Capitolo 15

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Passarono diverse settimane dalla discussione avuta con Giulia. Mi scriveva ogni giorno, voleva che la perdonassi. Sapevo di farle del male non rispondendo ai suoi messaggi, ma non mi importava. Ha sbagliato, e adesso ne deve pagare le conseguenze.

Mi trovavo nel cortile della scuola quando arrivò l'ennesimo messaggio da parte sua.

<<Ora basta!! Mi ha rotto le palle!! Se continua a scrivermi la mando a fanculo!!>> sbottai innervosita. Pedro e Martina erano con me in quel momento.

<<Ilaria.>> disse Pedro attirando la mia attenzione <<Hai i tuoi motivi per essere incazzata, ma non credi di star esagerando? Hai intenzione di ignorarla per tutta la vita?>>

<<Se è necessario si, non la passerà liscia questa volta. Ha sbagliato, e adesso deve pagare per ciò che ha fatto.>> risposi convinta al mio amico.

<<È inutile.>> disse Pedro <<Io ci rinuncio, è impossibile farti ragionare. Sei troppo orgogliosa, Ilaria!>>

<<Smettila Pedro, non sta affatto esagerando.>> disse Martina, visibilmente irritata. <<Non merita niente quella ragazza. Non capisco, perché continui a difenderla? Una delle tue più care amiche sta soffrendo a causa sua.>>

<<Io non sto difendendo nessuno, ok?! Ma Ilaria è un'altra persona da quando conosce Giulia.>> replicò convinto il mio amico. <<Sei tu a non capire, Martina!! Quella ragazza fa solo bene ad Ilaria, anche se, a volte, non si comporta nel migliore dei modi.>>

<<Perché ogni volta che si parla di Giulia iniziate a litigare? Smettetela!>> dissi sbottando, guardando entrambi. Annuirono senza dire nient'altro.

-

La campanella che annunciava la fine delle lezioni suonò. Quel giorno sarebbe venuta mia madre a prendermi, così decisi di sedermi negli scalini che si trovavano davanti il portone principale della scuola. Mentre aspettavo presi il cellulare e iniziai a guardare qualche foto su Instagram. Ero talmente distratta che non mi accorsi della figura che ora si trovava davanti a me.

<<Ilaria!>> disse una voce femminile. La riconobbi subito. Alzai lo sguardo per vederla meglio.

<<Giulia, che cazzo ci fai qui? Dovresti smetterla di presentarti davanti la mia scuola senza prima avvisare.>> dissi sbottando. <<La tua presenza è tutt'altro che gradita. È meglio che tu te ne vada.>>

Abbassò lo sguardo. Ogni volta che avevamo una discussione non riusciva mai a guardarmi negli occhi.

<<No.>> mormorò. <<Non me ne andrò.>> continuò a dire con tono più deciso questa volta, per poi sedersi accanto a me.

<<Non te ne andrai finché non ti ascolterò, vero?>> domandai con tono più tranquillo questa volta.

<<Esatto!!>> disse incrociando le braccia al petto. Era davvero buffa in quel momento. Vederla così determinata era quasi divertente.

<<E va bene, hai vinto tu!>> dissi cercando di rimanere il più seria possibile. <<Ti ascolto.>>

<<So di averla combinata grossa questa volta, so che quello che ho fatto è imperdonabile, ma, per favore, Ilaria, non allontanarti da me.>> disse con gli occhi lucidi.

<<Giulia, ci sono rimasta davvero male. Avevamo deciso di passare la giornata insieme, e invece hai fatto venire anche il tuo ragazzo.>> dissi, visibilmente delusa. <<A proposito, come fai a stare con quell'idiota?>>

<<Nemmeno lo conosci Ilaria. Non capisco, perché lo odi così tanto?>> disse irritata.

<<Perché è un coglione. Punto e basta.>> sbottai.

Si alzò di scatto posizionandosi davanti a me. Mi prese le mani e mi obbligò ad alzarmi.

<<Ilaria, ascolta..> disse prendendo il mio volto tra le mani, guardandomi intensamente negli occhi. <<Non sono venuta fin qui per parlare di lui, ma di noi. So solo che non voglio rinunciare a te per una stupida lite. Ti prego, perdonami.>>

Scoppiò a piangere. Quegli occhi sempre vivaci adesso erano spenti a causa mia. Un senso di colpa si formò dentro me, non volevo più che soffrisse. Nessuno deve stare male per colpa mia. Smisi di ascoltare la mia testa e seguì il cuore. Tolsi le sue mani dal mio volto e le portai dietro al mio collo. La strinsi forte a me, accarezzandole la schiena.

<<Devi smetterla di piangere a causa mia, mi fa male questa cosa.>> le sussurrai vicino l'orecchio. Mi venne la pelle d'oca mentre l'abbracciavo.

<<Lo so, ma... tu sei speciale per me, non voglio perderti.>> disse tra un singhiozzo e l'altro. Mi staccai da lei e le asciugai le lacrime con i polpastrelli.

<<Ti perdono.>> dissi con assoluta sincerità. <<Ma adesso basta piangere.>> continuai a dire sorridendole. Ricambiò il sorriso e si asciugò le poche lacrime che erano rimaste.

Il suono di un clacson attirò la mia attenzione: era mia madre.

<<Devo andare Giulia, è appena arrivata mia madre.>> le dissi indicando l'auto. Lei annuì, sorridendo. La salutai abbracciandola, per poi raggiungere mia madre in macchina.

You'll never be mine (Lesbian Story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora