Diciannove

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Il problema è dirlo a Naomi. Mi balza davanti lunedì prima della terza ora stringendo nelle mani una


manciata di foto prese da internet. Mi mostra immagini di gente sanguinante, con gambe e braccia in

trazione, gente con ossa che trasudano infezioni.
«Dobbiamo fare più attenzione» mi sussurra


infilandomi le foto nell'armadietto.


«Senti» devo dirglielo, ora, e invece mi metto una mano in tasca e tiro fuori il compito di fisica.


«Guarda un po' qui.»


Le cade l'occhio sulla A e mi fa un sorrisone.
«Jonah! È stupendo!»


«Non è solo stupendo, cara mia.» Strappo un pezzetto di scotch e appiccico il compito dentro

l'armadietto.
«Questa è un'altra rata per il biglietto di sola andata che mi porterà fuori di qui.


Università di Architettura...»


«Vuoi festeggiare?» e dicendolo fa il gesto di spezzare qualcosa.


Oh, Naomi. È sempre così. Si butta a capofitto nelle cose. È fatta così.

Una volta dovevamo fare una ricerca sugli anni sessanta e lei ha tinto il suo tappeto in lavatrice e ha smesso di mangiare carne. Un altra si era parlato dell'Oceano Atlantico e lei ha riempito la sua

stanza di acquari.


Adesso è lì che mi guarda col suo mento appuntito inclinato da una parte. Occhi sbarrati,

sull'orlo del pianto.


«Non credo che lo rifarò.»


«Se è per il dolore possiamo risolverla» sbotta senza lasciarmi finire.
«Ho fatto delle ricerche.


Se ti prendi un sacco di calmanti per la tosse prima...»


«Naomi, smettila. Non è per il dolore. Non posso più farlo.»


Il labbro inferiore quasi le tocca terra.
«Ma perché no?»


Adoro Naomi, ora vuole sapere l'esatta ragione per cui ho deciso di smettere di provare a

uccidermi. Che amica.


«Perché non è giusto.» Questo le farà effetto.
«Sto facendo a pezzi la mia famiglia. Non era il mio


obiettivo.»


«Questo lo so.»


«I miei ora non possono sopportare anche questo. Devono concentrarsi su Jesse.»


«Dài, Jonah.» Mi prende per un braccio e mi tira da parte. Ci sediamo accanto alla vetrata

nell'atrio. Con il sole accecante da un lato e la folla che passa dall'altro, mi sembra quasi di essere


seduto in riva a un fiume.


«Ehi, senti» mi fa.
«Non puoi mollare proprio adesso.»


Io scuoto la testa.
«Tu sei pazza.»


«No, ascoltami, so che è dura» dice sfiorandomi il gesso. «
Tu sei coraggioso da morire, lo sai

questo?»


«Smettila.»


«No. Non voglio che pensi che non apprezzo ciò che fai.» L'ombra di una nuvola per un istante

oscura la finestra e il viso di Naomi assume un'aria sinistra.
«Ciò che fai è... cazzo, è


rivoluzionario.»


«No.»


«Ehi, sono fiera di te! Questo è il tuo corpo e tu ci fai quello che ti pare, ecco cosa sbatti in

faccia alla gente. Ci vogliono le palle quadrate per farlo.»
«Non è quello che sto facendo.»


«Sei coraggioso.»


«Sono disperato.» Ma basta, la gente deve smetterla di farmi sembrare un eroe.


«Naomi, se iniziano a credere che i miei mi picchiano, porteranno via Will e Jesse. Che cavolo,


Will ha solo otto mesi. Ha bisogno di loro. E come diavolo farebbe Jesse a sopravvivere da solo?»


Non la faccio nemmeno parlare.
«Basta. Così non si può andare avanti. Non avrei mai dovuto iniziare

e tu lo sai.»


Lei deglutisce e vedo ogni singolo muscolo della sua gola tendersi.
«Vorrà dire che staremo più


attenti. Ci concentriamo solo sulle dita delle mani e dei piedi.»


«Ma che cazzo, Nom? Tu cosa ci guadagni?»


«Un video...»


«Non dire cazzate. Non si tratta del video.»


Lei sorride e abbassa lo sguardo.
«Non voglio dirtelo. È una cosa stupida.»


Mi accorgo che il sole è riapparso.


«Fa nulla, dimmelo.»


Giocherella con un lembo della giacca.
«Tu non ti tiri indietro» dice facendosi piccola nelle


spalle.
«Tu stai mettendo tutto te stesso in qualcosa. E questo è... illuminante.»


«È autolesionismo. Non mi sembra molto illuminante. E nemmeno interessante.»


«Non è autolesionismo. Non sminuire tutto così» dice scuotendo la testa.
«Non fingere che il

motivo sia questo, solo perché così è più facile smettere.»


Io non dico niente.


«Lo fai perché vuoi diventare più forte. Vuoi diventare una persona migliore.»


«Ma basta, Naomi, non sono mica un martire. E non sono neanche tanto originale. A chiunque

piacerebbe essere migliore.»


«Sì, ma tu ci provi davvero» dice gettandomi le braccia al collo. Avrà come la sensazione di

abbracciare un fantoccio.
«Io ti voglio bene.»


«Sì, vabbè.»


«Non smettere» mi sussurra. «Continua a ispirarmi.» Con i migliori amici è sempre così, faresti

di tutto per loro.


Lo farebbe anche lei, se glielo chiedessi. Si romperebbe l'osso del collo per me.


«Ci penserò.»


Oh, merda.

Break - Ossa RotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora