovo sparito nel nulla, lasciandosi dietro una scia di mistero che sapeva di magico.
Così Anna tornò a torturarsi su quando l'avrebbe rivisto, poteva accadere in qualsiasi momento e questo le piaceva.
Qualche minuto più tardi decise di chiamare la sua amica, Veronica.
Veronica: "Aspetta, aspetta... Non dirmi niente, lui è li e me lo vuoi passare, vero?"
Anna: "No, mi dispiace, è andato via."
Veronica: "Stai scherzando? Come hai potuto non chiamarmi e farmi parlare con lui?"
Anna: "Scusami Veri, hai ragione. Ero così sconvolta dalla sua persenza che a stento riuscivo a ricordarmi di respirare. La prossima volta prometto che la prima cosa che farò sarà farti parlare con lui. Promesso!"
Veronica: "Aspetta, devo sedermi, non lo reggo sto colpo. Hai fatto..." - Veronica riusciva a fatica a finire la frase - "Bhè, hai fatto... Dai non farmelo dire!"
Anna: "Minchia ma sei impazzita?" - Anna sentì le guance divampare, si sentì terribilmente a disagio, non aveva ancora mai pensato ad una cosa simile, procedeva a piccoli passi.
Veronica: "No, scusa. Io devo ancora digerire il fatto che la mia amica abbia conquistato la mia star preferita, non darmi subito un colpo mortale simile! Puoi aspettare un po'?" - Anna rideva.
Anna: "Hai finito di parlare a vanvera? Non abbiamo fatto sesso, ne ci siamo baciati, contenta?"
Veronica: "Che sollievo!"
Anna: "Dai, è stata una giornata intensa, ci sentiamo."Gianluca, di rientro a casa, non riusciva a non pensare ad Anna.
Sorrise tra se nel ripensare alle buffe espressioni di lei, si sentiva sereno, uno stato d'animo che non provava più da molto tempo.
Rientrò nella sua casa.
Le stanze erano al buio.
Si avviò verso la sua camera nell'oscurità.
Appena entrato, prima ancora di accendere la lampada, si accorse della luce rossa intermittente della segreteria telefonica del suo numero privato.
Si avvicinò piano, sul display vide il numero delle chiamate; sette chiamate.
Premette il tasto per ascoltarle.
Erika: "Gian sono Erika, tesoro che fine hai fatto? Il tuo cellulare è spento, mi fai preoccupare! Chiamami appena senti il mio messaggio, anche in piena notte."
Improvvisamente entrarono in camera di Gianluca: Eleonora, Ercole ed Ernesto.
Gianluca: "È per caso una riunione di famiglia?" - rise divertito.
La voce rotta dal pianto di sua madre attirò tutta la sua attenzione.
Eleonora parlava piano, a stento, tra le lacrime - "Amore c'è una cosa che dobbiamo dirti. Vedi... Nonno Ernesto ci ha lasciati..."
Gianluca: "Ditemi che non è vero. DITEMI CHE NON È VERO!"
Fu colto dalla rabbia, aveva fallito, non era riuscito a salvarlo, si mise a terra, con la schiena poggiata al letto, con la testa sulle ginocchia piegate e si lasciò andare al pianto, silenzioso, doloroso.
Si sdraiò sul pavimento, rannicchiato su se stesso, come un feto nel grembo materno ed aspettò tra le lacrime che il buio calasse sul suo dolore.
Il giorno seguente, si svegliò intontito, i suoi occhi erano vuoti, come se la sua voglia di vivere si fosse esaurita nel pianto.
La giornata era piovosa, Gianluca guardò in alto verso il cielo grigio, facendosi cadere alcune gocce di pioggia sul viso.
Guardava davanti a se la bara.
Non poteva fare a meno di ricordare il suo sorriso.
Tornò a casa e senza mangiare, si infilò nella sua stanza.Erano passati giorni da quella sera, Anna in un primo momento era eccitata dall'idea della sua comparsa a sorpresa, ma man mano che i giorni passavano cominciava a temere di non rivederlo mai più.
Cominciava ad isolarsi dal resto del gruppo, nell'ora di pranzo preferiva stare da sola piuttosto che stare con Iris e gli altri e anche quella mattina fu così.
Iris: "Ehi ma che ti prende, Anna?"
Anna: "Niente, mi va di stare sola."
Iris: "Sicura? Vieni qui con noi."
Anna: "Poi sarò dei vostri, ma adesso voglio starmene da sola!" - tornò a pensare a lui e a chiedersi perché non si facesse vivo.
Se ne stava seduta sul tappeto a sorseggiare una tazza di cioccolata calda, ascoltava le canzoni de Il Volo e non poteva non rivedere il suo volto li accanto a lei, su quel tappeto, i suoi baci alla sua mano, i suoi occhi.
Si perdeva tra le note delle sue canzoni, ricchi di sospiri intensi.
All'improvviso un forte tuono fece saltare la luce, si ritrovò al buio.
Arrivò in cucina in cerca di candele.
Ormai era tardi, aveva deciso di andarsene a letto accompagnata dalla luce della sua candela, quando sentì bussare alla sua porta.
Era spaventata, chi poteva essere a quell'ora della notte, sentiva il respiro affannato dalla paura.
Rimase immobile al centro della stanza.
Poi si sentì chiamare.
Gianluca: "Anna, scusa l'ora... Sono Gianluca."
Ed il brivido che tanto aveva aspettato per giorni arrivò a trascinarla via in un turbine di piacere.
Corse alla porta e l'aprì di scatto.
Se lo trovò di fronte, bagnato, con gli occhi tristi di un cucciolo smarrito.
Anna: "Gian, che ci fai qui a quest'ora. Entra, sei tutto bagnato, ti prendo degli asciugamani."
Gianluca: "No, ti prego stai qui!" - la prese per una mano, impedendole di allontanarsi.
Anna: "Gian, tutto bene?"
Gianluca: "Si, è che non riesco a dormire, io... Mi vergogno, puoi dirmi di no se vuoi, ma io ti giuro che non voglio approfittare di te, non ti farò del male, credimi. Posso dormire qui stanotte?" - gli occhi di Gianluca si riempirono di lacrime, Anna era stupita, era così fragile ed indifeso davanti a lei.
Si avvicinò a lui senza dire una parola, allargò le sua braccia per accoglierlo e lui si strinse a lei.
Anna gli accarezzò la schiena, i suoi vestiti erano bagnati.
Anna: "Gianluca, devi asciugarti, ti fa male stare così. Ti preparo una tazza di cioccolata calda e se ti va mi racconti cosa ti è successo. Non fare caso a me, in questo momento sembro una stupratrice di bambini trans... L'ho detto davvero...?" - Gian accennò un sorriso - "Ti ho fatto ridere, visto? Ok, prendo gli asciugamani." - la luce non accennava a tornare, ma ad Anna non dispiaceva, averlo li a lume di candela le piaceva e adesso avrebbe trovato il modo di tranquillizzarlo. Pian piano Gianluca le raccontò del nonno, lei non lo interrompeva, capiva dal tono della sua voce che desiderasse soltanto essere ascoltato, capito - "Dai non dire sciocchezze, non dormirai sul tappeto, il mio letto è grande per tutti e due." - Anna gli prese la mano e lo tirò con se verso la camera da letto, frugò nell'armadio e tirò fuori un pigiama da uomo - "Per sbaglio, nell'imballare la mia roba ci è finito anche questo di Michele, credo che per stanotte possa andare, prendilo è pulito."
Gianluca: "Chi è Michele? Il tuo fidanzato?"
Anna: "Lo era." - Anna si sedette al centro del letto, mentre Gianluca sbottonava piano la sua camicia a quadri, non avrebbe voluto guardarlo ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, pian piano, bottone dopo bottone, il suo torace si rivelava a lei.
Anna avvicinò il suo viso al suo torace nudo, poggiò le sue labbra e gli diede un dolcissimo e lungo bacio, come una carezza.
Gianluca aprì gli occhi, abbassò lo sguardo su di lei, le strinse il viso sul suo petto, poi chinò il capo e la baciò sulla testa, tra i suoi soffici capelli. Anna sentì il suo respiro e per la prima volta sentì il battito del suo cuore; era di nuovo accanto a quello di lui e ci sarebbe rimasto per tutta la notte.~Iris