Potrei anche rompermi l'osso del collo e la mia routine non cambierebbe di una virgola. Sveglia alle
5.57. Rimango a letto fino alle sei ascoltando il cigolio che fa Jesse sul vogatore e il ruggito di Willche mi ha tenuto sveglio fino alle due di mattina. Mi siedo sul letto, tutto rincoglionito.
No.
Un secondo.
Di solito non sono rincoglionito.
Ahi.
Il pianto di Will è ancora più insopportabile ora che le mie orecchie non premono più contro ilcuscino.
La sensazione che ho in bocca è quella di aver masticato vetro tutto il tempo. Il polso non famale, ma il petto vibra, pulsa forte. Oddio. Ho bisogno di un giorno di riposo.
Non è il momento di farsela addosso.
Mi trascino al piano di sotto e metto a bollire dell'acqua. La mamma è seduta a tavola e cerca difar bere qualcosa a Will.
«Forse ha un'infezione alle orecchie» le urlo cercando di superare il pianto disperato di Will.
Lei scuote la testa.
«Il dottore ha detto che le orecchie non hanno nulla che non va.»
«Gli hanno dato un'occhiata alla gola? Magari è solo un raffreddore.»
«Non ha la febbre.»
E comunque quale razza di raffreddore dura otto mesi?
Faccio un cenno verso il latte che gli cola giù dal mento. «Devi pulirlo. Jesse sarà qui da un momento all'altro per fare colazione.»
Jesse è così allergico al latte che la mamma può a malapena toccarlo ora che allatta. Si fa ladoccia prima di abbracciarlo. Però poi lascia i biberon e le pappe di Will in giro, come se non
riuscisse a pensare a più di un figlio alla volta.
«Oddio, questo posto è un casino» sospira.
«Sì, lo è. Ascolta mamma, devi stare più attenta.» Si sente Jesse che inizia a tossire di sotto.
«Ecco, appunto.»
«Lo so.»
«È terribile per lui. Stava abbastanza bene prima che arrivasse Will.» Da allora è un inferno diallergie.
«Lo so, Jonah.»
Tiro fuori una spugna e mi metto a pulire il ripiano della cucina.
«Non puoi iniziare a svezzarlo?
Magari inizi a dargli del latte di riso.»
«Il latte di riso non va bene per i bambini.»
«Cos'è, gli fa venire il mal di denti?» dico con la spugna in mano.
«Non mi sembra sia proprio
paragonabile a una delle crisi di Jesse, ti pare?»
«Lo so, lo so.» Si alza in piedi con Will in braccio.
«Lo porto di sopra.»
«Grazie.»
Appena se ne va e il pianto di Will si allontana fino a scomparire nella camera da letto dellamamma, tiro fuori dalla credenza il Benadryl, gli steroidi, gli inalatori e altra roba e la allineo sulla
tovaglietta per la colazione di Jesse. Non è semplice aprire la bottiglietta delle pillole con una sola
mano, ma alla fine ci riesco. Tiro fuori due Coca Cola dal frigo e scendo nel seminterrato,
reggendole entrambe con la mano sana.
Jesse è incollato al vogatore, completamente fradicio. Gli lancio una lattina e lui l'afferra al volo con la mano sinistra. La Coca è praticamente l'unica cosa che possiamo condividere.
«Sei una macchina, fratello.»
«Chiaro» dice grattandosi il collo, ma si ferma prima che cominci a urlargli dietro. «Farfugli, sai?» mi dice.
«Lo so, lo so.»
Jesse s'infila le pillole in bocca e le butta giù con un sorso di Coca Cola. Io mi verso unbicchiere di succo d'arancia e ne riempio un altro di acqua del rubinetto per Jesse. Mi andrebbe da
morire un'omelette ma non si possono friggere uova quando Jesse è a casa. Le proteine viaggiano
nell'aria o roba simile.
La cucina è invasa dalla puzza del suo sudore. Il sudore dei ragazzi di sedici anni sa dideodorante e fast food. Poi a diciassette di colpo inizi a profumare.
«Ti fai il semolino?» mi chiede.
«Sì. E me lo bevo tutto con la cannuccia.»
«Ma. Sei. Un. Genio.»
«Chiaro.»
Ho pensato che se proprio devo mangiargli davanti qualcosa a cui è allergico - praticamente tutto- almeno deve avere l'aspetto più disgustoso possibile. È dura essere invidiosi di un semolino.
L'acqua bolle e io verso una confezione di semolino istantaneo in una ciotola. Jesse mi osservamentre faccio a fette una banana e spezzetto della cannella, intanto lui si prepara il frullato. Usa latte
finto. Proteine in polvere e le vitamine di cui ha bisogno che non può assumere in altri modi.
Omogeneizzato di mela. Lo versa nel frullatore e il composto diventa marrone. Come sempre.
Riesco a tirar su le parti più liquide di semolino con la cannuccia. Jesse beve e mi guarda
ridacchiando.
«Smettila» gli dico pulendomi la bocca.
«Hai gli allenamenti oggi?»
Lui fa sì con la testa. «L'hockey in questo momento è tutta la nostra vita. Stiamo rimanendo
indietro di brutto con la scuola e il resto.»
Jesse parla della sua squadra come se l'avesse sempre al suo fianco.
«Lavori stasera?» mi chiede lui.
«Direi di sì.»
«Nonostante... gli acciacchi?»
Gli do una spinta.
«Non è che vado a fare la maratona. Faccio scontrini a ripetizione.»
«Lo so. Lo so.»
«Max e Antonia rimarranno di stucco. È così divertente vedere le loro facce ogni volta che entro
a lavoro tutto rotto. Per loro sono come un eroe di guerra. Sono uno famoso.»
«Fratello, pensi che non sappia com'è?» dice Jesse alzando entrambe le mani. «Guardami, nonposso mangiare. Io sono già famoso.»
Will inizia a strillare. Noi cambiamo espressione.
«Ciò che non ti uccide ti rende più forte» sentenzia Jesse impassibile.
«Giusto. Giusto.»
Migliorare nonostante le avversità... non sono cazzate. Volete un esempio? Mio fratello minore.Gli si vedono tutti i muscoli della pancia e delle spalle.
Lui dà un'occhiata all'orologio. «Vado a farmi la doccia. Guido io?»
Io sollevo il braccio.
«Non che abbia molta scelta.»
Jesse si mette a ridere.
«Be', almeno ci ricavo qualcosa da tutto questo.»
Jesse. Non lo faccio per te.
Anche se è vero, io quel ragazzo lo adoro. Aspetto che vada a fare la doccia e butto il resto del
semolino nel lavandino.