19 It's time to sing

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19 It’s time to sing

Erano passati due mesi dal mio arrivo nella nuova scuola.

Non mi lamentavo, anche se avevo stretto amicizia con soli tre compagni di classe: Federico, ovviamente, Simone, che scoprii essere il migliore amico di Federico e Francesca, una ragazza bassina, dai capelli color cioccolato e gli occhi marroni-verdi molto simpatica.

Giulia era diventata la mia migliore amica.

Ci aiutavamo a vicenda e piano piano stava uscendo dal circolo dell’autolesionismo, anche se con molte difficoltà.

Sfortunatamente non ero riuscita ancora a vedere Fabio, ma da come lo descriveva Giulia doveva essere un ragazzo fantastico.

Lei si vergognava a parlargli, così lo “spiava”.

Ogni volta che ci vedevamo mi raccontava tutto, sorridendo come una bambina davanti ad un giocattolo nuovo.

Meritava quella felicità.

Io ormai stavo quasi sempre con Federico.

Mi trovavo bene con lui, riusciva a non farmi pensare a nulla.

Con lui mi sentivo me stessa, non avevo più alcun problema ad aprirmi.

Qualche giorno dopo la rissa avvenuta con Matteo, eravamo andati dalla Russo per avere più informazioni riguardo alla competizione.

Ora, mi trovavo sul palco del teatro della scuola.

Avevo un microfono in mano e le parole della canzone che avrei cantato nella mente.

Le canticchiavo a bassa voce, per essere sicura di non dimenticarmele.

Ero agitata.

Anzi, agitatissima.

E se avessi sbagliato?

Se mi fossi dimenticata il testo?

Se fossi caduta sul palco?

Volevo andarmene, ma ogni volta che ci provavo, Federico mi dava un motivo per rimanere.

Sei bravissima e non sbaglierai.

Hai provato cinquecentomila volte, non ti puoi dimenticare il testo!

Dove potresti inciampare, sui tuoi piedi? Non sei così idiota! Stai tranquilla, andrà tutto bene.

Era grazie a lui se mi trovavo ancora lì, ad aspettare impaziente il mio turno.

Ero l’ultima ad esibirmi, davanti a me c’erano un centinaio di ragazzi.

Ma non ero pronta.

Non ancora.

Avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse che sarebbe andato tutto bene, ma Federico in quel momento non era lì con me. Era andato a prendermi dell'acqua.

Presi un respiro profondo, nel vano tentativo di calmarmi.

L'ansia era sempre di più.

Dovevo calmarmi, o non avrei combinato niente.

Fortunatamente, poco dopo arrivò Federico con la bottiglietta d'acqua.

Ne bevvi un sorso, senza dire parola.

Poi, dato che avevo davanti ancora tante persone che si dovevano esibire, andammo in una sala, dove altri ragazzi si stavano preparando.

- andrà bene, stai tranquilla. - mi rassicurò.

Aspettando la felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora