33 I love you

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33 I love you

Il giorno dopo mi alzai particolarmente felice.

Dopo essermi cambiata, scesi in cucina. C'era, come al solito, mia madre intenta a preparare il caffè.

- ciao mamma. -

- hei, tesoro, come stai? - chiese girandosi. Le sorrisi.

- meglio. -

- hai chiarito con Federico? - scossi la testa.

- no, ma ho chiarito con Valerio. E forse oggi chiarirò con Federico. - mia madre mi sorrise.

- bene, sono molto contenta. -

Feci, stranamente colazione, senza che mia madre dovesse obbligarmi. Poi salii in camera e preparai lo zaino. Tirando fuori un quaderno ne uscì un foglietto piegato a metà. Lo presi curiosa di sapere cosa era e lo aprii.

Hei Milla! Se stai leggendo questo biglietto, sappi che noi siamo in palestra. Se ti interessa, il tuo zaino l’ho preso io :D

Questo biglietto top secret si autodistruggerà tra 5 secondi. Fai il conto alla rovescia

ad alta voce!;)

 Federico

Ripensai a quella giornata abbastanza lontana. Era stata veramente intensa, Giulia aveva provato a buttarsi dal tetto della scuola. Mi vennero i brividi nel pensare che, se non fossi arrivata in tempo, si sarebbe buttata. Poi ripensai a Federico e quando, con quel bigliettino, mi aveva spaventata, finendo per me il conto alla rovescia. Scoppiai a ridere, ricordando che avevamo fatto finta di conoscerci solo in quel momento, come se fosse stato il mio primo giorno di scuola.

- sono sicuro che ti troverai benissimo! -

- a si? - annuì con molta enfasi.

- ovvio, ci sono io! - scoppiammo a ridere.

E aveva ragione. Grazie a Francesca e Simone mi ero trovata bene in classe, ma il merito era quasi tutto suo.

Ed ora stavo mandando tutto all’aria solo perché non volevo ascoltarlo. Non commettere lo stupido errore di credere solo in quello che hai visto. Valerio aveva ragione. Dovevo parlare con Federico.

Ripiegai il bigliettino e lo posai sulla mia bacheca. Poi finii di preparare lo zaino e scesi giù, in salone.

Aspettai mia madre, poi insieme andammo a scuola.

Prima di scendere dalla macchina, mi fermai un attimo.

- sai mamma, credo che ricomincerò a prendere l'autobus anche per andare a scuola. Non ha senso prenderlo solo il pomeriggio. - mi sorrise.

- sono felicissima di questa tua scelta. Ma oggi ti vengo a prendere o no? - scossi la testa.

- non ce ne è bisogno. So già l'autobus che dovrò prendere. -

- okay. Allora ci vediamo a casa. - le diedi un bacio sulla guancia e scesi dalla macchina.

Vidi subito in lontananza Federico con in mano una sigaretta. 'Simone mi aveva detto che aveva smesso...' Si, Simone mi aveva detto quello che era successo tra di loro.

Mi disse che, dicendogli una cosa, gli aveva fatto cambiare idea riguardo al fumo. Non sapevo cosa gli avesse detto, dato che era una cosa personale, ma l'importante per me era che avesse smesso. Perchè aveva ricominciato? Era tutta colpa mia? Mi avvicinai a lui velocemente, sperando che non mi vedesse.

- da quando fumi? - chiesi quando gli fui abbastanza vicino. Sobbalzò spaventato. Poi buttò la sigaretta a terra e la schiacciò con la punta del piede. Mi guardò.

- non credo ti interessi. - rispose freddo. Cosa gli era successo? Aggrottai la fronte.

- cosa è successo Federico?  -

- lascia stare, non sono cose che ti riguardano. - si stava allontanando, allora lo presi per un braccio. Fece una smorfia di dolore, che cercò di nascondermi girando il volto.

- cosa ti è successo qui? - chiesi veramente preoccupata. Non mi rispose, ma non si mosse nemmeno. Così, delicatamente, gli tirai su la manica. Rimasi impietrita nel vedere un taglio che partiva dal polso e arrivava fino al gomito. In più c'erano parecchi lividi lungo l'avambraccio. Rabbrividì, quando percorsi delicatamente la lunghezza del taglio. - c-chi è stato? - chiesi timorosa. Federico riposò il suo sguardo su di me.

- non importa, tranquilla. -

- a me importa, diamine! - esclamai. - e non sto tranquilla, considerando quanto è profondo questo taglio. Ti prego, dimmi chi è stato. - lo implorai. Lui distolse nuovamente lo sguardo.

- mio padre, se così lo posso chiamare. - mormorò. Sbarrai gli occhi.

- t-tuo padre? -

- si, lui. Quando dovevo nascere è scappato con una ragazza piu giovane, abbandonando mia madre. Io e Giacomo non lo vediamo quasi mai, forse una volta all’anno, fortunatamente. Ieri è venuto a casa. C'eravamo solo io e mia madre. Era come al solito ubriaco, e stava per colpire mia madre con un coltello. Probabilmente voleva ucciderla. Allora mi sono messo in mezzo e mi ha procurato questo taglio. Mio padre mi ha sempre odiato, come io odio lui, quindi non gliene è importato nulla del taglio e ha iniziato a prendermi a calci e a pugni. Ha smesso solo quando è tornato Giacomo che, essendo più grosso di lui, gli ha messo paura. - strinse i pugni, fino a far diventare le nocchie bianche. - io quell'essere non lo voglio più vedere! Lo sa che lo odio e lui odia noi, perchè continua a tornare?! - vidi una lacrima rigargli il volto.

Ero paralizzata. Non pensavo che avesse una situazione del genere a casa, non me ne aveva mai parlato. Era arrabbiato, ma soprattutto triste. Arrabbiato perchè quell'uomo aveva provato ad uccidere la madre. Triste perchè non aveva mai avuto la figura patera come punto di riferimento. Non sapevo cosa dirgli. Così gli feci girare il volto. Mi misi in punta di piedi e gli asciugai le lacrime che ormai scendevano a piede libero, poi gli diedi un leggero bacio sulle labbra. All'inizio rimase sorpreso, poi però mi prese per la vita e mi avvicinò a se delicatamente, approfondendo il bacio.

Mi era mancato.

Mi era mancato tantissimo.

Misi e mie braccia sulle sue spalle, felice di averlo finalmente ritrovato.

Quando ci allontanammo sorridemmo.

- mi sei mancata. Dio, se mi sei mancata. Non ce la facevo più a stare senza di te. - disse, facendo combaciare le nostre fronti.

- nemmeno io. Pensavo di aver bisogno di più tempo per mandare giù ciò che era successo, ma in realtà avevo solo bisogno di te. - mi prese il volto tra le mani.

- ti amo. - sorrisi, pensando che non me lo aveva mai detto, almeno non direttamente.

- ti amo anche io. - si avvicinò e mi baciò.

Aspettando la felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora