Trentasette

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Il dottore ci raduna tutti nella sala comune perché pensa che siamo preoccupati per Leah.


«Pesa poco e le sue ossa si rompono facilmente. Come quelle di un'anziana» dice raddrizzandosi

gli occhiali sul naso.
«È stata una sfortuna, ma niente di grave, guarirà presto.»


Oddio, sono una specie di angelo della malattia. Me ne vado e Jesse migliora. Arrivo qui e Leah

inizia a spaccarsi le ossa. Chissà se c'è un angelo come me nella Bibbia, e chissà se alla fine viene

inghiottito da un pesce enorme o sballottato da un posto all'altro come la pallina del flipper.


Siamo seduti in cerchio. Tengo gli occhi bassi, ma sento lo sguardo di tutti puntato su di me.


«Per il bene del gruppo, giusto?» mormora Tyler.


Io scuoto la testa.
«Non era ciò che intendevo.»


Sono così scosso e dolorante che mi sembra di dover svenire da un momento all'altro. La mano

rotta pulsa.


«Leah uscirà dall'ospedale stasera. Con un po' di fortuna non dovrà incrociare tutte le vittime di


ustione che arriveranno per Halloween.» Sorride, e io e Stephen invece sussultiamo perché non ci

piacciono le parole «ustione» e «Halloween».


«Fra dieci minuti avete tutti l'ora di ginnastica» dice il dottore.
«Perché non andate a cambiarvi,

mentre io scambio due parole con Jonah?»


Mi stringo le mani fra le gambe mentre gli altri lasciano la stanza. Tyler mi tocca la spalla sana


dirigendosi verso l'uscita.


Il dottore si precipita al mio fianco. È la prima volta che riesce a mettermi sinceramente a mio


agio.
«Sai perché voglio parlarti, vero?»


Annuisco.
«Non ho detto io a Leah di farlo.»


«Ma ti rendi conto che non sembra una coincidenza.»


«Sì.»


«Puoi aver detto qualcosa per incoraggiarla a farlo?»


«Io... lo stavo spiegando a Mackenzie. Lei ha sentito.»


«Mackenzie?»


«Una delle volontarie.»


«Ah. Già» dice mordendosi un labbro.
«Qui vige una legge fondamentale, aiutarsi l'un l'altro a

guarire. Se c'è anche solo una possibilità che tu interferisca nella guarigione di un altro paziente...

immagino tu capisca che non possiamo permetterci di prendere la cosa sotto gamba.»


«Sì.»


«Dico solo... di stare attento, Jonah, va bene? Non voglio essere costretto a metterti in

isolamento.»


Io sollevo lo sguardo.


Lui sorride.
«Fai solo attenzione, ok? E andrà tutto bene. Leah guarirà senza problemi e tu


tornerai a casa in men che non si dica, chiaro?»


«Ok. Grazie.»


Annie mi sta aspettando in camera mia.


«Ciao» dico. Mi allunga un bigliettino. Leggo: Io credo in te.


Mi volto.
«Grazie.»


Forse.

Siccome ho la nausea riesco a saltare ginnastica, ma mi trascinano fuori lo stesso per manualità e per la cena. Voglio solo dormire. Lo psichiatra mi fa uscire prima perché possa riposare, e io me la

dormo finché Mackenzie non viene per i soliti controlli.


«Parlano tutti di te» mi dice.


«Davvero?»


«Sì. Non fanno che parlare della tua piccola missione.»


«Non è una missione» mento, con la testa seppellita nel cuscino.
«Solo qualche osso rotto.»


«Ti fa male?»


«Solo questa qui» dico sollevando una mano.


«Vuoi che ti dia qualcosa?»


Scuoto la testa.


Ho la pressione bassa, e inizio a chiedermi se per caso ha qualcosa a che fare con il mal di

stomaco, il mal di testa e il generale senso di stordimento di cui sono preda.


«Non ti senti bene. Ti chiamo uh infermiera?»


«Voglio solo dormire.»


Ed è quello che faccio, poi mi sveglio per la festa di bentornato di Leah. Mi tiro giù dal letto e mi

trascino a piedi scalzi fino alla sala comune, stropicciandomi gli occhi con la mano pulsante.


«Jonah!» esclama Leah gettandomi il braccio sano e quello rotto al collo. «Guarda!» dice


mostrandomi il gesso su cui Tyler, Stephen, Belle e Annie hanno già messo la loro firma.

Barcollo e loro mi tirano giù a sedere sul tappeto.


«Mi sento già meglio» dice.


«Il punto non è sentirsi meglio.»


«Ma è la verità» dice lei flettendo il braccio sano.
«Mi sento... più forte. E voi, ragazzi? Io l'ho

fatto per voi.»


Annuiscono tutti.


Il sorriso di Leah si fa più grande. La sua bocca è enorme ed è come se una luce le splendesse

dentro. Sembra una zucca di Halloween.


«Non mi sento bene» mormoro.


«Oh, Jonah.» Leah mi aiuta ad alzarmi e mi sorregge per il corridoio fino in camera mia. Il

corridoio si allunga come un tendine davanti a me.
«Starai meglio» mi dice lei. «È tanto che non ti


rompi qualcosa, vero? Ti senti un po' giù?»


«Non ho più bisogno di rompermi niente.»


«Shhh. Va tutto bene.»


Dormo come un ghiro, poi sento delle mani afferrarmi per le spalle e vorrei tanto che mi

lasciassero in pace. Non voglio pensarci. Sono così stufo di pensare.


«Jonah. Jonah.»


È Tyler. Mi metto seduto. Mi bruciano gli occhi come se li avessi immersi nell'acido.


Tyler sembra il personaggio di un film in bianco e nero, così in controluce.
«Guarda» dice


mostrandomi la mano.


Ha l'anulare storto e gonfio.


Gli afferro la mano e frugo nello zaino finché non trovo del nastro medico. «Tranquillo, andrà


tutto bene» gli dico.
«Non farlo vedere al dottore. Ti prego. Non farglielo vedere.»


Lui sorride come un pazzo. «Jonah. Per il bene del gruppo, giusto? Tu sei un genio.»


E arriva Halloween.

Break - Ossa RotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora