ALEX

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"E temi che io possa abbandonarti?" chiesi.
Come potevo darle torto? alla fine dei conti chi ero io per farle una domanda simile? Mi sentivo impazzire,
"Perché cazzo non risponde?"
"Rispondi... ti prego", implorai chiudendo i palmi a pugno.
Le mani di Romy ancora strette ai miei polsi.
"Sì", la sentì sussurrare mentre mi liberava dalla sua delicata stretta.
Ora si che il mio cuore era andato letteralmente in frantumi come quel piatto. Allora è questo il dolore che ipoteticamente proverebbe un oggetto di vetro se si frantumasse a terra e se provasse del sentimento umano?
"Perché Romy?" mi voltai verso di lei, i suoi occhi guardavano verso il basso, mi sentii mancare il respiro:"Perché pensi che io possa abbandonarti?" serrai le mascelle.
Lei scivolò a terra, in ginocchio, il volto coperto dai capelli; la sentì singhiozzare e mi resi conto solo adesso che stava piangendo. Mi domandai da quanto tempo le lacrime le stavano bagnando le guance e perché ero stato così coglione da non accorgermene prima.
"Perché tutti prima o poi se ne vanno, anche la persona che credevi non se ne andasse mai", disse fra un singhiozzo e l'altro, poi si alzò asciugandosi la guancia con il dorso della mano e senza guardarmi si diresse verso la porta:"Devo andarmene da qui, scusami", sussurrò.
"Andarsene? No cazzo, no", ringhiai dentro. 
"Romy no, aspetta".
La afferrai per una spalla, la girai verso di me e la spinsi con forza fra le mie braccia. Una mano sulla sua schiena, l'altra sulla sua nuca, il mio volto nascosto fra i suoi capelli e le sue paure chiuse in questo abbraccio.
"Resta con me... Non andartene, resta", le sussurrai.
Dopo pochi attimi la allontanai appena dal mio corpo, la guardai, lei mi guardò e come in un film a rallentatore mi avvicinai al suo viso prendendolo fra le mani ed asciugandole le lacrime sotto le mie dita, le mie labbra si congiunsero alle sue per diventare finalmente una cosa sola.

Continuammo a baciarci dimenticando del tempo che scorreva.
Le sue labbra erano così morbide, salate di pianto, umide e fresche. Le accarezzai la guancia, poi i capelli, lei mi strinse il suo braccio al collo e sentii di non poter più fare a meno di lei e della sensazione che stavo provando in quel momento. Poi smise di baciarmi, sentivo già la mancanza della sua bocca timida; mi guardò fisso negli occhi ed io mi riflettei in quel verde che mi tolse il respiro. Lasciò scivolare le sue mani sulle mie braccia, poi cominciò a sbottonarmi lentamente la camicia.
Le presi i polsi e la guardai:"Romy, che cosa stai facendo?" sussurrai.
Lei mi mise un dito sulle labbra per zittirmi, i suoi occhi erano pieni di ardente desiderio ma avevano qualcosa che mi bloccò. Erano vuoti, spenti, non emanavano più quella luce. Si vedeva chiaramente che non era in sé ed io non potevo approfittarmene, non così, non di lei. Doveva capire che a me piaceva sul serio e farle del male non era ciò che volevo.
Posò di nuovo le sue labbra sulle mie, a quel contatto io non riuscii a resisterle; il mio respiro diventò più pesante tanto quanto il suo ed il modo di baciarci diventò sempre più insistente, ricco, possente. Fosse consapevole di ciò che stava facendo, l'avrei buttata su quel divano e l'avrei fatta mia fino a che i nostri corpi non fossero esplosi di piacere, ma non era affatto così che immaginavo la nostra prima volta, non con lei disperata e me incapace di farle capire quanto invece mi stava a cuore la sua felicità.
"Aspetta aspetta aspetta, Romy fermati", la bloccai allontanandola da me.
Non ce la facevo. A fanculo l'istinto maschile, non potevo continuare:"Non adesso".
"Non ti piaccio abbastanza, vedi?" disse in un sussurro appena udibile:"Se non riesci nemmeno a portarmi a letto, non ti piaccio abbastanza", fece un respiro profondo.
"E' qui che ti sbagli", risposi con rabbia. Le sue parole mi avevano ferito:"E' solo perché mi piaci davvero che non posso venire a letto con te, non così e non adesso", non ce la facevo a guardarla, le voltai le spalle e me ne andai sul terrazzo.
Forse ero io ad essere sbagliato, forse mai sarei riuscito a farle capire ciò sentivo quando lei mi era vicino e forse mai capirà quanta importanza le darò dopo questo bacio.
Come era possibile che in così poco tempo, ci si poteva legare ad una persona a tal punto da mettere da parte il proprio istinto sessuale e mettere al primo posto la tua lealtà?
Eppure avevo appena avuto una grandissima occasione di portarmela a letto, ma non me la sono sentita di farlo. Ridacchiai rabbiosamente al pensiero di ciò che avevo appena rifiutato per sentimento.
Pochi minuti dopo Romy mi raggiunse in terrazzo e si sedette accanto a me, mise la sua mano sul dorso della mia e mi guardò anche se io in quel momento non riuscivo a ricambiare lo sguardo.
"Ti chiedo scusa", sussurrò:"Posso andarmene se non hai voglia di star con me, adesso", tolse la sua mano dalla mia, adesso sentivo l'estremo bisogno di guardarla.
Aveva gli occhi gonfi di pianto, le labbra contornate di rosso reduci da un bacio passionale e ardente, e le guance appena rosate.
"No, resta... per favore". 

Il ragazzo in maschera (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora