Capitolo 30

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Mi risvegliai con un forte mal di testa. Tenendo gli occhi socchiusi, mi guardai attorno. Mi ci volle un po' per riconoscere il luogo in cui mi trovavo: l'ospedale. Mi soffermai sul mio corpo, notando vari lividi, tagli ed escoriazioni sulle braccia. Ero confusa, non riuscivo a ricordare cosa fosse successo.

La stanza in cui mi trovavo era calda grazie al sole pomeridiano. Vidi i miei genitori dormire nella stessa poltrona in un angolo. Provai a sollevarmi, ma i dolori in ogni parte del corpo me lo impedirono.

<<Ahi!!>> dissi facendo una smorfia di dolore, per poi distendermi di nuovo.

Mia madre mi sentì e aprì lentamente gli occhi, per poi guardarmi e sorridere. Delle lacrime iniziarono a bagnare il suo viso non appena mi vide.

<<Ilaria, amore mio!!>> disse venendo da me, abbracciandomi dolcemente per non farmi male. <<Finalmente ti sei svegliata! Ero così preoccupata! Edoardo presto, svegliati!>> continuò a dire, chiamando mio padre che ancora non si era accorto di nulla. Non appena mi vide si precipitò anche lui ad abbracciarmi.

<<Amore mio!>> disse sorridendo. <<Sono così felice di rivedere i tuoi splendidi occhi.>> continuò a dire piangendo. Mi stavano abbracciando entrambi adesso.

<<Mamma, papà, così mi soffocate.>> dissi ironicamente riferendomi al loro abbraccio. Si staccarono da me, ridendo. <<Cosa è successo? Perché mi trovo in ospedale?>>

<<Non ricordi?>> disse mia madre aggrottando le sopracciglia. <<Hai avuto un brutto incidente, Ilaria. Non hai rispettato il semaforo e una macchina ti ha investito. Il conducente ha subito chiamato l'ambulanza. Sei stata fortunata, bambina mia.>>

Improvvisamente i ricordi di quel pomeriggio tornarono a galla. Ricordo di aver fatto l'amore con Giulia, ricordo il momento in cui mi ha confessato di amarmi, ricordo il rumore del mio cuore spezzarsi mentre diceva di non volermi vivere alla luce del sole per colpa dei giudizi della gente, ricordo la discussione avuta subito dopo, ricordo di essere scappata via da lei, ricordo il rumore delle ruote strisciare sull'asfalto.

Nel frattempo mio padre si era allontanato. Stava parlando al telefono. Le uniche cose che capì furono: "si, finalmente si è svegliata" e "presto, venite". Chiuse la telefonata e tornò da me e mia madre, adesso seduta sul mio letto.

<<Da quanto mi trovo qui?>> domandai aggrottando le sopracciglia.

<<Da 20 giorni, Ilaria.>> disse mia madre. Strabuzzai gli occhi.

<<20 giorni?!>> dissi con tono sorpreso. <<Voglio assolutamente vedere Pedro e Martina, saranno preoccupati.>>

<<Li ho appena avvertiti.>> disse mio padre. Sicuramente stava parlando con loro al telefono. <<Da quando hai avuto l'incidente, sono venuti ogni giorno a farti visita. Avevo promesso ad entrambi di avvertirli non appena ti saresti svegliata. Stanno arrivando.>>

E Giulia? Avrà saputo ciò che mi era successo? Sarà stata in pensiero per me? Sarà venuta anche lei a farmi visita?

<<È venuto qualcun altro a farmi visita?>> domandai ai miei genitori. Ero ancora furiosa con lei, ma in cuor mio speravo fosse venuta. Stavano per rispondermi, ma furono interrotti.

<<Ilaria!!>> urlarono di gioia i miei due amici entrando in stanza, per poi venirmi ad abbracciare. <<Idiota, ci hai fatto prendere un grosso spavento, non farlo mai più. Come stai?>> continuò a dire Pedro.

<<Un po' ammaccata, ma sto bene.>> dissi sorridendo. Ed era vero. Il dolore fisico era niente rispetto a quello emotivo. La lite con Giulia mi aveva lacerato l'anima. Lei mi aveva strappato il cuore dal petto e l'aveva buttato via.

Improvvisamente l'espressione di Martina diventò cupa, rabbiosa.

<<E tu che cazzo ci fai qui?>> disse urlando, guardando la porta. Mi girai anch'io per vedere con chi stesse sbraitando. Ed eccola lì, davanti la porta, intenta ad osservarmi con quei suoi occhi marroni senza dire una parola. <<La tua presenza non è gradita, Giulia. Sparisci, prima che ti prenda a calci in culo.>> continuò a dire con tono più rabbioso. Ma Giulia non parlava, si limitava solo ad osservarmi con un'aria dispiaciuta.

<<Sono stato io ad avvertirla.>> disse Pedro. <<Meritava di saperlo. Quindi calmati, Martina.>>

<<Come cazzo hai potuto avvertirla?>> urlò in faccia al mio amico. <<Ilaria è finita in ospedale per colpa sua, ha rischiato la vita per colpa sua. Questa stronza non merita un cazzo.>> continuò a dire. Giulia abbassò lo sguardo, mentre i miei genitori osservavano la scena confusi.

<<Ilaria, ma che succede? Di che sta parlando Martina?>> disse mio padre aggrottando le sopracciglia.

<<Va tutto bene, papà.>> mentì. <<Non preoccup...>> continuai a dire, ma venni interrotta.

<<Forse è meglio che io vada.>> disse Giulia guardandoci, ancora ferma davanti la porta. <<Scusate, non sarei dovuta venire.>> continuò a dire. Stava per andarsene, ma la fermai.

<<No, aspetta! Resta.>> dissi quasi in tono supplichevole. <<Lasciateci da sole, per favore.>> continuai a dire. I miei genitori e Pedro annuirono, uscendo subito dopo, mentre Martina mi guardò in malo modo scuotendo la testa, per poi avviarsi verso la porta e chiuderla.

Eravamo sole adesso. Continuavamo a guardarci, senza parlare. Cosa voleva ancora da me?

You'll never be mine (Lesbian Story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora