Capitolo 48.

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Aspettò che mi calmassi per bene, ero ancora un po' scossa, e quando finalmente mi calmai disse:<< Ti va di spiegarmi perché non sei voluta entrare nella gelateria?>>
Io:<< Quando Daniel cercò di violentarmi Chris mi rimase sempre accanto e un giorno, per farmi riprendere, mi portò in una gelateria. Quella gelateria... Facemmo la battaglia col gelato, poi con l'acqua e quando tornammo a casa, dopo esserci lavati, ci mettemmo nel letto. Vedendo i suoi bellissimi occhi capii che ero innamorata di lui. Io sono ancora follemente, dannatamente ed irrimediabilmente innamorata di lui...>>
Ed:<< Fa malissimo vero? Ti sembra che nulla ha senso e che tutto quello che hai intorno è inutile se non c'è lui...>>
Io:<< Si, e tutto questo è un fottuto schifo...>>
Ed:<< Devi buttare tutto fuori. Devi piangere e vedi che forse starai un po' meglio.>>
Io:<< Ho paura che se inizio a piangere poi non riesco più a smettere. Ho paura di non riprendermi più da tutto questo. Ho tanta paura, e mi sento così fottutamente sola...>>
Ed:<< Dai vieni qui.>>
Mi abbracciò così forte, ed io iniziai a piangere. Non riuscivo più a smettere. Mi accarezzava i capelli:<< Grazie. Scusa se sono crollata così, avanti a te.>>
Ed:<< Io sono qui per te... Aspetto che ti addormenti e vado via, va bene o ti dà fastidio?>>
Io:<< No, resta per favore.>>
Restò ed io mi addormentai. Riuscii a dormire tutta la notte senza svegliarmi nemmeno una volta. Quella volta riuscii a non sentirmi sola. Ero viva, ma non mi sentivo affatto viva. Così, il giorno seguente, presi la lametta ed incisi un taglio profondo sul polso, in orizzontale.

 Così, il giorno seguente, presi la lametta ed incisi un taglio profondo sul polso, in orizzontale

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In orizzontale non ti uccide, però ci sei vicino. Io non posso morire così facilmente, devo soffrire, proprio come ho fatto soffrire lui, me lo merito, e merito anche di peggio.
Mio padre venne a controllarmi e mi trovò sul pavimento quasi agonizzante.

Mio padre venne a controllarmi e mi trovò sul pavimento quasi agonizzante

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Vide la pozza di sangue e mi portò in ospedale. Così sopravvissi ancora. Mi sentivo come un inutile corpo, che la vita non la merita. Sono inutile senza di lui...
Ed venne a trovarmi in ospedale, bussò ed entrando disse:<< Posso entrare?>>
Io:<< Si, entra pure.>>
Si avvicinò al mio letto e mi diede un bacio sulla fronte:<< Non ti chiedo se stai bene perché si vede che non stai bene, si vede proprio...>>
Io sorrisi ironicamente:<< Grazie per l'incoraggiamento.>>
Ed:<< So perché l'hai fatto, ma non ti giustifico per questo.>>
Io:<< No, stavolta non puoi saperlo.>>
Ed:<< Si, fidati io lo so. Tu sanguini solo per capire se sei viva, e so che non ti senti affatto viva...>>
Entrò mamma:<< Tu chi sei?>>
Ed:<< Io sono Edward Hale, lo psicologo, piacere di conoscerla.>>
Mamma:<< Il piacere è mio. Ma cosa ci fai qui?>>
Ed:<< Ho visto che sua figlia non veniva alla seduta e mi sono preoccupato, così ho chiamato suo marito e mi ha detto che era in ospedale, così sono venuto a trovarla.>>
Mamma:<< Ma tu non sei troppo giovane per fare lo psicologo?>>
Ed sorrise e mi guardò, poi si voltò di nuovo verso mamma e disse:<< Lei è sua figlia siete identiche, anche sua figlia mi ha detto la stessa cosa...>>
Mamma:<< Oh, davvero? Scusa...>>
Ed:<< Si figuri... Comunque non sono così giovane.>>
Io:<< Può anche essere giovane, ma è bravo mamma, davvero molto bravo.>>
Mamma:<< Edward giusto?>>
Ed:<< Si.>>
Mamma:<< Posso parlarti due secondi?>>
Ed annuì ed uscirono dalla stanza:<< Cos'ha che non va mia figlia?>>
Ed:<< Sua figlia vuole porre fine a tutto, perché il modo in cui si sente dentro è troppo per lei e i demoni che nasconde sono tutto ciò che conosce...>>
Mamma:<< Tu puoi aiutarla a stare meglio?>>
Ed:<< Io ci proverò, anche se non posso prometterle che starà bene.>>
Mamma:<< L'importante è che ci provi. Grazie di tutto, davvero. Se non ci fossi stato tu non so proprio ora dove staremmo...>>
Ed:<< Dovrei essere io a ringraziare sua figlia, lei è riuscita a farmi parlare di un qualcosa della quale non riuscivo a parlare, e mi serviva proprio... Posso parlare un po' da solo con sua figlia?>>
Mamma:<< Certo.>>
Ed entrò nella stanza:<< Posso disturbarti cinque minuti?>>
Io:<< Si, vieni pure. Cosa devi dirmi?>>
Ed:<< Devi riprenderti. Non puoi andare avanti così. Non puoi più tornare indietro, d'ora in poi potrai solo andare avanti, è troppo tardi per tornare indietro, quindi per una buona volta fa qualcosa della tua vita. Ti aspetto presto nello studio, okay? Se hai bisogno di parlare chiamami e appena potrò verrò.>>
Io:<< Grazie, grazie di cuore.>>

Passarono un paio di giorni e tornai a casa. Luke venne a trovarmi:<< Ehi piccola, come stai?>>
Io:<< Sto bene...>>
Si allontanò:<< Sei cambiata. Prima parlavi dei tuoi problemi, piangevi ma almeno ti sfogavi. Ora ti tieni tutto dentro. Sei assente, non sorridi più come una volta. A me piaceva vederti sorridere...>>
Io:<< L'unica persona che abbia mai amato non c'è più, che senso ha sorridere?>>
Luke:<< Ecco lui è un po' così: distante, ma sta sempre lì a guardarti, ad illuminarti e ad ascoltarti...>>
Io:<< Peccato che io non abbia una fede e quindi non credo in queste cose.>>
Luke andò via. Non avevo voglia di corrergli dietro così mi misi a dormire.
Avevo paura. Paura di stare bene. Ed è strano avere paura di stare bene dopo nottate ad adorare anche il dolore, il dolore mi faceva stare più vicino a lui e non volevo allontanarmi da lui.

Storia di due angeli.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora