Io e Daniel stavamo parlando tranquillamente, gridando come se stessimo facendo a gara a chi urlava di più tra noi e la musica. In un istante, o forse troppo tardi, mi fece notare che Romy non era più qui accanto a noi. Mi sentii nel panico totale quando realizzai che davvero non era al mio fianco e la rabbia, mescolata all'ansia, cominciò a ribollirmi nel sangue.
"Non l'ho vista proprio allontanarsi", urlò Daniel allarmato quanto me:"Ti conviene sbrigarti a cercarla, il locale è un formicaio ormai, ci sono ragazzi ubriachi e lei è una preda facile in questo momento", continuò."PORCA PUTTANA", urlai.
Sentii la rabbia divorarmi fin dentro le ossa.
Girai su me stesso con la speranza di avvistarla da lontano ma niente, c'era troppa gente. Feci il giro della sala alla cieca, tra spintoni e urla dei giovani.
Non riuscivo a trovarla.Più giri facevo e più sentivo un peso sul cuore. Dovevo trovarla a tutti i costi, non potevo tollerare che qualcuno potesse farle del male. Uscii perfino fuori dal locale cercando di non pensare al peggio, lei odiava la folla, la troppa gente, gli schiamazzi, sarà sicuramente andata a prendere una boccata d'aria.
Corsi verso il marciapiedi e cominciai ad urlare il suo nome, ma non ci fu risposta da parte sua, così iniziai a chiedere ai passanti se l'avessero vista ma non seppero dirmi nulla.
C'era solo altra fila di gente intenta ad entrare, ragazzi che ridevano o che vomitavano dietro l'angolo, ma di lei nessuna traccia.Provai a chiamarla sul cellulare, c'era la segreteria telefonica.
Rabbia e ansia iniziarono a diventare panico e paura, due emozioni che detestano provare."Dannazione".
Entrai di nuovo nel locale, la rabbia cominciò ad offuscarmi la vista, iniziando a spingere ogni persona che mi si parava davanti. In lontananza vidi un ragazzo uscire da una porta, andai dall'altro capo della sala ed entrai in quella stanza, il terrore cominciò ad impallidirmi il volto
"Che cosa diavolo ci faceva quel tipo nel bagno delle donne?"
Mi chiusi la porta alle spalle, un singhiozzare continuo attirò la mia attenzione.
Deglutii, non volevo pensare potesse essere Romy; questo pianto veniva dal fondo della stanza, mi avvicinai lentamente, aprii la porta e lei era lì, seduta a terra, il volto coperto dalle mani, i vestiti stracciati e umidi.
Mi precipitai verso il suo corpo accovacciato:"Romy. Romy guardami. Che cosa ti ha fatto? Che cosa ti ha fatto?" Non rispose, si asciugò le lacrime e mi fece cenno di volersi alzare.
La aiutai a sollevarsi, ma la mia ira non mi permise di essere dolce nemmeno con lei.
Il mio sguardo si piantò nel suo, spento e bagnato, strinsi i pugni dandole le spalle e a lunghe falcate tornai dentro.
Avevo capito tutto.
"No aspetta Rick, dove vai?" C'era disperazione nella sua voce, ma la ignorai.Guardai attentamente il locale, in un angolo c'era il ragazzo che avevo visto uscire prima dal bagno, parlava con due ragazze, sembrava così tranquillo, come se non avesse fatto nulla e invece aveva fatto troppo e alla persona sbagliata.
"Ti faccio vedere io".Mi avvicinai a lui, lo afferrai dal colletto della maglietta, lo attirai verso di me e con rabbia lo fissai:"Che cosa le hai fatto?" Dissi scandendo le parole, urlandogli contro.
Le ragazze con il quale stava parlando, si allontanarono spaventate.Mi stava ridendo in faccia:"Ehi amico, non sapevo la puttanella avesse compagnia", non avesse mai pronunciato quelle parole.
Il mio pugno finì dritto contro il suo viso, la forza con il quale mi scagliai contro di lui lo spinse a cadere per terra, ma non era abbastanza averlo colpito solo una volta. Ma quando feci per mollergli un calcio in pieno stomaco, qualcuno alle mie spalle mi tirò via dal braccio.
"Smettila Rick, ti prego. Tu non sei così, tu non fai queste cose", era Romy.
Strinsi i denti cercando di calmarmi, puntai un dito contro il ragazzo che non aveva minimamente provato ad attaccarmi:"Non provare mai più a toccarla o questa volta non ci saranno mani a fermarmi".
Mi girai verso Romy, la afferrai dal polso e la portai via.Andammo pochi metri lontano dal locale, distanti da gente rumorosa, girammo verso un angolo e preso alla sprovvista da un attacco di rabbia, la spinsi contro il muro, stringendo le mani sulle sue spalle strette.
"Cosa cazzo pensavi di fare, eh? Dimmelo". Le urlai contro, ignorando il fatto che cinque minuti prima fosse stata reduce di una molestia.
Sapevo di essere cattivo con lei in questo momento ma, non riuscivo proprio a stare calmo."Non te la prendere con me io... io". Fece una pausa, balbettava, non riusciva più a parlare:"Io volevo solo avvicinarmi di più al palco...", fece un respiro profondo.
Ero sicuro che stava in tutti i modi tentando di trattenere le lacrime.
"Hai solo una vaga idea di quello che ho passato nel cercarti?" Lasciai la presa dalle sue spalle, indurii la mascella, la fissai attendendo una risposta ma lei non disse nulla:"Sono stanco dei tuoi continui guai, dei tuoi continui lamenti, di correre sempre a salvarti ogni volta che sei in pericolo", deglutii:"Non mi stai mai a sentire, fai sempre di testa tua, io non conto mai niente per te. Non siamo più i bambini di una volta, non sei più la Romy dai castelli di sabbia. Quando crescerai, Romy? Quando?"
La vidi abbassare la testa, non mi guardava e nemmeno io riuscivo più a guardarla.
Non dovevo trattarla in questo modo, ma avevo capito che lei per me era troppo importante e se voler proteggere una persona significava allontanarla, allora lei doveva stare alla larga da me."Perché?" La sua voce fu un sussurro appena udibile:"Perché mi stai dicendo questo?" Mi guardò, ma appena il suo sguardo incrociò il mio, abbassai il capo.
Non ce la facevo a guardarla negli occhi:"Perché sono stanco di te e dei tuoi capricci da bambina". Cercai di assumere un tono duro e distaccato ma, in cuor mio, volevo solo prenderla e stringerla forte a me per farle sentire con un battito del mio cuore, il dolore che stavo provando in quel momento:"Non voglio mai più vederti, né sentirti. Non devi più cercarmi e né io ti cercherò. Da oggi in poi saremo due persone che non si conoscono", avevo il cuore a pezzi
.
"Dimmelo in faccia Rick", piagnucolò lei prendendomi per le giromaniche:"Dimmelo guardandomi negli occhi che non vuoi più vedermi. Dimmelo e andrò via dalla tua vita per sempre", implorò.Respirai profondamente, la guardai in quelle pupille dove il riflesso dell'uomo stronzo che ero mi faceva ribrezzo:"Non voglio... mai più vederti".
Romy mi lasciò andare, indietreggiò abbassando il capo, mi voltò le spalle e senza dire nulla, iniziò a correre lontano da me.
Stava andatando via da me ed ero stato io ad ordinarglielo. Ora sapevo cos'era la sensazione nuova che avevo provato guardandola da sotto la finestra.Era amore nei suoi confronti, amore che sapevo per certo lei non avrebbe ricambiato mai.
Io per lei ero e sarò sempre il suo migliore amico, la figura maschile che non aveva avuto nella sua vita mentre per me, era la donna che avevo sempre voluto al mio fianco e che sempre vorrò.Tirai forte un pugno al muro, adesso nessun dolore poteva coprire quello che provavo dentro.
Mi ricomposi, volevo tornare a casa.
Mentre camminavo, qualche goccia di pioggia mi graffiò il viso.
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Il ragazzo in maschera (IN REVISIONE)
ChickLitQuattro anime, un destino intrecciato: l'amore, l'amicizia, il dolore nel doversi dividere per colpa di una distrazione, una mancanza. Sono questi i sentimenti che entreranno a far parte delle vite di Rick e di Romy, due ragazzi inseparabili cresciu...