Sono lì che aggiorno la tabella al computer e Naomi mi chiama.
«Ma lo sai che nel piede ci sono 26 ossa?» mi fa.
«Perciò non basta scrivere "1 piede rotto".»
«Basta a me» rispondo e digito
«1 mandibola rotta».
Totale =18.
Devo esercitarmi di più a
scrivere con una mano. È quasi peggio che provare a parlare con la bocca chiusa. «Hai una vaga ideadi quante ossa ci siano nelle dita? Sarei un pazzo a volermele rompere una per una.»
«Eh sì, se lo facessi allora sì che saresti pazzo. Lo sai che parli in maniera ridicola? Sembriubriaco.»
«Magari fossi ubriaco.»
«Allora come l'hanno presa i tuoi?»
«Oh, al solito. Lo sai che odiano gli ospedali.»
«Ovvio.»
«Devono capire che non è colpa loro. Vorrei tenerli fuori da questa storia o per lo meno vorreispiegargli cosa sto facendo senza spaventarli a morte.»
«Non puoi spiegarglielo, Jonah.»
«Sì, lo so.»
Naomi rimane in silenzio, sempre combattuta tra il desiderio di esortarmi a continuare e ilbisogno di mettermi in guardia, a metà strada tra sfida e istinto materno. Ogni volta che rischia di
esagerare in una direzione o nell'altra, si chiude in un silenzio ostinato. Non sa cos'altro fare.
«Sto bene» le dico.
«Non te l'ho chiesto. Il mio video comunque spacca» mi dice come se niente fosse.
«Sì?» chiedo mentre sollevo la maglietta e osservo l'enorme fascia elastica che mi avvolge ilbusto. Mi sembra di indossare un corsetto ma, contrariamente a quanto si possa pensare, non mi dà
così fastidio. Chissà se ci devo anche dormire con questo coso. Farà male se gli do un colpetto?
Sì.
«Sì sì. Sembri fatto di pongo, quando ti spiaccichi a terra. Si sente proprio il rumore del tuo polso che si frantuma» mi dice.
«Non è frantumato, è solo rotto. Se si fosse frantumato, mi avrebbero operato» le faccio notare.
Qualcuno bussa alla porta. «Aspetta un secondo. Jesse?»
Lui fa capolino e mi saluta con la mano. Ha il bambino in spalla.
«Sì, è solo Jesse. Entra.»
Lui si siede sul letto e inizia a saltellare, passando in rassegna i libri sul mio comodino.
«Ancoraconfucianesimo?» chiede.
Copro la cornetta con la mano e gli dico:
«È interessante. Dammelo».
Jesse scuote la testa e stringe delicatamente Will.
«Credo si sia calmato ora.»
«Non puoi continuare a toccarlo. Poi ti viene l'orticaria, dài, guardati.»
Jesse allunga le braccia per controllarsele.
«Sto bene.»
«Aspetta un attimo, Naomi.» Metto giù la cornetta e gli faccio cenno di passarmelo. Jesse cede e me lo dà.
«Vatti a lavare le mani» gli ordino, cullando il piccolo Will.
«E prenditi un altro po' di
Benadryl.»
Ma Jesse non accenna ad alzarsi. Se ne resta lì seduto a sfogliare il libro e a borbottare:
«Diquesto passo mi trasformerò in un Benadryl».
Poi torno a parlare con Naomi.
«Scusa.»
«Come sta Jesse?»
«Jesse, come stai?» gli chiedo.
Lui si stringe fra le spalle.
«Sta bene.»
«Salutamela» mugugna, girando una pagina.
«Dio mio, ma Will non è un po' troppo grande per piangere ancora così?»
«Be', sì...»
Jesse sposta il peso sull'altro piede. Non sembra avere intenzione di andarsene.
Naomi riprende da dove eravamo rimasti.
«Ti sei letteralmente spappolato al suolo. È proprioquesta la parte più forte. L'impatto. Tutta quella attesa e poi... bam!»
«Si sente che mi lamento?»
«No, più che altro piagnucoli come una ragazzina.»
«Taglialo» le ordino, poi alzo lo sguardo verso Jesse col sopracciglio sollevato e sussurro:
«Haibisogno di qualcosa?».
«Scusa?» Gli stanno crescendo i baffetti ma in realtà sembra non si sia lavato la faccia. Glifaccio segno di radersi ma lui scuote la testa con decisione.
«Ma non mi stai nemmeno ascoltando» protesta Naomi.
«Oh, stai calma.»
E lei riattacca. Riaggancio anch'io sorridendo.
«Come va?» chiede Jesse, allungando le gambe
sul mio cuscino.
«Sono venuto a controllare. Il polso?»
«Bene.»
«Le costole?»
«Bene.»
«E la mandibola?»
«Dài, sto bene.»
Will dorme profondamente e scivola di continuo sul mio gesso. Non è facile tenere un bambinocon un braccio solo e stringerselo a un petto che minaccia ogni istante di sfondarsi.
Jesse scuote la testa.
«Sei un idiota. Mamma e papà se la stanno facendo sotto per colpa tua.»
«Dovresti ringraziarmi, così almeno non stanno addosso a te.»
«Ti ringrazierei se non fossi un idiota di merda che si spacca tutto solo per darmi un po' direspiro.»
Jesse non riesce a togliersi dalla testa che stia facendo tutto questo per lui.
Jesse, guarda che so essere egoista anch'io.
«Fai attenzione, ok?» mi dice.
«Ok.»
Se ne va. Io mi sistemo Will sulle gambe così posso scrivere quali ossa mi romperò la prossima
volta.
+ 1 mano
+ 8 dita dei piedi
+ 1 zigomo.
Totale = 28.