Dieci

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Prima di matematica mi vedo con Charlotte dietro alla palestra e ci diamo da fare.


«Ehi, ma noi non stiamo insieme» mi sussurra lei sfiorandomi il collo con le labbra.
«Siamo

proprio due monelli...»


«Shhh» dico io.


Lei mi tira via il berretto e se lo mette in testa. Le sta grande e le copre anche le orecchie piene di


piercing.


«Devo andare» le dico.


«Nooo.»


La stringo ancora di più. Il suo corpo è di venti gradi più caldo del mio, ha la pelle fresca e

asciutta nel gelo invernale, le sue labbra sono umide. Fingere di non stare insieme non fa che


aumentare l'attrazione.


«Hai un'ora libera adesso» le mormoro fra le labbra.


Lei ridacchia.
«Eh sì, dovrei studiare. Dovrei farmi» mi passa la lingua sui denti
«educare.»


«Ahi.»


Si allontana di scatto.
«Oddio scusa, ti ho fatto male?»


Da morire.
«Un po'.»


«Scusa.»


«L'hai già detto. Non ti preoccupare.»


«Per come sei messo forse è un po' presto per fare queste cose.»


«Sto bene, giuro.» Giuro.


Inizia a baciarmi la guancia, gentilmente, poi giù fino al petto. Guardo in basso, la piega sul

tessuto del mio berretto, là dove la sua testa non lo riempie, m'ipnotizza. Come sono calde le sue


labbra... ogni volta che mi toccano è come un'ondata d'acqua calda.


«Bellissimo» sussurro.


«Hmm?»


«Tu, tu sei bellissima.»


Smette di baciarmi e con le braccia mi cinge la vita posandomi la testa sulle costole rotte.


«Occhio che questa è un po' una frase da due che stanno insieme.»


«Sì, figuriamoci.»


«Mi dispiace, ma sì.»


«Zitta.» Le infilo la mano più su, dentro la camicia. So bene che, fra poche ore, non avrò più

mani disponibili. Ci vorrà un po' prima che possa toccarla ancora così.


Lei emette un piccolo gemito e inarca la schiena al contatto con la mia mano. «Ti amo.»


«Oddio, Charlotte. Non dirlo.»


Lei non si arrabbia ma mi spinge via con le dita ancora sulla fibbia della mia cintura. «Devo

andare» dice.


«Nooo.» Mi viene da ridere. «Mi rimangio quello che ho detto. Rimani.»


Dalle sue ciglia si sprigionano centinaia di farfalle.
«Devo andare davvero. Ho promesso a

Naomi che le avrei dato una mano con bio.»


«Dalle buca.»


«Non posso.»


«Come no? Io lo faccio di continuo.»
Sbuffa e prende tempo sistemandosi la violetta fra i ricci, di modo che si veda da sotto il

berretto.
«Ci vediamo dopo la scuola?»


Merda. Stasera sarò impegnato a rompermi le ossa.

Ma prima posso concederle qualche ora. Magari riprendiamo il discorso da dove l'abbiamo


lasciato...


È roba da pazzi ma quando sono con Charlotte quella è l'unica cosa a cui riesco a pensare.


«Certo» rispondo.


Ci baciamo e io sento il suo sapore. Non la amo -amore è una parola che riservo solo a Jesse, a

volte anche a Will, perché dichiarare di «amare» una ragazza è da stupidi, da illusi. E questo lo


sanno tutti. È una cazzata colossale.


E poi, noi non stiamo insieme.


Se stessimo insieme, non sarebbe così bello.

Break - Ossa RotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora