Il pomeriggio seguente, due giorni prima di Halloween, è proprio lui a fare capolino dalla porta della
mia stanza. «Toc, toc» dice l'idiota.
«Jesse!» Lancio via il libro e gli salto addosso.
«Chi ti ha dato il permesso di salire fin qui?»
«Sono venuto di nascosto. La sicurezza fa schifo in questo posto, lo sapevi vero? Se solo volessipotresti tranquillamente tornare a casa.» Si libera dalla mia presa e mi tiene a un braccio di distanza.
«Come diavolo stai, fratello?»
«Bene. E tu stai... cazzo, tu stai da favola.»
Lui mi sorride.
«Sì, sto benino.»
Ha riacquistato colore, ha il viso riposato e niente sfoghi cutanei. Le sue labbra hanno un ariatriste ma almeno non sono gonfie. Sta benissimo.
«Ma abiti sempre nella stessa casa?»
Lui scoppia a ridere.
«Ma sì, è solo stata una bella giornata.»
«Mangi?» gli chiedo.
«Sì, mangio.»
«Questa sì che è una bella notizia» gli dico dandogli una pacca sulla spalla.
«Sono felice disentirtelo dire.»
«Sapevo che lo saresti stato.»
Nel tragitto verso l'ascensore, ci imbattiamo in Tyler e Stephen.
«Ragazzi, questo è mio fratello.»
«Piacere, amico» dice Tyler. Tyler e Stephen non sono i tipi che stringono la mano, perciò Jessequesta volta può risparmiarsi le solite scuse stile «non toccarmi, poi ti spiego perché».
Jesse sorride. Tiene le mani in tasca e ogni tanto dà un calcetto alla parete. È nervoso, ma piùgentile di quanto non siano stati mamma e papà.
«Non è così male qui.»
«Nah, non lo è. Dovrei rapirti per il fine settimana, così potresti star qui con me. La mia stanza ègrande.»
«Sì, ma tanto tu non starai qui così tanto da aver bisogno di compagnia.»
Spingo il bottone per iniziare a scendere.
«Come butta a casa?»
Lui scuote le spalle.
«Non malissimo, a dire la verità. Naomi viene sempre. Le manchi. E manchi
anche a Will, credo. Piange più forte del solito. Alla fine papà e mamma hanno preso una babysitterper venire a trovarti insieme. Io volevo portarlo con me ma loro insistono che per ora è meglio non
portarlo fuori.»
Lo ignoro.
«Hai sentito Charlotte?»
Mi fa una faccina dispiaciuta e scuote la testa.
«Si rifarà viva» dico.
«Ma certo» mi rassicura stringendomi una spalla. «Ne sono sicuro.»
Leah s'infila in ascensore un secondo prima che le porte si chiudano. Qualsiasi altra personasarebbe rimasta incastrata.
«Chi è lui?» mi chiede.
«Lui è Jesse. Mio fratello.»
«Piacere» fa lei.