Tyler spiaccica a suon di pugni il suo pongo sul tavolo.
«Odio l'ora di manualità» borbotta e intantoil tavolo trema sotto i suoi colpi.
«È una stronzata.»
Annie, che è seduta accanto a me, disegna migliaia di cottage con tanto di fumo che esce sinuosodai camini. La circonferenza del polso di Leah è più o meno quella del pennello che tiene in mano.
«Sei solo arrabbiato perché Mariah se n è andata.»
«Non è vero» ribatte Tyler torturando il pongo con le unghie.
«Sono arrabbiato e basta.»
«Tu eri innamorato di lei.»
La stanza è illuminata in maniera eccessiva, quasi innaturale, e odora di creta. Accanto allafinestra c'è un rubinetto che perde. Lo sportello del forno è aperto, una finta trappola per maniaci del
suicidio.
«Fidati, non vuoi farlo, e la cosa buffa è che non ci entreresti comunque» mi avevasussurrato Stephen quando eravamo entrati. Mi legge nel pensiero e la cosa mi spaventa.
«Non ero innamorato. A me non piacciono le ragazze, te l'ho già detto» dice Tyler.
«Sì... come no.»
«Giuro.»
Stephen si avvicina per dare un'occhiata a ciò che stiamo combinando.
«Molto bene» esclama,
come se fosse l'insegnante. «Dimmi, Jonah, perché non stai lavorando?»
«Non so che fare.»
E lui mi tira una palla di creta.
La nostra vera insegnante è una donnona con i capelli fini che legge un romanzo in un angolo.
Ogni tanto solleva la testa per urlarci qualche incoraggiamento:
«Andate alla grande, ragazzi!»,
«Continuate così!» e
«Sentite la forza della vita entrare in voi!». Questo posto è ridicolo.
Chissà com'è guarire per davvero.
Le pareti sono ricoperte di carta da parati di un blu sporco e la cosa dovrebbe calmarmi.Funziona.
Inizio a plasmare la creta a forma di albero.
«Non è facilissimo con una mano sola.»
«Che ti è successo?» chiede Stephen.
«Un incidente?»
Scuoto la testa.
«Scommetto che se l'è fatto da solo» dice Tyler dando una gomitata a Amy.
«Te lo sei fatto dasolo, vero Jonah?»
Belle, la morettina, dice: «Potresti anche non dirlo con tutto questo entusiasmo».
«È roba pesante. Io apprezzo chi esagera.» Tyler mi guarda con un sopracciglio sollevato.
«Allora, sei stato tu?»
Oh, ma che cavolo.
«Sì.»
«Potente.»
«Non è come pensi.»
«Ehi, lo so» sbotta Tyler tirandomi una pacca sulla spalla.
«Non è mai come uno pensa.»
«Cioè, volevo dire che non è un tentativo di suicidio. E non è nemmeno una forma diautolesionismo. Niente di tutto questo. Non sono depresso.» Sollevo il tronco del mio albero e inizio
a infilarci i rami.
«Io sono maniaco-depressivo» dice Tyler.
«Bipolare, Tyler» si intromette Leah.
«Io preferisco maniaco-depressivo, e che cazzo. Belle è depressa, a differenza di te. Leah è anoressica, come vedi.»
Lei si volta e mi sorride.
«Stephen è un piromane e Annie non parla.»
«Io parlo» mormora lei.
Tyler mi guarda e mi dice ih tono leggermente concitato: «E allora tu cosa sei?».
«Io sono... un automotivatore ossessivo.» Faccio le foglie.
«A me sembri più un autodistruttore.»
Io faccio spallucce a Belle. «Sono cose simili.»
Stephen sorride.
«Eh sì, sono simili.»
«Se ti rompi una cosa, ti ricresce più forte» dico loro.
«Sì» concorda Stephen e il suo sorriso si fa sempre più ampio.
«Vero, vero.»
Mi sento tutto caldo e morbido dentro nonostante l'aria condizionata e la maledizione della puzza
di limone. Mi sento compreso.
«State andando benissimo, ragazzi» esclama di colpo l'insegnante e tutti riabbassiamo lo sguardo
su quello che stiamo facendo. Perfino Tyler. Lentamente un sorriso si fa largo sul suo volto.