RICK

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Quando Gaia entra in auto e se ne va, io resto a fissare la sua auto in lontananza senza respirare. Perché abbia questa reazione non so ben dirlo, semplicemente non riesco a rilassarmi. E' il compleanno di suo fratello, il ragazzo con cui Romy si frequenta, forse è questo che mi rende vulnerabile. Non posso sicuramente ignorare l'invito e non posso sperare che lei non ci sia. Mi porto una mano sulla nuca, ce la posso fare a superare la serata.

Rientro a casa dopo venti minuti dall'uscita con Gaia, in salotto c'è mio padre che legge il giornale. Mia madre non so dove sia, non la vedo in giro né la sento. Appena chiudo la porta mio padre alza il capo e abbassa il giornale, ha tutta l'aria di un vecchio uomo d'affari.
"Dove sei stato figliolo?" domanda abbassandosi gli occhiali da vista e lisciandosi i baffi.
"Sono andato a fare colazione con Gaia." taglio corto con aria tranquilla mentre poggio le chiavi di casa sul tavolino e vado verso il vassoio sopra il tavolo da pranzo.
"Avete fatto pace?" chiede, questa volta torna a leggere il giornale.
"Non abbiamo mai litigato, in realtà." rispondo sempre con tranquillità. "Senti, la macchina non parte e dovrei andare a fare delle commissioni per la mamma, puoi prestarmi il fuoristrada della tua azienda?" mi sono ricordato delle commissioni per mamma solo ora che, mettendo le mani in tasca per estrarre le chiavi e posarle nel vassoio del tavolo, apro il foglio di carta con la lista delle cose da comprarle al supermercato.
Mio padre sfoglia il giornale e dice: "Le chiavi sono in camera sul comodino." continua a non guardarmi.
"Grazie papà." rispondo mentre vado verso le scale e salgo il primo gradino.
Egli si i schiarisce la gola bloccandomi di colpo:"Fai attenzione con quella macchina." dice guardandomi, poi torna a leggere. Salgo le scale a due gradini per volta, ho sempre desiderato guidare quella macchina. Prima di andare in camera dei miei, entro nella mia. Mi siedo sul letto e fisso la sveglia, sono già le undici e mezza. Prendo una sigaretta dal pacchetto, vado sul balcone e comincio a fumare. L'aria estiva comincia a farsi sentire. Il sole è caldo, il mare calmo, il vento è debole ma fresco, l'aria profuma di fiori estivi appena sbocciati. Tra un tiro e l'altro, si accendono nella mia mente una catena di ricordi vissuti insieme a Romy. Penso e ripenso a tutte le volte in cui siamo scesi in spiaggia in questi periodi e abbiamo fissato il mare durante un tramonto; penso a quando seduti sulla riva, lei con il pantaloncino che odiavo tanto perché rosa e io con un pinocchietto, mi ripeteva sempre che voleva imparare a nuotare per scoprire il mondo che si nasconde sotto l'acqua; penso a quella volta che nell'acqua si mise ad urlare:"STO NUOTANDO RICK." e non era nemmeno oltre la riva. Quante risate. Mi manca tanto ridere in quel modo con lei e ora sapere che stasera la rivedrò di nuovo abbracciata ad un altro, mi distrugge peggio del fumo di tutte le sigarette che fumo.

All'azienda da mio padre ci arrivo a piedi, non dista molto da casa mia. Meglio così, ho avuto più tempo per pensare e godermi questa giornata di sole. Entro nel ripostiglio riservato agli attrezzi, vado in ufficio e dietro la scrivania trovo il Signor Osvaldo che firma alcune carte.
Mi schiarisco la voce:"Posso?" attendo risposta sulla soglia.
Il Signor Osvaldo si ferma di colpo: "Carissimo Rick, buongiorno." si alza dalla sedia a poltrona girevole per stringermi la mano, poi mi fa cenno di entrare:"Prego accomodati."
"Non le rubo molto tempo." rispondo con la sua stessa cordialità.
"Dimmi pure ragazzo, cosa succede?" risponde il Signor Osvaldo tornando a sedersi sulla sedia, poggiando i gomiti sulla scrivania e congiungendo le mani davanti la bocca. Ha proprio l'aria di un grande uomo.
"Niente di preoccupante. La mia auto non parte e ho chiesto a mio padre se posso prendere per oggi l'auto della vostra azienda." non so perché ma mi sento in imbarazzo a chiederlo.
Lo sento ridere, questo mi tranquillizza:"Ma certo che puoi. Vieni, ti accompagno a prenderla."  sorrido e lo seguo mentre ci dirigiamo alle scale. L'azienda è immensa, circa tre piani di uffici e sale attrezzi e un sotterraneo per i lavori. Mi guardo intorno come faccio sempre ogni volta che vengo qui, mi sorprende sempre la sua struttura.
Entriamo in ascensore e scendiamo all'ultimo piano, nel frattempo il Signor Osvaldo fa qualcosa con il cellulare, poi prende a parlare: "Allora, come stai Rick?" la fatidica domanda al quale non so mai come rispondere.
"Vado avanti, Signor Osvaldo." mi sembra la risposta più giusta da dare, non mi sembra il caso di dire bugie ad un uomo che mi ha quasi visto crescere. Lui mugola qualcosa, non è convinto della mia risposta ma fa finta di niente. E' proprio questo che mi piace di lui, non è insistente.

Arrivati al piano terra, gli sportelli dell'ascensore si aprono davanti a quello che sembra un immenso parcheggio con strisce gialle sull'asfalto e colonne di cemento dove per ogni posto c'è una macchina, un fuoristrada e addirittura dei camion di varie misure e grandezze.
"Non so perché, ma tuo padre ha la strana abitudine di parcheggiare il fuoristrada all'ultima fila." dice il Signor Osvaldo mentre cammina al centro fra le due colonne, io continuo a guardarmi intorno. Sono uno spettacolo questi mezzi:"Ti piacciono, vero?" egli si accorge della mia curiosità, io quasi sussulto come se mi avesse appena colto a rubare qualcosa.
"Ehm...si Signore...sono davvero meravigliose queste...vetture." balbetto agitato, lui scoppia a ridere.
"Vedo che hai la stessa passione di tuo padre." dice arrivato al fuoristrada: "Anche lui la prima volta che venne qui per un colloquio di lavoro, si guardava intorno come te." continua dandomi una pacca sulle spalle.

Una volta entrato nel fuoristrada dell'azienda, vorrei non uscire più. Appena vedo le porte dell'ascensore chiudersi con all'interno il Signor Osvaldo, emetto un suono di approvazione ed entusiasmo contenuto mentre accarezzo l'abitacolo di camoscio del mezzo. Metto in moto l'auto, un rombo che mi gasa, inserisco le marce e parto uscendo dal sotterraneo. Il sole che sbatte sul cruscotto conferisce alla vettura ancora più brillantezza e splendore. Mi sono sempre limitato a vederla da fuori, ma ora che la sto finalmente guidando ringrazio il cielo per aver rotto la mia macchina. Poco dopo essermi allontanato dal posto di lavoro, il cellulare comincia a suonare. Lo prendo, lo sblocco e sullo schermo appare il nome del Signor Osvaldo.
"Pronto?" rispondo cercando di non far sentire troppo il mio entusiasmo da ragazzino appena maggiorenne.
"Giovanotto, volevo solo dirti di non preoccuparti se tornando a casa non vedrai la tua auto. Ho appena chiamato tuo padre dicendogli se può portarla in azienda con il carro attrezzi." annuncia.
"La ringrazio per avermi avvisato." dico sorpassando una panda 4x4 rossa davanti a me. "Wow, gli ho fatto mangiare la polvere." dico a me stesso dopo il mio sorpasso.
"E' stato un piacere, buona giornata." riaggancia e io mi sento triste nel vedere che sono già arrivato al supermercato.

Appena parcheggio e scendo dall'auto, sento addosso lo sguardo di alcuni signori. Io mi sento stranito ma allo stesso tempo compiaciuto. Non credevo che un auto potesse attirare così tanto interesse. Prendo la lista della spesa di mia madre mentre varco la soglia del supermercato, c'è abbastanza gente alle casse quindi cercherò di fare con calma e sperare che si svuotino un po'.

Olio
Sale. 
Zucchero.
Pane.
Carta da cucina.
Detersivo piatti.
Sapone mani.

Ho appena preso l'olio, il sale, il pane, lo zucchero e la carta da cucina, mi manca il detersivo e il sapone. Vado al reparto interessato, prendo il detersivo. Più avanti di qualche scaffale, c'è sia il sapone per le mani al lato destro e sia un ragazzo con un camice bianco che mette in ordine i prodotti alla mia sinistra. Mi avvicino cercando di non urtarlo con il carrello a mano, prendo il sapone e avanzo come se nulla fosse.
"ALEX, PUOI PRENDERE GLI ALTRI SCATOLONI NEL RIPOSTIGLIO?" qualcuno grida alle mie spalle quel dannato nome.
Mi giro spinto da una rabbia incontrollabile e il ragazzo dai capelli scuri, alto, con il camice bianco vicino al sapone per le mani si volta verso il collega e risponde:"ARRIVO SUBITO." lascia tutto ciò che stava conservando per raggiungere il ripostiglio.
"Allora è lui. Alex...il ragazzo della mia Romy." ringhio a me stesso cercando di controllare la rabbia che sento. Cerco di calmarmi, deglutisco a fatica stringendo i denti. "MALEDIZIONE." urlo dentro di me. Non solo dovrò vederlo stasera mentre abbraccia Romy, devo pure averlo nel supermercato dove faccio la spesa.

Il ragazzo in maschera (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora