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Dopo educazione fisica, ci fu inglese.

Fortunatamente non interrogò, iniziò a spiegare, anche se non sapevo esattamente cosa, ero completamente distratta.

Dopo un po’ bussarono alla porta ed entrò una bidella. ‘cosa sarà successo ora?’

La bidella porse semplicemente due fogli alla professoressa. Lei ne firmò uno, per poi ridarglielo, l’altro lo tenne. ‘una circolare.’ La professoressa iniziò a leggerla.

- circolare numero 47. Si comunica agli studenti che la scuola parteciperà ad una sfida tra istituti per vincere un premio di diecimila euro. Per decidere chi dovrà gareggiare contro le altre scuole, si terrà una sfida interna nel nostro edificio. Per chi volesse partecipare, i campi in cui ci si può cimentare sono: danza, canto e il suono di strumenti. Per maggiori informazioni, rivolgersi alla professoressa Russo di italiano. - la professoressa ci guardò uno ad uno. ‘tanto io non parteciperò.’ - c’è qualcuno bravo in uno di questi campi? - Federico alzò la mano. ‘cosa saprà fare?’ - Rossi! Quali sono le tue abilità? - chiese sorpresa la professoressa.

- io, sinceramente, non so fare niente. - scoppiarono tutti a ridere. - ma conosco una persona che fa al caso nostro. - sfortunatamente, avevo capito a chi si riferiva Federico.

- illuminaci! - esclamò la professoressa. Guardai Federico, con uno sguardo della serie “non provare a farlo!” ma mi ignorò.

- Camilla. -  chiusi gli occhi, nel sentire lo sguardo di tutti puntato addosso.

- cosa sai fare? - chiese la professoressa. Arrossii.

- n-niente, Federico scherzava… -

- non è vero! - mi interruppe Federico. - canta in un modo meraviglioso! - disse rivolgendosi alla professoressa, ignorandomi.

- vorresti partecipare? - mi chiese la professoressa. ‘e ora che faccio? Non posso rifiutarmi! Ma mi vergogno. Mannaggia a te, Federico!!’

- io non…non lo so… -

- probabilmente è bravissima, ma non è abituata ad esibirsi difronte a gente di un rango inferiore a lei! Sicuramente non siamo alla sua altezza! - sentii mormorare alle mie spalle. Scoppiarono tutti quanti a ridere. Con molta difficoltà, ricacciai indietro le lacrime.

- ma come vi permettete?! - esclamò Federico alzandosi in piedi.

- Rossi!! - la professoressa richiamò Federico. - ma che fai?! -

- ma prof, li ha sentiti? Non hanno nessun diritto di insultarla così, a gratis! -

- non li ho sentiti, ma la tua reazione mi comunque sembra esagerata. -

- lascia stare, Federico, sono abituata… - mormorai, prendendolo per un braccio. Si sedette, anche se non voleva farlo.

- non ci si abitua mai al dolore, agli insulti e alla sofferenza. - sussurrò. Rimasi colpita da quelle parole. Aveva ragione, ma non potevo farci niente, loro non avrebbero mai smesso di insultarmi.

- allora Camilla, vuoi partecipare? - annuii. - sai, dopo quello che ha detto Federico, sono curiosissima di sentirti cantare ora. Se non è un problema per te, ovviamente. - scossi la testa e andai vicino alla cattedra, dove la professoressa mi aveva detto di mettermi.

Iniziai a pensare alla canzone che avrei potuto cantare. Poi, quando mi venne in mente, mi schiarii la voce, pronta a cantare.

Chiusi gli occhi. Non vedere lo sguardo degli altri puntatomi addosso mi faceva sentire più tranquilla.

Aspettando la felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora