«Che ne dici del collo?» fa Naomi frugando fra le pagine scaricate da Google, mentre io inserisco la
combinazione per aprire l'armadietto.
«Lo so. Il piano ha bisogno ancora di qualche aggiustatina per funzionare.»
«E il cranio?»
«D'accordo, ce ne sono un paio che non muoio proprio dalla voglia di rompermi.» Apro illucchetto e infilo quattro chili di compiti di fìsica nello zaino. Il raccoglitore esplode e mi cadono
tutti i fogli per terra. «Merda. Pensi di darmi una mano, Nom?»
Lei si sistema il berretto ma non si china.
«Senti, a me va bene filmarti mentre ti rompi qualche
dito, ok? Ma non mi va di vedere un amico morire per una stupidaggine.»
Perfetto. Per Naomi è una stupidaggine. Per Jesse è un tentativo di attirare l'attenzione. Loro sì
che sanno interpretare le mie azioni. Come più gli piace.Marten Conway si ferma e mi mette una mano sulla spalla.
«Oddio, McNab. Ma che diavolo ti èsuccesso?»
Mi passo i fogli nell'altra mano e rispondo:
«Sono caduto dall'Everest».
«Eh, si vede. Sei un po' incasinato ultimamente, eh?»
«Sono maldestro.» Sorrido educatamente e spero che gli basti. Non ho niente contro Marten, matutto questo alone da eroe tragico alla lunga può stancare. Soprattutto quando tutti quelli che ti
conoscono ti fermano.
Continuamente.
«Devo andare a lavorare» dico a Naomi mentre Marten si allontana, scuotendo la testa.
«Mi daresti un passaggio?»
Lei sorride e guarda al di là delle mie spalle.
«Chiedilo alla tua ragazza.»
So di chi si tratta senza nemmeno voltarmi. Sento il rumore delle sue scarpette rosse e cerco disorridere ma mi fa male la mandibola.
L'abitudine è dura a morire, perciò alzo il tono della voce e dichiaro:
«Charlotte non è la mia
ragazza».
«Quanto sei cattivo» dice Charlotte tirandomi una gomitata nella schiena.
«Io non ti direi mai che
non sei la mia ragazza.»
Mi volto.
«Ciao, non-ragazza.»
«Ehi, non-ragazzo. Serve aiuto?» dice iniziando a raccogliere i fogli che mi sono caduti. È un angelo.
«Grazie, tesoro.»
Lei mi allunga una pila di roba e io la metto nello zaino. Mi giro verso Naomi e le dico:
«Hosempre bisogno di un passaggio».
«Chiedilo a Jesse.»
«È agli allenamenti fino alle tre e mezza e io attacco alle tre.»
«Chiama tua madre.»
«Deve badare a Will.»
«Allora chiedilo alla tua ragazza.»
Guardo Charlotte con aria supplichevole.
Lei mi sorride e si manda indietro la coda con la mano. «E va bene, ti ci porto io. Ci si vede alla macchina?»