32 He is my life

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32 He is my life 

Cosa devo fare?

Quella domanda rimbombava nella mia mente da parecchie ore.

Ero già uscita da scuola e continuavo a pensare a quello che era successo nel corridoio.

Dato che a casa ero sola, se fosse venuto veramente Matteo, non lo avrei fatto entrare. Non avrei nemmeno controllato chi fosse al citofono. Sarei rimasta allungata sul mio letto ad accarezzare Micky ignorando il trillo incessante. Se fosse stato qualcun altro sarebbe stato veramente sfortunato. Ma non avevo proprio né la forza né la voglia di alzarmi.

Decisi di fare qualcosa. Non ce la facevo più a guardare il soffitto, così presi il mio libro preferito dal mio scaffale vicino al letto. Le pagine della nostra vita. Amavo quel libro, ogni volta che lo leggevo mi commuoveva. Aprii così una pagina a caso e iniziai a leggere. E come al solito delle lacrime iniziarono a rigare il mio volto, commossa dall’amore di due ragazzi nato un estate e durato per sempre. ‘sarebbe bello un amore così. Un amore infinito, un amore senza barriere, che continua anche se si ha davanti mille ostacoli.’ In quel momento suonò il citofono. Maledissi chiunque fosse.

Non mi sarei mai alzata, in quel momento poi nemmeno se mi avessero pagata.

Lo squillo continuò incessante per un minuto, poi finalmente smise. Ricominciai a leggere, ma poco dopo sentii un rumore provenire da fuori. C’era qualcosa che sbatteva contro il vetro della mia finestra. Mi alzai di malavoglia e mi affacciai. Di sotto c’era Valerio. ‘cosa ci fa qua?’ appena mi vide smise di lanciare i sassi e mi sorrise.

Aprii la portafinestra e mi affacciai al balcone.

- come facevi ad essere sicuro che fossi in casa anche se non ti avevo aperto? - chiesi curiosa. Dopotutto non avevo fatto il minimo rumore. Lui scrollò le spalle.

- lo sapevo. Sono certo che stavi leggendo Le pagine della nostra vita. - annuii meravigliata da quella sua affermazione sicura. - ti è sempre piaciuto quel libro, è il tuo preferito, e come al solito ti piace leggerne alcuni punti dopo pranzo quando sei in casa da sola, cosa che non capita raramente. E anche quando hai qualche dubbio o incertezza o sei triste. Sono sicuro che tua madre non è in casa, poiché non vedo la sua macchina, e so che sei triste, perché ho incontrato Federico. All’inizio mi voleva ammazzare per quello che è accaduto tanto tempo fa, ma poi mi ha detto quello che è successo tra di voi. - lo guardai qualche istante, ripensando a ciò che mi aveva detto. Wow, mi conosceva veramente bene. Anche se non lo volevo più vedere da quando mi aveva baciato senza che io lo volessi, mi era mancato. Gli volevo comunque molto bene, non volevo che in quel momento se ne andasse.

- vieni su. - gli dissi. Mi sorrise e si avvicinò alla porta di casa. Intanto io scesi le scale e aprii la porta. Non ci pensai due volte e lo abbracciai. Lui fortunatamente non mi strinse forte come faceva un tempo, ma delicatamente.

- come stai? - mi chiese quando sciogliemmo l’abbraccio.

- bene, più o meno. - dissi, mentre ci incamminavamo verso il salotto. Quando ci sedemmo, abbassò lo sguardo e si dondolò un po’ avanti e indietro.

- ho saputo che tu…qualche mese fa…cioè… - capii cosa voleva dirmi.

- sono entrata in coma. - completai la frase per lui. Valerio alzò il volto e mi guardò.

- perché non me lo hai detto? -

- emmm… mi spieghi come te lo dicevo? - chiesi alzando un sopracciglio.

- intendevo quando ti sei svegliata. -

- non pensavo che ti importasse. - ammisi.

- mi è sempre importato di te, lo sai. -

Aspettando la felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora