Capitolo 7

4.3K 199 7
                                    

Mi incamminai velocemente verso il tavolo in cui erano seduti Martina e Pedro. Gli antipasti erano già arrivati al tavolo e i miei amici stavano mangiando. Mi sedetti vicino a Martina, che iniziò a guardarmi con aria sospettosa. Nel frattempo misi qualche antipasto nel mio piatto e iniziai a mangiare anch'io.

<<Ok, che ti è successo?>> domandò la mia amica guardandomi negli occhi. Stavo per dirle che non era successo assolutamente niente, ma prima che aprissi bocca continuò a parlare lei. <<E non dire che non è successo niente perché tanto non ti credo. I tuoi occhi parlano da soli.>> Ma è telepatica sta ragazza?

Sbuffai. <<Marti, sto bene, ho solo avuto una piccola discussione con Giulia poco fa, prima che tu ci interrompessi dicendo che dovevamo entrare.>>

<<E come mai stavate discutendo?>> intervenne Pedro. Che impiccione sto ragazzo, non si fa mai gli affari suoi. Mi decisi a raccontargli tutto, se non l'avessi fatto avrebbe continuato ad insistere finché non avrei sputato il rospo, ma prima che lo facessi continuò a parlare lui. <<Fammi indovinare!! Elsa si è comportata di nuovo da stronza? Dovrebbe smetterla di essere così "glaciale" con le persone che provano a sciogliere lo strato di ghiaccio attorno al suo cuore.>>

Iniziai a ridere a quell'affermazione, aveva ragione. Adoro Pedro e le sue frasi filosofiche.

<<Sai Ilaria..>> Pedro catturò di nuovo la mia attenzione, diventando improvvisamente serio. <<Le cose non devono andare per forza male come pensi tu. Non devi aver paura di affezionarti ad una persona. So che per te è difficile provarci a causa del tuo passato, ma devi avere il coraggio di rischiare. Vivi ogni momento ed emozione che la vita ti offre, senza nessun timore. Se le cose poi andranno male non pentirti delle decisioni prese, cammina sempre per la tua strada a testa alta.>> mi sorrise <<E ora va da lei e chiedile scusa per le cazzate che combina Elsa.>> disse guardando Giulia che stava uscendo dal ristorante insieme ad altri ragazzi.
Abbracciai calorosamente il mio amico, ringraziandolo. Aveva ragione, aveva ragione su tutto. Giulia non ha fatto nulla di male per meritarsi un simile trattamento da me.

Corsi fuori e vidi il gruppo di ragazzi con cui era uscita poco prima, ma lei non c'era. Iniziai a cercarla, guardando in ogni angolo del giardino. La vidi seduta su una panchina da sola, intenta a fumare la sua sigaretta.

<<La luna è bellissima stasera. Rende l'atmosfera quasi magica, non trovi?>> dissi avvicinandomi a lei.

Lei non disse nulla. Si alzò improvvisamente. Stava per andarsene, ma la presi per un braccio. Si fermò e la costrinsi a voltarsi verso di me. Volevo che mi guardasse negli occhi, in quel momento valevano più di mille parole. Fu in quel preciso istante che annullai la distanza tra di noi. La tirai a me, abbracciandola. Non diedi più ascolto alla mia parte razionale, mi limitai semplicemente ad ascoltare il mio cuore. La strinsi sempre più forte, come se i nostri corpi dovessero fondersi in un unico essere.

<<Scusa.>> le sussurrai vicino l'orecchio. Riuscì a dire solo quella parola. Era banale, lo so, ma era una parola detta con la più assoluta sincerità. <<Non dovevo trattarti in quel modo, non lo meriti. La verità è che evito di affezionarmi alle persone per paura di soffrire.>> continuai staccandomi di qualche centimetro per guardarla negli occhi.

<<Devi fidarti di me, non potrei mai farti del male. Anche se ci conosciamo da pochi mesi, sei comunque mia amica. Sappi che sei speciale per me, e ti voglio bene.>> disse abbracciandomi di nuovo, sorridendo. Quelle parole mi resero felice e, allo stesso tempo, triste. "Sei mia amica e ti voglio bene." Quella frase continuava a rimbombare dentro la mia testa. Tornai alla realtà quando sentì la ragazza davanti a me chiamarmi.

<<Ila, mi stai ascoltando? Ti ho appena detto che inizio a sentire un po' di freddo. Torniamo dentro, per favore?>> disse Giulia visibilmente infreddolita. "Come fa a sentire freddo? Siamo a fine giugno." pensai accennando un sorriso.

<<Oh..si, certo, scusami.>> dissi sorridendole per poi abbracciarla un'ultima volta, in modo da scaldarla un po'.

Poco dopo tornammo ai tavoli dai nostri rispettivi amici. La serata passò velocemente tra un ballo e un altro. Martina mi disse che era arrivata l'ora di tornare a casa. Salutai il resto della classe, per poi andare a salutare anche Giulia.

Arrivai a casa, visibilmente stanca. Tolsi vestito, tacchi e trucco. Misi il pigiama e mi gettai a peso morto sul letto. Mi addormentai poco dopo.

You'll never be mine (Lesbian Story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora