Trentacinque

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Quando ripeto quelle cose allo psicologo il giorno dopo, non sembra così colpito.


«Ma, Jonah» dice.
«Tutto questo non ha senso.»


Piccoli ottusi cervelli del West.


«Ci sarà pure qualcos'altro che tu possa fare per sostenere la tua famiglia» mi dice.
«Qualcosa

che non implichi per forza l'autolesionismo.»


«Faccio del mio meglio» insisto.


«Lo so.»


«No, lei non lo sa.»


Mi metto a fissare la parete oltre lo schienale della sua poltrona ergonomica. Ha la testa della

stessa forma dell'orologio sul muro, ma la faccia è meno seria. Più interessante.


Aspetto, finché non mi calmo e poi dico:
«Le ho provate tutte».


«So che ti sembra...»


«No. Le ho provate tutte.»


«Spaccarti le ossa di sicuro non è la soluzione, Jonah.»


«Sì. Lo so. So che non funziona.»


«E allora che pensi di fare?»


È una domanda cattiva, perciò non gli dico che sto pensando di lasciare l'organismo della mia


famiglia, di recidere il nostro legame in maniera netta e definitiva. Non gli dico che sono un

parassita, che sono la loro rovina. Che il mio star bene li sta facendo a pezzi.


Non merita di saperlo. E non ho nemmeno voglia di parlarne.

È rientrato nel suo ruolo di strizzacervelli.
«Il problema dell'autolesionismo è che crea una

consuetudine. Non è sufficiente che tu dica che smetterai di farti del male. Ciò che dobbiamo fare


adesso è fornirti uno sfogo alternativo... un'altra abitudine comportamentale da seguire.»


«Posso farcela, posso smettere di farmi male» dico, pienamente consapevole di parlare come un

alcolizzato. Posso smettere di bere quando voglio...


«Jonah.»


Fanno tutti così - dicono il mio nome con tono deciso e perentorio, come se due sillabe e

un'occhiata di rimprovero potessero esercitare un qualche tipo di potere su di me. È solo un nome.


Non significa nulla.


«Jonah. Non potrai tornare a casa se non collabori» mi dice.


È convinto che tornare a casa sia il mio obiettivo.


«Dov'è Leah?» chiedo.


«Mmm?»


«Non l'abbiamo vista stamattina. Non c'era né a colazione né a pranzo.»


«Non saprei.»


Gli lancio un'occhiata e mi gratto il ginocchio.


«Allora, cos'hai intenzione di fare, Jonah? Sei pronto per iniziare a costruire un nuovo stile di

vita?»


«Non saprei» dico io.


Lui annota qualcosa nella sua cartellina, mentre scroscia un applauso nella mia testa.


Jonah: 1. Salute mentale: 0.

Break - Ossa RotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora