CAPITOLO 25

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•Per te ci sarò•
CAPITOLO 25
Lacrime che nascono spontanee, che nascono dal dolore e dalla gioia, che scendono incontrollabili.
Sono la cosa più sincera e pura che l'uomo può mostrare? Poteva fidarsi più delle sue lacrime che delle sue parole?
Anna pensava a questo, mentre gli occhi di lui continuavano a guardarla, a penetrarla nella mente fino a leggerne i pensieri, le paure, mentre le sue braccia la tenevano stretta in vita, quasi a non volerla lasciare andare.
Decise di godersi la quiete, le sue mani che le accarezzavano lentamente i suoi capelli.
Gianluca aveva ragione, Anna ne era sempre più convinta, aveva ragione nel mantenere segreta il più a lungo
possibile la sua identità, lei non era pronta.
Cominciava ad essere tutto chiaro ora per lei.
Tutto le era limpido come l'acqua di un ruscello.
Gianluca: "A cosa pensi?"
Iris: "Pensavo a quanto fossi meraviglioso, a quanto sono fortunata ad averti."
Gianluca sorrise.
Poi si avvicinò alla sua bocca per un bacio delicatamente appoggiato sulle labbra di lei - "Cosa vogliamo fare adesso? Abbiamo già perso molto tempo."
Anna: "Cosa vogliamo fare? Non mi hai portata qui per Elvis? Andiamo."
Gianluca: "Perfetto."

Maggie quella mattina era furiosa, erano passati giorni dalla sua segnalazione ai reporter e sui giornali c'era poco e niente.
Si attaccò al telefono con il volto visibilmente alterato, chiamò di nuovo.
Maggie: "Pronto, vorrei parlare con il caporedattore... Chi sono? Può dire che sono quella che ha chiamato per la soffiata su Gianluca Ginoble!" -
rimase un attimo in attesa, picchiettando nervosamente con le sue lunghe unghia sul legno della scrivania - "Si, vi avevo fatto una soffiata e non avete ancora scritto nulla, nemmeno una misera foto? Ma che state aspettando? Cosa? Ma state scherzando, vero?
So che quello che vi sto dicendo è vero perchè ero con lui al Galà di beneficenza, ho avuto una notte di sesso con lui, si era allontanato dalla stanza quando il suo cellulare ha iniziato a suonare... Era la sua donna che lo cercava, poverina lei a casa ed il suo uomo a letto con me! Mettetevi sulle sue tracce e vedrete che sto
dicendo la verità. Scovate prima quella ragazza e vi rilascerò l'intervista ricca di dettagli!" - mise giù.
Sul suo volto si delineò un sorriso soddisfatto, ora aveva lanciato un nuovo scoop, anche se non fossero riusciti a scoprire chi fosse lei, la notizia della notte di sesso sarebbe uscita in prima pagina, bastava poco a mettere scompiglio nella vita di una coppia.

Anna: "Gian, sto tremando!" - Anna teneva stretta la mano di Gianluca nella sua.
Tremava mentre stringeva sempre più forte la mano di lui.
Passeggiavano tranquilli sulla Elvis Presley boulevard, quando gli occhi di Anna si sgranarono, Gianluca la guardò ridendo, era bello vederla così sorpresa e felice, sperava che l'incubo vissuto in mattinata fosse solo un brutto ricordo.
Davanti a lei c'era il famosissimo cancello di Graceland, di ferro con le note e due sagome di Elvis con in braccio la chitarra e i pantaloni a
zampa d'elefante, Anna lo aveva visto un infinità di volte in foto in cui Elvis andava li per incontrare i suoi fans e firmare autografi.
Le sembrò per un attimo di entrare in una di quelle vecchie foto degli anni sessanta, quasi a sembrarle di essere li in attesa di vedere Elvis arrivare.
Un custode li attendeva, aprì il cancello e si rivolse a Gianluca a bassa voce.
X: "Benvenuti a Graceland, prego seguitemi!" - Gianluca sentiva Anna stringergli la mano così forte che quasi gli faceva male, era così
emozionata, per lei si realizzava un sogno, un sogno che avrebbe voluto condividere con suo padre. Attraversarono il parco seguendo il sentiero in pietra, da lontano si scorgeva la villa ormai museo.
Anna non stava più nella pelle, non riusciva più ad aspettare di varcare quella soglia ed immergersi nel tempio del re del rock - "Prego, accomodatevi." - disse il custode aprendo loro la porta.
Anna tirò Gianluca per un braccio impaziente di iniziare il tour.
Anna: "Oh Gian, non potevi farmi regalo più grande. Sono a casa di un mito, stento a crederci!" - si guardava intorno cercando di osservare il
più possibile, in sottofondo la voce di Elvis accompagnava il loro percorso, la sua voce calda, profonda, sensuale, lasciava il corpo di Anna ricoperta dai brividi - "Gian, senti che voce sexy. Non c'è dubbio il re è il re!"
Gianluca: "Mah! Insomma, si può fare di meglio." - rispose secco Gianluca.
Anna: "Ma scherzi? Lui è terribilmente sexy, ha rivoluzionato la musica, ha cambiato gli anni cinquanta, dai!"
Gianluca: "Oh, scusa tanto se qualche volta canticchio anche io." - rispose incrociando le braccia sul petto, il suo sguardo era giocoso, Anna capì subito che stesse scherzando.
Anna: "E sei anche terribilmente sexy!" - Gianluca sorrise per quella affermazione - "Leggo una punta di gelosia nelle tue parole?" - disse Anna avvicinandosi alla sua bocca.
Gianluca: "Mmh, solo perchè lo definisci 'terribilmente sexy'!"- avvicinò rapidamente le labbra alle sue per un bacio - "Dai, procediamo
con il giro, abbiamo tante cose da vedere!"
Anna era attratta dalle foto di famiglia sparse qua e la per la casa, in molte c'era Lisa da bambina.
La casa era riccamente arredata, tende azzurre con risvolti dorati spiccavano nel salotto interamente arredato in bianco, in fondo alla stanza si intravedeva il piccolo salottino della musica totalmente rivestito con tende in oro dove trovava posto un pianoforte che attirò l'attenzione di Gianluca.
Si sedette al piano e cominciò a
suonare qualcosa.
Anna si sedette con delicatezza su un divano, tutto in quella casa sapeva fortemente di Elvis e lei cercava di assaporarne il più possibile la sua
presenza.
Sedersi sullo stesso divano sulla quale si era seduto lui, le diede un brivido.
Riconobbe subito la canzone che Gianluca aveva intonato al pianoforte, senza che lui lo sapesse aveva scelto una delle sue preferite, si stupì di
quanto Gianluca sapesse leggere nelle sue emozioni, nei suoi pensieri. Ascoltò rapita dalla sua voce, simile a quella di Elvis.
Gianluca finì il pezzo e si voltò a guardarla, piegando la testa su una spalla, era così dolce in quel momento, ad Anna si bloccò il
respiro.
Anna: "Uh! Guarda qui, cavolo da non crederci... Una delle sue chitarre, avevo il poster in camera con lui che stringeva proprio questa chitarra.
Ricordo benissimo quando papà, quel giorno lo appese al muro della mia stanza." - gli occhi di lei si riempirono di lacrime al ricordo del padre.
Gianluca: "Perchè non la suoni? Dai, hai l'occasione di toccare la chitarra del tuo mito. Approfittane!"
Gianluca desiderava che il suo sogno di bambina si avverasse in tutto, anche nello stringere una chitarra famosa.
Anna avvicinò piano la mano sul legno color miele della chitarra, un decoro nero circondava il foro sulla cassa, lungo tutto il manico scorreva la scritta ELVIS PRESLEY, sfiorò appena le corde, le sentì fredde sotto le dita, ferme e silenziose da chissà quanto tempo, il suono si propagò
dolce, delicato ad occupare la sua mente, a ricordarle le sere in cui, per farla addormentare, suo padre suonava quella melodia, che ora usciva dalla chitarra di Elvis sotto le sue dita, lasciò andare le lacrime.
Era incredibile quanto una melodia fosse capace di far affiorare i ricordi,
rivedeva chiaro davanti a se la trama della coperta fatta ai ferri da sua nonna, con i suoi quadrati colorati, sentiva la fragranza del profumo di suo padre che si chinava a darle la buona notte, il sapore della cioccolata calda.
Il potere dei ricordi non sbiadisce mai, nemmeno con il tempo.
Posò con delicatezza la chitarra al suo posto e con occhi lucidi, visibilmente emozionata dai ricordi, guardò Gianluca.
Lui capì il motivo della sua tristezza, non le chiese niente, non ne aveva bisogno, la prese per mano trascinandola dietro se.
Anna: "Gian, ma dove mi porti?"
Gianluca: "Vieni seguimi, c'è un stanza con un sacco di specchi."
Anna: "Ma se ti guardi sempre allo specchio. No, scherzo. Che intendi fare?"
Scesero nel seminterrato, nella famosa sala della televisione, era il posto in cui Elvis si intratteneva con gli amici, ascoltavano musica.
Anna la trovò carinissima, con il giallo e nero che dominavano le pareti, pensò a quante ore Elvis avesse passato li sotto, le sembrava così strano trovarsi in quel luogo, su di un lato un piccolo angolo bar con bancone e dei sgabelli, occupavano una parete, di fronte c'erano dei divani ed un jubox dell'epoca ancora funzionante.
Gianluca schiacciò un paio di tasti per far partire la musica, sapeva che Anna avrebbe ritrovato il sorriso.
Prima ancora che il disco partisse, la prese per mano e si posizionarono davanti alla parete speccchio.
Sulle rapide note di Jailhouse Rock,
Gianluca iniziò a muoversi imitando le pose di Elvis, lei lo seguì, si lanciarono in un ballo rock sfrenato, ridendo come matti.
Gianluca rimase a guardarla affascinato.
Proseguirono il loro giro, quella casa era incredibile, nonostante Anna avesse visto centinaia di foto, nessuna di questa riusciva a rendere l'idea, aveva un non so che di mitologico, li era vissuta la leggenda, li era nato il rock.
Continuarono ad esplorare e divertirsi a curiosare in giro, giocarono ad inseguirsi nella lunga galleria dei trofei, tra dischi di platino e Grammy.
Trovarsi davanti ai costumi di scena di un mito la lasciò senza fiato.
Ormai il loro tour era finito, restava il Giardino della Meditazione, il luogo dove il mito riposa.
Anna osservò in silenzio, aveva del sacro quel posto.
Tornarono in hotel con Anna entusiasta della giornata, emanava energia da tutti i pori.
Anna: "È stato tutto fantastico. Grazie!"
Gianluca: "Ma la tua giornata memorabile non è ancora finita."
Anna: "Che nascondi dietro la schiena?"
Anna moriva dalla curiosità di sapere cosa fosse, aveva intuito che fosse qualcosa di Elvis, ma non riusciva ad immaginare cosa.
Si ritrovò sotto
gli occhi, il disco di Can't help falling in love, originale con tanto di autografo.
Anna non riusciva a parlare, era la canzone che più le ricordava i suoi
genitori.
Rimase a scorrere le dita sull'autografo scritto a pennarello nero di Elvis, cercò di immaginarselo l'istante esatto in cui quel disco finì
sotto le sue mani per incidervi la sua firma.
Saltò al collo di Gianluca, lasciandosi andare al pianto.
Gianluca: "Un modo per ringraziarmi c'è! Balla con me." - prese il disco dalle sue mani e lo posò sul giradischi, si avvicinò a lei a stringerla tra le braccia, lasciarono che fossero la musica e la voce calda di Elvis a dettare i loro movimenti.
Anna non era più la bambina che sognava guardando i suoi ballare stretti nel loro amore sulle note di quella canzone, ora era lei a stringersi all'amore della sua vita sulle stesse note.
Gianluca le aveva regalato l'ennesimo sogno.
Partirono da Memphis quella sera stessa, in modo da rientrare a casa in nottata ed evitare l'aeroporto affollato.
Stesso sistema, stesse procedure, stessa noia per Anna lontana da lui e con Travis alle costole.
Arrivati in aeroporto, Anna si lasciò andare avvicinandosi a Michael.
Anna: "Gian, aspetta."
Gianluca: "Ma che fai qui?"
Anna: "Dai non c'è nessuno, torniamo a casa insieme?" - gli sfiorò appena la mano quando un flash abbagliante li colse all'improvviso.
Un paio di paparazzi camuffati li avevano scoperti.
Travis si avvicinò rapido ad Anna.
Travis: "Amore sono qui! Che bello rivederti!" - la strinse in vita, sotto gli occhi sbalorditi di Gianluca e le diede un bacio sulle labbra.
Anna rimase immobile, sentiva le sue labbra umide schiudersi sulle sue, sentiva la sua lingua tentare di forzare le sue labbra serrate.
Una frazione di un tempo imprecisato in cui le sue labbra erano state violate, il suo unico pensiero era Gianluca, come avrebbe reagito. Finalmente la bocca di lui si
allontanò dalla sua, Anna provò disgusto nel sentire il suo sapore di sigarette sulla sue labbra.
Incrociò in fretta gli occhi di Gianluca, la sua espressione non le piaceva affatto.
Gianluca si voltò proseguendo il suo cammino verso l'uscita, senza dire una parola.
I fotografi delusi dal buco nell'acqua, non si curarono di Anna.
Anna era in macchina con Travis, cercava di chiamare Gianluca sul cellulare, ma era spento.
Sentì l'ansia crescere dentro se.
Travis: "Ti chiedo scusa, ma era l'unico modo per distogliere la loro attenzione da te."
Anna: "Scusa Travis, non mi va di parlare!" - tornò ad occupare la mente su Gianluca, lo immaginava arrabbiato.
In più a quel bacio orribile, era
nervosa con Travis, non era poi stato un bacio così tanto innocente, sentiva ancora la sensazione della sua lingua viscida sulla sua bocca,
detestava l'idea che il suo ultimo bacio non fosse di Gianluca.

Gianluca era sconcertato da quello che era accaduto.
Restava nel buio della sua auto in silenzio, con la guancia appoggiata al suo pugno, era arrabbiato con lei, era irritato da Travis, da quel maledetto bacio che continuava a ripetersi all'infinito nella sua mente.

Era tardi per proseguire e le due auto entrarono nel cancello della villa.
Anna scese di corsa dalla macchina, lo vide entrare nel portone senza voltarsi ad aspettarla.
Anna: "Gian, Gian aspetta!"
Travis le stava dietro, ma fu bloccato da George.
George: "Questa volta Travis l'hai fatta grossa!"
Travis: "Era l'unico modo per proteggerla!"
George: "Certo e da te chi la proteggerà?"
Anna: "Gian ti prego!"
Gianluca  si bloccò nell'ampio ingresso di casa, si voltò a guardarla, il suo sguardo era deluso, terribilmente arrabbiato, Anna ebbe quasi paura dei
suoi occhi.
Gianluca: "Non ora!" - le urlò, poi si rivolse a Travis - "Tu vieni nel mio studio, adesso!" - proseguì verso il corridoio ma la governante lo
bloccò subito.
X: "Bentornato, vuole che le prepari qualcosa per cena?"
Gianluca: "No, grazie. Ma può far preparare una stanza per la signorina."
Anna rimase impietrita dalla sua reazione, le sue parole riecheggiarono dolorose nelle sue orecchie, non la voleva nella sua stanza, non la voleva con lui, sentì il peso dell'ansia sul petto, a fatica riusciva a respirare.
Sentì la porta dello studio sbattere con violenza.
Anna: "Goerge, ti prego indicami qual'è lo studio!" - riuscì a pronunciare a fatica.
George: "La terza porta lungo il corridoio, ma sarebbe meglio non..."
Anna: "Grazie George." - si avviò con passo svelto verso lo studio.
Rimase li immobile davanti alla porta, non riusciva a spiegarsi la sua reazione, dopotutto Travis aveva fatto quel gesto, lei lo aveva solo subito.
Gianluca si sedette alla scrivania, poggiando la schiena allo schienale imbottito della poltroncina, rimase a fissarlo a lungo, in silenzio, ma più lo
guardava più vedeva la sua bocca su quella di Anna.
Gianluca: "Sei licenziato Travis, ti voglio lontano da qui immediatamente!" - cercava di contenere la rabbia.
Travis: "Ma io ho fatto quello che ritenevo necessario per far si che quelli non la scoprissero."
Gianluca: "No, no, no!" - urlò con rabbia - "Non ci sono scuse, dovevi impedirle di avvicinarsi a me e non rimediare in quel modo."
Le urla di Gianluca trafissero il cuore di Anna, era furioso, le mani le tramavano mentre aprì la porta dello studio, in un attimo se lo trovò di fronte, di nuovo quello sguardo così gelido e arrabbiato.
Anna: "Gian, ti prego non è colpa sua. Ho sbagliato io, sono stata imprudente, non puoi licenziarlo così." - leggeva nei suoi occhi la rabbia che provava verso di lei, il suo sguardo quasi perfido, una parte di lui che non immaginava di vedere mai.
Gianluca:  "Stai zitta! La tua voce mi fa saltare in nervi, ma mi sta bene. Ieri ho baciato Martina, così siamo pari!" - Anna si sentì morire da quelle
parole, ci era riuscito a ferirla, nel modo più brutale possibile, sentì le lacrime scendere rapide, non ebbe la forza di ribattere, i suoi occhi la
guardavano quasi compiaciuti del dolore che lei gli mostrava, dell'umiliazione che le aveva inflitto. Uscì di corsa dalla stanza, era scossa e delusa, trovò George a stringerla tra le braccia.
George: "Non faccia così. Andrà tutto bene."
Anna: "No, è finita. Portami nel mio appartamento, voglio andare via." - si strinse a lui in cerca di protezione,
voleva solo andare lontano, lontano da lui per sempre.

~Iris

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