8 Promise me that you'll never be alone with him

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8 Promise me that you’ll never be alone with him

Il giorno dopo stavo andando in classe, quando mi sentii chiamare. Mi voltai e vidi Federico.

- hei, Cami! -

- ciao Federico. -

- una nuova giornata è iniziata! Non pensi che sia orribile e schifosa come tutte le altre? - scossi la testa.

- non credo sia così orribile. C’è di peggio. -

- dici? Io credo che non c’è niente di peggio che andare a scuola! - ‘certo, come no. E il dolore non lo consideri? Non consideri ad esempio la morte o la malattia? E la violenza? Non pensi che queste sono le cose peggiori della vita?’

- andiamo, la scuola non è così orribile. - iniziò a parlarmi, ma non prestai particolarmente attenzione. Avevo notato in lontananza Matteo, e stavo pensando a lui. ‘è stato così gentile con me, ieri. Forse dovrei andargli a parlare.’

- allora, chi è questo ragazzo che non ti fa ascoltare quello che ti sto dicendo? - chiese Federico, un po’ irritato.

- non c’è nessun ragazzo. - risposi imbarazzata.

- andiamo! Lo so che c’è, si vede chiaramente. - quando Federico faceva così mi ricordava tanto una ragazza.

- beh, è lo stesso ragazzo che l’atro giorno mi ha fatto fare il giro della scuola. Si chiama Matteo. - entrammo in classe e ci sedemmo al nostro banco.

- che classe fa? -

- mmm… ah, si! Fa il quinto C. -

- oddio. Non dirmi che fa di cognome Sandrini. - la sua espressione era particolarmente preoccupata.

- s-si, è lui. C’è qualcosa che non va? - si passò una mano tra i capelli con fare…nervoso?

-ti prego, promettimi che non rimarrai mai più da sola con lui. - ‘cosa!?’

- ma che dia…? -

- promettimelo! -

- prima spiegami il perchè. - da dove usciva tutta quella fermezza non lo sapevo nemmeno io.

- va bene. Non voglio che tu vada in giro con Matteo perché… -

- buongiorno ragazzi! - ‘ma io dico, i professori arrivano sempre in ritardo. Perché proprio quando uno deve parlare arrivano in orario!?’

Federico mi fece cenno con la mano che mi avrebbe spiegato tutto dopo. ‘uff. io volevo saperlo ora!’

- che professoressa è questa? - sussurrai a Federico.

- la Micheloni, non ricordi? - scossi la testa. - oh, andiamo! È la professoressa di matematica. C’era anche ieri. -

- ora che mi ci fai pensare si, ho capito. Grazie. - come risposta ricevetti un sorriso. Per la prima volta mi accorsi che quando sorrideva gli si formava un’adorabile fossetta sulla guancia destra.

Mi ritrovai a sorridere guardandolo, come in trance, fino a quando la voce della professoressa mi riscosse e mi riportò alla realtà.

Abbassai immediatamente lo sguardo, imbarazzata dello star fissando così intensamente una persona. Speravo solo non se ne fosse accorto.

FEDERICO

No, non poteva aver già conosciuto Matteo! Il solo pensiero di lei tra le braccia di quel viscido bastardo mi fece ribollire il sangue nella vene.

Dovevo distrarmi.

Se non ci fossi riuscito sarei potuto perfino andare in classe di Matteo e picchiarlo.

L’idea di vederlo coperto di sangue per mano mia mi invitava molto, ma non potevo di certo picchiarlo a scuola! La sospensione sarebbe stata assicurata.

Forse dopo scuola potevo farci un pensierino…

Okay, dovevo distrarmi.

Provai a seguire la lezione. Anche se con la Micheloni era impossibile. Non riuscivo proprio a seguirla, non si capiva niente quando spiegava, parlava stile cane rabbioso.

Se poi quello che faceva si poteva chiamare spiegare! Faceva solo vedere un esercizio e poi ce ne assegnava cinque o sei per casa. Ovviamente diversi e molto più complicati rispetto a quello che aveva fatto in classe.

Guardai Camilla. Come al solito iniziò ad alzarsi in piedi, anche se ormai non ci facevo quasi più caso.

Capii che non sarei mai riuscito a seguire la lezione.

Così decisi di dedicarmi in qualcosa che sapevo fare bene: disegnare.

CAMILLA

Iniziai seriamente a preoccuparmi per Federico.

Voglio dire, già fare disegnini durante la lezione non è il massimo. Ma disegnare una persona pestata a sangue è troppo!

A che scopo poi…

- fede. - sussurrai. Lui voltò lo sguardo e mi guardò.

- che c’è? -

- il tuo disegnino…come dire… - lo guardai meglio, per trovare le parole più azzeccate. - non è normale. -

Anche lui lo guardò, e si morse il labbro.

- dici? -

- dico. -

- mmm… - prese una gommetta e cancellò tutto.

‘la gente è proprio strana.’

- che ne pensi se disegno un paesaggio? - rimasi scioccata da quella domanda.

- che ne pensi se ascolti matematica? -

- non ci capisco niente! -

Ignorai quell’ultima affermazione e continuai ad ascoltare ciò che diceva la professoressa.

Guardai l’orologio. ‘dai, manca solo mezz’ora e saprò perché non devo stare sola con Matteo.’

I minuti passarono e mancava veramente poco quando bussarono alla porta. Era una bidella.

- salve. Rossi deve uscire.- ‘cosa!?’

- cosa?! - esclamò lui.

- c’è tua madre. -

- oh, va bene. - ‘uffa! Non è giusto!’

Federico sistemò tutta la sua roba molto lentamente, come se non volesse andarsene.

- guarda che non hai tutto il tempo di questo mondo. - gli sussurrai.

- lo so, ma volevo rimanere un altro po’. Mi dispiace, ma tranquilla, domani ti dirò tutto. -

- va bene. Ciao. -

- ciao. -

Uscì dalla classe dietro la bidella, che si stava alterando particolarmente per la sua lentezza.

La lezione continuò molto noiosamente, non avevo nessun disegnino strano da guardare!

E poi stavo rosicando parecchio, dato che volevo davvero sapere perché non sarei più dovuta rimanere sola con Matteo.

Non riuscivo proprio a trovare una buona motivazione. Era un ragazzo così perbene!

O forse lo sembrava solo…

HEI!!! VORREI TANTO SAPERE SE LA STORIA VI PIACE, PERCHE' ALTRIMENTI VEDO DI MODIFICARE QUALCOSA :) CIAO CIAO

Aspettando la felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora