I don't leave you alone

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Quell' anno, i Potter, avevano optato per Natale tranquillo, vabbè, dai non scherziamo, il solito Natale in famiglia: la miriade di zie, le nonne che bisticciavano su chi avrebbe stretto le guance di James per prima, i tre gemelli che si infilavano tra le gambe di tutti, il cane di sua zia che gli ringhiava contro, la sua cugina preferita, Isabelle, gli saltò in braccio buttandolo sul divano, Daisy gli diede un bacio sulla fronte.
Lo ricoprirono di regali e di panettoni.
Tutti si bloccarono quando si accorsero che, dopo aver aperto lo champagne, James non si era avvicinato per bere, ma che se ne stava con Eiren ( la sua civetta bianca) posata sulla spalla a fissare il fuoco nel caminetto con occhi del tutto vuoti, come se fosse perso chissà dove.
Isabelle gli si sedette vicino.
Lui la fissò solo quando si accorse della mano che gli aveva posato sulla spalla.

- James, stai bene?- Isabelle era una ragazzina di quindici anni, incredibilmente profonda e aperta con tutti, aveva il marchio di casa Potter: i capelli neri arruffati. Gli occhi verde scuro, tre orecchini sull' orecchia sinistra e uno di quei disegni incisi sulla pelle che aveva anche Sirius, tatuaggi, se non errava.

- Si Isa, non ti preoccupare - cercò di sorridere lui.

- Ti ha lasciato la fidanzata?- chiese sua nonna, forse voleva sdrammatizzare, ma l' unica cosa che ottenne fu lo sguardo basso di James.

- Mamma - la riprese Charlus guardandola male.

- Ho indovinato?- James si alzò.

- Io vado in camera - sentenziò e salì nella sua stanza. Si buttò sul letto e cacciò fuori da sotto il cuscino la foto di lui e Lily, avrebbe voluto dargli fuoco un paio di volte in due giorni, ma aveva capito che l' amava troppo e che non ce la faceva a buttare l' ultima cosa che gli rimaneva di lei.
Accarezzò il viso sorridente di Lily con un pollice, nella foto Lily si accoccolava al suo petto, di solito James odiava le foto, infatti, quella era l' unica foto in cui non aveva il viso coperto dalle mani.
Suonó il campanello, nessuno lo sentì perché suonò una seconda volta.
James si alzò e andò verso la porta mogio.
La aprì e una ragazza gli saltò con le braccia al collo, stava singhiozzando disperata.

- Evans, cosa ci fai qui?- le chiese esterrefatto, ricambiò la stretta mentre i parenti si radunavano intorno alla porta smettendo di chiacchierare felicemente.

- James, è successa una cosa terribile...- singhiozzó con voce soffocata nella sua spalla.
James le passò un braccio sulle spalle e la fece sedere sul divano: aveva lo sbavo di matita nera sotto agli occhi verdi, un abito viola scollato, chissà quanto freddo aveva patito fuori, e parecchi graffi sul viso e sulle braccia.

- Cosa è successo?- le chiese posando le una mano sulla spalla, per un momento era cessato tutto l' odio che avevano provato nelle ultime settimane.
A James non piaceva vederla così, gli faceva incredibilmente male.
Il ragazzo si tolse la felpa e la mise sulle spalle della rossa.
Lei si passò una mano su un occhio creando un' altra grossa sbavatura nera.

- Ero a casa quando...- la voce della ragazza tremò. - Ha irrotto in casa un gruppo di Mangiamorte-.
James si sentì gelare.

- Cosa è successo?- chiese con puro terrore nella voce, persino le persone intorno trattenevano il fiato.

- Hanno ucciso i miei - e riprese a piangere con il viso tre le mani.
A Dorea caddero i piatti dalle mani e si frantumarono a terra, persino il cane della zia non osava emanare un verso.
James voleva rassicurarla, dirle che sarebbe andato tutto bene, ma sembravano frasi sin troppo banali e scontate in confronto alla perdita che la sua rossa aveva avuto a soli diciotto anni.

- Vieni, che ne parliamo di sopra -.

- Mi dispiace di averti disturbato, ma sei l' unica persona a cui riuscivo a pensare - disse Lily mentre James le ripassava il braccio intorno alle spalle.

- Shh, tu non disturbi mai - disse James cancellandole un po' di trucco da una guancia con il pollice.
Salirono in camera e si sedettero sul letto.

- Davvero Lils, mi dispiace molto - disse James sospirando tristemente.
Lei riprese a piangere.

- Ho perso tutto... I miei genitori, la mia migliore amica, tu mi hai lasciata perché sono insopportabile, non ho più nulla da perdere - singhiozzó Lily.

- Appoggia la testa qui - disse James e sospinse la testa di Lily sulla sua spalla.

- Non so dove andare... ho paura, voglio sparire, basta, non ce la faccio piú -.

- Non lo dire nemmeno- disse James affondandole una mano nei capelli e guardandola intensamente negli occhi.

- E ora?- chiese la rossa facendo combaciare la fronte con quella del moro.

- E ora non ti lascio più andare via da me - sussurró James chiudendo gli occhi.

- Mi sei mancato tanto, James-.

- Anche tu, cucciola-.
Le labbra si cercarono e quando si trovarono si sentì come uno scoppio, come un fuoco d' artificio che attendeva si esplodere da parecchio tempo.
James la strinse a sé e la buttò tra le coperte non smettendo un attimo di baciarla.
Mosse la bacchetta e la stanza si sigillò.
Posò le labbra sul collo di Lily e le fece un succhiotto.
Lily lo fissó non capendo.

- Sai, la mia firma, sei la prima a cui ne faccio uno -.

- Tocca a me- disse Lily e fece la stessa cosa sul collo di James.
In pochi minuti i vestiti finirono a terra.
Qualcuno bussò alla porta.

- Che rottura!- sussurró James.
Fece per alzarsi, ma Lily riprese a baciarlo sulle labbra.

- James, apri per favore? - chiese sua madre bussando di nuovo.

- Vai via - disse lui per poi tornare alle labbra leggermente screpolate di Lily.

- Vai cuginetto!- urló Isabelle.

- Isa, trattieniti - la riprese Daisy.

- Cinque minuti e scendiamo - disse James.
Sentirono i parenti allontanarsi parlottando, sua madre protestava, suo padre rideva, Isabelle saltava urlando dalla felicità e Daisy la sgridava.

- Ti presto un paio di vestiti- disse James, si vestí e cominciò a frugare nei cassetti disordinati.
Lily lo guardava puntellata su un gomito con la mano affondata nei capelli.
Si allacciò il reggiseno e si alzò.

- Posso benissimo rimettermi il mio vestito- disse posando gli una mano sulla spalla.
James sorrise.
La bloccó con i polsi contro la porta.

- Mi è mancato vederti con i miei vestiti, tieni - e le mise tra le braccia un paio di pantaloni di jeans che erano di due o tre taglie più di lei e una felpa grigia, Lily amava quella felpa.
La ragazza si vestì e scesero le scale mano nella mano.
Si sedettero al tavolo in cucina.

- Come stai, cara?- si informò la nonna di James.
Lei cercò di sorridere.

- Bene, devo solo abituarmici - disse lei alzando le spalle.
James prese a baciarle il dorso della mano.

- James, ma allora è lei la fidanzatina - disse l' altra nonna.

- Si, la mia rossa - disse James baciandola sulla guancia.

- Ma sai che assomiglia tanto a Dorea prima che si dipingesse i capelli?- disse il signor Potter frugando nella tasca dei jeans.
Ne cacciò una foto un po' stropicciata e la passò a Lily.

- James, fermo!- ridacchió lei mentre il ragazzo se la metteva sulle ginocchia.
La rossa guardò la foto: l' uomo sull' altare con il papillon storto era senza ombra di dubbio Charlus, ma la donna non sembrava affatto Dorea, aveva i aceplli rossi e lisci e non castani e riccissimi, gli occhi curiosi uguali a quelli di James slittavano sulla platea e aveva il ghigno alla James Potter sulle labbra.
James le posò il mento sulla spalla.

- Quelli siamo tu ed io -.




I Malandrini e il morso del vampiro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora