12 I really need you

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12 I really need you

Rimanemmo tutto il tempo della camminata in silenzio, senza proferire parola.

Ma a me andava bene così, mi bastava stare vicino a Federico per stare bene.

Quando mi trovavo con lui, mi sentivo protetta da tutto e da tutti, come se non ci fosse nessun problema.

Mi faceva sentire accettata, e mi piaceva molto. Con questa frase non voglio intendere che mi piaceva lui, sia ben chiaro. No, a me non piaceva per niente! O forse si… non lo sapevo, e per il momento non mi importava. Mi bastava che rimanesse vicino a me come amico.

Avevo bisogno di lui, mi stava facendo ricredere che tutto si sarebbe sistemato, anche se non sapeva nulla di me.

In pochi istanti ci ritrovammo davanti alla palestra. ‘wow, già siamo qui.’

Entrammo e vidi due ragazze dai capelli rossi che si stavano catapultando nello spogliatoio. Guardai l’orologio: tre e trentacinque. Quelle erano sicuramente Lucia e Marta, le solite gemelle ritardatarie. Un sorriso spuntò involontariamente sul mio volto.

- che c’è? - ‘oh, è vero, c’è anche Federico!’

- niente, niente. Pensavo… -

- okay. - andammo dentro la palestra e vidi tutte le mie compagne di squadra, tranne Lucia e Marta, al centro del campo, pronte a fare riscaldamento.

- Camiiiiiiiii! - urlarono tutte quante quando mi videro. Mi corsero incontro e piano piano le abbracciai tutte. Avevano capito il mio “problema alla colonna vertebrale” e così mi assalirono solo con le domande.

- come stai? -

- la nuova scuola? -

- come è? -

- ci sono ragazzi carini? -

- ti trovi bene? -

- la schiena? -

- ragazze che state facendo?! Forza, ad allenarvi! - riconobbi immediatamente la voce di Michele.

- ma Michele, c’è Camilla!! - urlò Elisabetta, una delle mie amiche più strette.

- davvero? Dov’è, voglio salutarla! - si scansarono tutte e vidi Michele. Quanto mi era mancato! Gli andai vicino e l’abbracciai. Gli volevo proprio bene.

- manchi tanto qui, pulce. - mi sussurrò all’orecchio. Mi chiamava così perché ero la più piccola della squadra.

- anche voi mi mancate. - dissi. Gli occhi mi si inumidirono, ma mi sforzai di non piangere.

Sentii qualcuno schiarirsi la voce. Mi staccai da Michele e vidi Angelica alzare un sopracciglio, mentre con la testa indicava Federico.

- non ci dici niente! - esclamò, fingendosi indignata.

- ma cosa dovevo dirvi? -

- che ti sei fidanzata, no? - diventai rossa come un peperone.

- lui n-non è il mio fidanzato… - alzai lo sguardo verso Federico, e notai che anche lui era arrossito.

- no, no, siamo solo amici. - aggiunse lui. Annuii, per enfatizzare la risposta che aveva dato.

- mmm… vabbè! Noi andiamo ad allenarci. - sorrisi a tutte quante e mi sedetti su uno dei tappetini morbidi che si trovavano per terra. Federico si mise vicino a me, ma non troppo. ‘ormai ha capito.’ Iniziammo a guardarle mentre si allenavano. E io piano piano sentivo morirmi dentro, come tutte le volte. Stavo morendo d’invidia.

Aspettando la felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora