Capitolo 32

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Non sentivo e vedevo Giulia dalla lite in ospedale. Dopo essermi ripresa dall'incidente, la mia vita tornò pian piano quella di prima. Ritornai a scuola. Maggio era appena subentrato, ormai mancava poco più di un mese all'inizio degli esami di Stato e non potevo permettermi altre distrazioni.

Stasera ci sarebbe stata la cena di fine anno con i compagni e i professori, nella stessa pizzeria in cui Andrew festeggiò i 18 anni, e sarebbe passata Martina a prendermi.

Erano le 19:45, ed era arrivato il momento di prepararmi, poiché l'appuntamento sarebbe stato per le 21:00 davanti il locale. Feci una doccia, per poi asciugare i capelli e piastrarli. Optai per un vestitino aderente nero, senza spalline, e un paio di tacchi, anch'essi neri. Mi truccai, per poi completare il tutto con il solito rossetto rosso. Poco dopo un clacson attirò la mia attenzione, segno che Martina era appena arrivata. Presi la mia pochette nera, per poi uscire di casa e salire in macchina. Salutai la mia amica con un bacio sulla guancia, per poi andare verso la pizzeria.

Quando arrivammo, trovammo Pedro ad aspettarci. Lo andai ad abbracciare, per poi salutare il resto della classe e i professori. Eravamo tutti molto eleganti quella sera, dato che, per noi, era una cena importante.

Entrammo dentro il locale, per poi accomodarci. Ovviamente io mi sedetti tra Pedro e Martina. Poco dopo venne il cameriere a prendere le ordinazioni, ed io optai per una semplice margherita. Mentre aspettavamo le pizze, notai Pedro fissarmi con insistenza.

<<Mi spieghi perché continui a fissarmi?>> gli domandai con aria interrogativa. <<Ho il rossetto sbavato?>> continuai a dire, per poi prendere dalla pochette lo specchietto che portavo sempre con me per controllare.

<<No, sei perfetta stasera, Ila.>> disse accennando un sorriso. <<Solo che... è passato un mese da quando tu hai deciso di allontanare Giulia. Sicura di non volerne parlare?>>

<<Non c'è nulla di cui parlare. Sto bene.>> dissi cercando di essere il più credibile possibile. In realtà non stavo bene, ero ancora follemente innamorata di quella ragazza, ma speravo che il tempo mi avrebbe aiutato a dimenticarla. <<Purtroppo le cose tra noi non sono andate nel migliore dei modi. Devo farmene una ragione e andare avanti.>> continuai a dire. Pedro annuì, senza dire nient'altro, ma sapeva benissimo che c'era qualcosa che non andava.

Dopo aver mangiato, decisi di uscire fuori per prendere una boccata d'aria. Era un bella serata, malgrado facesse ancora leggermente freddo. Mi sedetti su una panchina, ed alzai gli occhi al cielo per ammirare la luna. L'oscurità della notte faceva meno paura grazie alla sua brillantezza.

In quel momento, senza rendermene conto, strinsi il ciondolo a forma di luna che mi regalò Giulia per il mio 18esimo compleanno, e che, da quel giorno, non ho più tolto. Per lei io ero come la luna: bella, fiera, luminosa, misteriosa. Lei, invece, era come il sole. Proprio come il sole, Giulia era riuscita a sciogliere la mia anima fredda e glaciale.

Era proprio in questa pizzeria che l'avevo conosciuta. Quella sera, non appena la vidi, rimasi ammaliata dalla sua bellezza. Ricordo i suoi occhi profondi, il suo sorriso, il rossetto rosso sulle sue splendide labbra.

Scossi la testa, per mandare via quei pensieri. Dovevo smetterla di pensare a lei. Facendo così, continuavo a farmi del male. Presi una sigaretta dal mio pacchetto. Fumare mi avrebbe sicuramente aiutato a scaricare i nervi. Iniziai a cercare l'accendino in borsa, ma niente, non riuscivo a trovarlo.

<<Cazzo!!>> imprecai. Ero talmente nervosa che buttai la sigaretta a terra con violenza e la calpestai.

<<Che ti ha fatto di male quella povera sigaretta per meritarsi una fine così orribile?>> disse ridendo una voce familiare alle mie spalle. Mi si gelò il sangue: era la voce di Giulia. Mi voltai, restando letteralmente a bocca aperta. Era davvero bellissima. Indossava un vestitino bianco, senza spalline, che le risaltava le curve e dei tacchi beige.

<<Sei diventata una stalker?>> dissi facendola ridere. Quanto cazzo mi era mancata quella risata. <<Come sapevi che ero qui stasera?>>

<<Un uccellino di nome Pedro mi ha avvisato.>> disse sorridendo, per poi avvicinarsi a me e sedersi. Sorrisi anch'io, immaginavo ci fosse lo zampino di quel ragazzo.

<<Che sei venuta a fare qui, Giulia?>> le domandai con tono tranquillo. Non avevo alcuna voglia di litigare con lei, ero stanca di litigare.

<<Voglio solo che tu mi ascolti.>> disse prendendo le mie mani tra le sue, per poi guardarmi negli occhi. <<Per favore, ascolta ciò che ho da dirti.>>

<<Va bene.>> dissi annuendo. <<Ti ascolto.>>

You'll never be mine (Lesbian Story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora