A scuola Charlotte mi chiede: «Allora Jesse sta meglio adesso?».
«Sì, tutto nella norma.» Faccio rotolare la matita sul banco, tentando di far sembrare casuale il
movimento rigido del mio gomito.
«Questa volta è stata brutta, però. È ancora incazzato.»
«Già, me l'hai detto» fa lei mettendosi i capelli dietro le orecchie.
«Come l'ha presa Naomi?»
«Mmm?»
«Sai com'è quando si parla di Jesse. Sono molto legati.»
«Be', era dispiaciuta. Come noi del resto. Jesse ha una crisi e scoppia il putiferio. Ce la facciamo tutti sotto. La mamma è supernervosa e non fa che colpevolizzarsi. Dovevi vederla oggi
mentre lavava i piatti dopo pranzo.»
«Mia sorella era tutta preoccupata.»
Anche quel po' di sorriso che avevo s'inabissa fra le labbra.
«Che c'è?» fa lei, strappando via un petalo dal suo garofano.
«Dico solo che secondo me non funzionerà. Fra Jesse e tua sorella, intendo.»
«Gliel'hai chiesto?»
«No.»
«Allora come lo sai?» mi chiede aggrottando le sopracciglia.
«Mia sorella è un tesoro.»
«Ne sono sicuro. Però per me non è ancora pronto.»
«Ha sedici anni.»
«Sì, e in sedici anni ha passato solo cinque minuti fuori dall'ospedale. Tua sorella mangia burro
d'arachidi, poi gli dà un bacio sulla guancia e io e i miei ci ritroviamo a identificare il corpo di
Jesse.»
Lei alza gli occhi al cielo, esasperata.
«Se vuoi fare da balia a qualcuno, fallo con Will. Jesse èadulto ormai.»
«Sì, ma un adulto molto malato» dico spalancando il blocco degli appunti.
Lei scuote la testa.
«Sai una cosa, è di te che mi preoccupo. Perché hai quella fascia?»
«Mi faceva male il polso. Voglio solo farlo rilassare un po'.»
La signora Yanovic entra camminando stile papera con quattro penne strette fra i denti.
«Benvenuti nel mondo degli ioni molecolari. Ah, McNab» fa un cenno verso di me
«la signorinaMarlin ti vuole nel suo ufficio.»
«E chi è la signorina Marlin?» mormoro a Charlotte.
«Una tutor.»
«Una tutor?»
Lei fa sì con la testa.
«Ci sarà un errore» dico radunando le mie cose. «Secondo me vuole Jesse.» Dopo una crisi tuttisi sentono in dovere di confortarlo. Chissà poi perché.
Chi se ne frega. Se serve a farmi saltare chimica.
Con lo zaino sulle spalle percorro a passo lento il corridoio, ponderando le opzioni che mi si presentano. Mi pulsa il braccio e vorrei solo andare a casa, ma non ho nessuna voglia di avere a chefare con mia madre che non fa che piangersi addosso o dire che papà non l'apprezza, e in più non ce
la posso proprio fare ad affrontare Will. Voglio andare in biblioteca, accovacciarmi in un angolo e