Trentaquattro

34 3 0
                                    

«Vieni. C'è una festa per matti di là» dice Stephen appoggiato allo stipite della mia porta come se

non riuscisse a stare in piedi.


«Mmm» mi metto le mani fra i capelli
«non ne ho tanta voglia.»


«Sei rimasto nella tua stanza per ore.»


Che dovrei dirgli? Sono piegato in due dal mal di stomaco da quando mamma, papà e Jesse se ne


sono andati.

Stephen si siede in fondo al mio letto. «Leah dice che tuo fratello è carino.»


«Sì. È bello quando sta bene» dico stirando le gambe.
«È solo che... non so se sia un bene che io

torni a casa.»


«Ora?»


«Quando mi lasceranno andare.»


«Ma di che parli?»


«Mio fratello. Non aveva mai un aspetto così sano quando ero a casa.»


«Non crederai davvero che stia meglio per il semplice fatto che tu sei qui? Sei arrivato da

quanto... un giorno? E poi non andavate d'accordo?»


Io sbuffo, perché «andare d'accordo» non descrive nemmeno lontanamente il nostro rapporto.


Lui scuote la testa, lentamente.
«Dài, vieni fuori.»


«Non mi sento molto di compagnia.»


«Già, sei depresso. E credi di essere l'unico qui dentro? Eddai, Jonah.»


Mi infilo un paio di calzini e seguo Stephen verso il salone. Le sedie sono vuote e sono tutti per

terra, uno sull'altro a formare una gigantesca pila di ragazzini.


«Ehi, Jonah» esclamano in coro.


Mi avvicino a quattro zampe a quell'ammasso informe e poso la testa sulla spalla di Belle. Lei

me l'accarezza come fossi un bravo cagnolino e a me viene in mente Charlotte.


«Tyler ci sta raccontando una storia» mi dice.


Tyler continua.
«Ed è così che... be'... che ho iniziato a odiare il mio patrigno. È un po' colpa


sua.»


«Non puoi incolpare lui se sei diventato pazzo» dice Leah.


«Ma che dici, sarebbe a dire che tu non odi nessuno per... sì insomma...»


«Certo che no. È solo colpa mia. Nessuno mi ha obbligato a smettere di mangiare.»


La maglietta di Belle è un po' sollevata e scorgo i tagli che ha sui fianchi. Ho lo stomaco

sottosopra.


«E tu, Jonah?» chiede qualcuno.


Chiudo gli occhi e inizio a raccontare dell'incidente e di cosa è successo dopo, e dopo dopo...


Trattengono tutti il respiro.


«Oddio, dev'essere stato orribile» fa Tyler mettendosi a pancia sotto.


«Faccio un po' fatica a ricordare le parti peggiori.» Dell'incidente. Di tutto.


«Non fa male? Rompersi le ossa, intendo» mi chiede.


Parlarne mi restituisce uno strano senso di libertà. «Come no, ma c'è anche una bella scarica

d'adrenalina.»

Break - Ossa RotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora