Capitolo 25

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Me ne andai, senza voltarmi. Ero davvero nervosa. Mi irritava davvero tanto vederli assieme. Lei mi aveva baciata, ma continuava a stare con lui. Non riuscivo ad accettarlo, non riuscivo a sopportarlo. Mentre mi allontanavo da loro, presi il mio telefono e infilai le cuffiette per ascoltare un po' di musica. In certe situazioni la musica era l'unica cosa che riusciva a calmarmi. Cliccai su "riproduzione casuale" e partì l'ultima canzone che avrei voluto ascoltare in quel momento.

I remember years ago
Someone told me I should take
Caution when it comes to love
I did

And you were strong and I was not
My illusion, my mistake
I was careless, I forgot
I did

Mentre ascoltavo quella canzone, calde lacrime rigavano il mio viso. Come ho potuto dimenticare la promessa che mi ero fatta anni fa? Come ho potuto permettere a me stessa di ricascarci?

Tell them I was happy
And my heart is broken
All my scars are open
Tell them what I hoped would be
Impossible

Come ho potuto permettere a me stessa di credere in qualcosa di impossibile? Lei non sarà mai mia! Sono solo una stupida.

<<Maledetto James Arthur.>> dissi sbottando, strappandomi le cuffiette dalle orecchie. <<Fottiti anche tu.>>

Mentre continuavo a camminare, una mano mi afferrò il braccio da dietro. Mi voltai: era Giulia. Aveva il fiatone, segno che aveva corso per raggiungermi. La guardai con sguardo sorpreso, ma allo stesso tempo confuso.

<<E tu che ci fai qui?>> le domandai. <<Non dovresti essere con il tuo ragazzo?>>

<<Perché stai piangendo?>> mi domandò preoccupata, mentre cercava di riprendere fiato.

<<Sto bene!>> dissi asciugando le ultime lacrime rimaste sul mio viso. <<E comunque, non hai risposto alle mie domande.>>

<<Ricordi quando ho fatto venire Piero al parco e tu te ne sei andata?>> domandò guardandomi negli occhi. Io annuì, facendole capire che poteva continuare a parlare. <<Ecco... questa volta non potevo farti andare via.>>

Non parlai, mi limitai a sorriderle, per poi abbracciarla. Non potevo crederci: aveva preferito me a lui. Ricambiò l'abbraccio con altrettanto entusiasmo.

<<Ti va di pranzare a casa mia?>> disse staccandosi di poco per guardarmi meglio. <<Giuro che non ci sarà Piero nei paraggi questa volta.>> continuò a dire ironicamente. Scoppiai a ridere di gusto, contagiando anche lei.

<<Certo che mi va! Accetto volentieri il tuo invito.>> dissi sorridendole. <<Ma sicura che Piero non apparirà dal nulla come per magia? Lo fa ogni volta! Secondo me quell'idiota è un mago.>> continuai a dire, facendola ridere ancora di più.

<<Dai, scema, meglio andare!>> disse in modo affettuoso tra una risata e l'altra. <<Tra poco passa l'autobus.>> Io annuì, per poi andare a prendere l'autobus insieme a lei.

Per tutto il tragitto verso casa, mi tenne la mano, accarezzandomela di tanto in tanto. Avevo la pelle d'oca ogni volta che lo faceva. Dopo circa mezz'ora arrivammo a destinazione. Conoscevo Giulia da un anno, ma non ero mai stata a casa sua. Era una casa abbastanza grande, molto accogliente.

Non appena entrammo una bambina si avvicinò a noi, per poi saltare addosso a Giulia. Ci misi un po' per riconoscerla, poi ricordai: era Sara, la sua sorellina.

<<Giulia, Giulia!>> urlò felice la bambina. <<Tanti auguri, sorellona!>> continuò a dire. Era una scena davvero tenera. Anch'io avrei tanto voluto avere una sorellina o un fratellino, ma, per mia sfortuna, sono figlia unica.

<<Ti ringrazio, piccola mia.>> disse affettuosamente Giulia, per poi farla scendere. <<Dov'è la mamma?>>

<<Oh... è di là, in cucina. Sta preparando la carbonara.>> disse saltellando felice. <<Ehi, ma io ti conosco! Sei la ragazza che abita dentro il computer!>> continuò a dire con convinzione, puntandomi il dito contro. Sia io che Giulia scoppiammo a ridere a quell'affermazione, ovviamente non sapeva nemmeno cosa stava dicendo.

<<Si, piccolina, sono proprio io!>> dissi abbassandomi per portarmi alla sua stessa altezza. <<Chiamami Ilaria, però.>>

<<Giulia, tesoro! Sei tu?>> disse una signora sulla quarantina avvicinandosi a noi. Era sicuramente sua madre. Mi alzai di scatto. <<Oh.. ciao, cara! E tu chi saresti?>> continuò a dire, sorridendomi dolcemente.

<<Salve, signora! Io sono Ilaria, un'amica di sua figlia.>> dissi con un enorme sorriso, per poi porgerle la mano. <<È davvero un piacere conoscerla!>>

<<Oh... il piacere è tutto mio, cara. Io sono Marisa.>> disse stringedomi la mano, per poi abbracciarmi. Sorrisi a quel gesto. Nemmeno mi conosceva, eppure mi aveva abbracciata. <<Sei così carina, Ilaria. Hai degli occhi davvero bellissimi.>> continuò a dire sorridendomi. Diventai rossa come un peperone, mi aveva davvero messo in imbarazzo.

<<Mamma, basta! Non vedi? La stai mettendo in imbarazzo.>> disse Giulia ridendo di gusto. Si era sicuramente accorta del mio rossore. <<Andiamo a pranzare? Muoio di fame.>> continuò a dire, mettendo una mano sulla pancia. La madre annuì, per poi farci accomodare a tavola.

Mangiai tutto con gusto, era la carbonara più buona che avessi mai mangiato. Non appena finimmo, io e Giulia aiutammo sua madre a sparecchiare, per poi gustarci una fetta di torta al cioccolato. Eravamo piene, stavamo per esplodere, così decidemmo di sederci sul divano per rilassarci un po'.

<<Ragazze, ho delle faccende da sbrigare.>> disse sua madre attirando la nostra attenzione. <<Tornerò tra qualche ora, porto Sara con me.>> continuò a dire, per poi uscire dalla porta principale.

Annuimmo entrambe, per poi restare in casa da sole.

You'll never be mine (Lesbian Story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora