Storia di due angeli.

Capitolo 45.

I miei genitori decisero che dovevo andare da uno psicologo. Mi alzai, mi preparai e papà mi accompagnò dallo psicologo. Non ne avevo voglia. Entrai, nella sala d'attesa, c'ero solo io. Venne una signora che mi disse:<< Alyson Miller?>>
Io:<< Sì.>>
Signora:<< Sei qui per vedere il dottor Hale?>>
Io:<< Mi sembra un po' logico, no?>>
La signora mentre andava via disse sottovoce:<< Ah, ma che simpatica...>>
Tornò e mi disse di seguila, così feci. Entrai nell'ufficio dello psicologo e mi sedetti.
Lo psicologo entrando disse:<< Salve, lei deve essere la signorina Miller, vedo che già si è messa a suo agio.>>
Io:<< Si, mi dia anche del tu.>>
Si sedette avanti a me, ero confusa. Era molto giovane, aveva i capelli castani e gli occhi verdi. Era davvero bello.
Psicologo:<< Piacere Edward Hale, sarò il tuo psicologo. Puoi darmi anche del tu se ti trovi più a tuo agio... Cosa c'è che non va? Perché continui a guardarmi?>>
Io:<< Ma tu sei troppo giovane per fare lo psicologo...>>
Edward:<< Tu ti basi sull'età di una persona per determinarne le capacità?>>
Io:<< No, però quanti anni hai, 18?>>
Edward:<< Ne ho 20, e si lo fai. È come se io ora ti dicessi: tu sei troppo giovane per sapere cos'è il dolore dato che alla tua età si soffre perché non si piace agli amici, o perché non si piace al ragazzo che si ama, o si soffre perché il rapporto con i genitori non è quello che ti aspetti. Ma tu sai bene cos'è il dolore, lo si vede dal dolore che hai negli occhi. Tu sei così altrove che non riesci nemmeno più a tornare.>>
Io:<< Già... Sei proprio bravo.>>
Edward:<< Non mi hai ancora detto il tuo nome.>>
Io:<< Alyson, mi chiamo Alyson. Non ricordo il tuo, però...>>
Edward:<< Io mi chiamo Edward.>>
Io:<< Bene, ti chiamerò Ed.>>
Edward:<< D'accordo. Ora ti va di raccontarmi qualcosa?>>
Io:<< Che senso ha? Tu soltanto guardandomi hai capito tutto.>>
Edward:<< Non è tutto. C'è altro e ti farebbe bene buttare tutto fuori.>>
Io:<< Non ho voglia di parlare ora.>>
Edward:<< Vuoi passare tutta l'ora in silenzio?>>
Io:<< Si, se si può.>>
Edward:<< D'accordo.>>
Passammo l'ora in silenzio e quando finì la seduta andai via.
Era una stronzata andare dallo psicologo. Nessuno può capirmi.
Decisi di non tornare a casa e mi recai a casa di Chris. Era passato un po' di tempo da quando Peter era partito.
Rimasi ferma all'ingresso per un po'. Presi coraggio e mi recai nella sua camera. Mi sedetti sul suo letto, sembrava quasi come se lui fosse lì con me.
Io:<< Chrì verrai a casa ad interrompere questo dolore, stanotte?>>
Mi recai al suo armadio e lo aprii. Tutto profumava di lui. Presi delle sue felpe e le misi in una borsa. Trovai il cd del suo compleanno, presi anche quello.
Presi anche il suo profumo, ed il suo cuscino, sembra stupido, e forse lo è, ma quel cuscino è parte di lui.
Tornai a casa con tutta la roba che avevo preso ed andai in camera mia. Papà salì e disse:<< Com'è andata la seduta dallo psicologo?>>
Io:<< Siamo stati in silenzio per ben mezz'ora. Il resto lo abbiamo passato a presentarci.>>
Papà:<< È un buon inizio, no?>>
Io:<< Penso che sia un'idiozia andare dallo psicologo...>>
Papà:<< Ne hai bisogno.>>
Io:<< Io ho solo bisogno di Chris, ma lui dov'è? Dov'è Chris? Hai mai creduto di essere importante per qualcuno, quando non lo eri? Ecco io credevo di essere importante per Chris, ma non è stato così...>>
Papà:<< Chris ti ama e sei sempre stata importante per lui.>>
Io:<< E allora perché è andato via? Perché mi ha abbandonata? Eravamo io e lui contro il mondo intero, ora sono io sola contro il mondo intero e non penso di farcela...>>
Papà:<< Non ti ha abbandonata. Lui non voleva farlo, solo che le voci nella sua testa erano più alte della musica che aveva nelle cuffiette.>>
Io:<< Ho visto l'amore della mia vita sfuggirmi dalle mani...>>
Papà:<< Ce la farai. Insieme ce la faremo. Te lo prometto.>>
Mi diede un bacio sulla fronte ed io rimasi lì a fissare il soffitto. Inizia a pensare, ma pensare non fa bene, è doloroso ed il dolore ti rende debole.