Chissàse tu mi penserai, se con i tuoi non parli mai.
Parlare delle nostre cose sapendo che James è nell'altro tavolo e che sta ascoltando la nostra conversazione mi mette a disagio. Ma chi ti dice che stia ascoltando proprio te? Mi rimprovera la mia vicina interiore.
"Poi, io dico: è possibile dire 'ti amo' solo dopo sei giorni? No, secondo me non è normale!" esclama Margot addentando il panino con il tonno. Le nostre colazioni sono piene di chiacchiere e, quando non abbiamo fretta, potremo impiegare un'ora intera per finire lo spuntino.
"Sono immaturi" commento con lo sguardo puntato verso la televisione. In realtà, se guardassi Margot vedrei anche James e non ho alcuna voglia di incontrare il suo sguardo. Evidentemente ieri sera era così ubriaco da non ricordarsi niente e stamani mi ha salutato come se non avessimo passato 12 anni insieme. Già è tanto che ti ha salutato, interviene la vocina. Dovrei trovarle un nome: alle volte è così odiosa che vorrei battere la testa contro un muro per farla scomparire, ma delle volte è anche utile, facendomi vedere il lato positivo delle cose. Come in questo caso.
"Ma.. ieri sera...?" inizia Margot. Io tossisco con forza per nascondere le sue parole: se James non si ricorda nulla, Mark saprà sicuramente quello che è successo. Già che non lo sopporto, figuriamoci se penso che lui è a conoscenza dei fatti. Le lancio un'occhiata come per dirle che ne parliamo fuori e lei si zittisce all'istante ricordandosi che i diretti interessati li ha dietro le spalle. Spalanca gli occhi per poi lasciarsi uscire uno 'zztt' e comprendosi la bocca con una mano. Purtroppo, ha il difetto di parlare troppo e anche in situazioni sbagliate.
"Andiamo via" esclama "Voglio sapere tutto."
"Adesso?" chiedo accigliandomi. Ho appena finito il panino e tra un po' non mi è arrivato nello stomaco e lei se ne vuole già andare. Ma non sono sicura che il vero motivo per cui vorrei rimanere qui sia questo. Erano mesi che non lo vedevo e ne passeranno altrettanti per vederlo di nuovo. Tra tre giorni ripartirò per Oxford e dovrò lasciare ancora una volta i ricordi legati a Doncaster.
James sussulta e spalanca gli occhi ma appena si accorge che lo sto fissando, distoglie lo sguardo e torna a posarlo sulla televisione che trasmette '16 and pregnant'.
"Tanto non si ricorda" ammetto un po' triste spingendo distrattamente il cancellino di casa di Margot. Lei mi guarda e poi torna a succhiare dalla cannuccia che emette un rumore assordate a causa del liquido finito e oltrepassa la soglia "Dici?"
"Era ubriaco fradicio, Maggy" sospiro richiudendo il piccolo cancello che adesso ci divide "Sennò avrebbe evitato di rispondermi come uno che non ha ne bocca e ne mani, no?"
Lei si lascia andare fino allo schienale: "Ah, questi maschi."
Tra tre giorni sarò di nuovo nella mia stanza del dormitorio, pronta a combattere contro il secondo anno di economia. A pensare di dover affrontare di nuovo una valanga di esami, mi prendono i brividi e non sono ancora sicura di volerlo fare davvero. Mi viene da ridere pensando a quanto fossi sicura di andarci, due anni fa. Mia madre era contraria: non voleva che stessi fuori casa ma poi, con mio padre, riuscimmo a convincerla che non mi sarebbe successo nulla di male, a parte avere un sacco da studiare e poco tempo da dedicare alla mia vita privata. Ripenso a quello che mi ha detto Margot sul fatto di avvicinare James furtivamente. Sarei davvero in grado di farlo? Vorrei riaverlo nella mia vita? E lui, vorrebbe tornare a far parte della mia?
Il giorno del mio quattordicesimo compleanno, dopo che James aveva baciato la mia migliore amica di quei tempi, gli confessai di essere innamorata di lui e piansi tutta la notte. Il giorno dopo me lo ritrovai sotto casa e mi chiese se volessi andare a fare una passeggiata: mi spiegò che lui e Jessica si erano messi insieme la sera stessa e che lui era veramente attratto da lei. Io sorrisi e gli dissi che ero molto contenta per loro ma il mio cuore cadeva in frantumi ogni nuova parola che usciva dalla sua bocca. Alla fine, una persona innamorata non può volere altro che il bene dell'altro, no?
Sposto lo sguardo dal fiume che scorre sotto di me e lo poso sulla strada e sulle macchine che passano. Sono al di là della striscia bianca ma purtroppo la via è stretta e devo fermarmi per farle transitare. Saluto con la mano la zia di Margot in bicicletta e poi fisso la macchina nera che sta venendo nella mia direzione. All'interno Mark mi concede un sorriso ipocrita, mentre James mi fissa diritta negli occhi ma non reagisce. Il mio cuore comincia a battere veloce e approfitto di un momento poco trafficato per fare una corsetta fino a casa: le nuvole si sono affollate sopra Doncaster e sicuramente di qui a poco, pioverà.
"Bridget!" mia mamma mi viene incontro e mi sorride. È sempre stata una donna affettuosa e amorosa e non mi ha mai fatto mancare affetto. Le sono riconoscente di tutto, soprattutto di avermi fatto diventare la donna che sono adesso.
Mi butto tra le sue braccia e sospiro. "Che c'è che non va?" mi chiede. Sarà un super potere delle madri ma a lei viene proprio naturale. "Niente" rispondo nascondendo la testa.
"Problemi di cuore o di scuola?" mi allontana dirigendomi verso il divano. Mi ci butto a peso morto e lei si accomoda vicino a me ma lasciandomi comunque i miei spazi.
"Nessuno dei due.." piagnucolo. Lei mi guarda con lo sguardo di una che la sa lunga così mi decido a parlare: "James."
Spalanca gli occhi: "Ancora?" E' al corrente di tutto quello che è successo in passato e sa quanto lui era importante per me.
"Si, no. Cioè.. allora.. l'altra sera è venuto da me per chiedermi scusa. E io, beh ecco, l'ho trattato di merda." Mi stringo nelle spalle e poi mi ricordo un particolare importante "Ah, era ubriaco!"
Mia madre scuote la testa: "Secondo me hai fatto bene!" esclama battendo le mani e improvvisando un applauso. Spalanco la bocca: sicuramente non mi aspettavo che mi venisse incontro. A lei sono sempre piaciute le buone maniere e odia chi si comporta male. "Cosa?"
"Beh.. si! E' sempre stato così gentile e bravo con te che credevo vi metteste insieme prima o poi. Ma da quando è andato a giocare, Cristo.. è diventato un vero bastardo."
Le sorrido riconoscente, mettendo poca attenzione alla prima frase. Tutti, in paese compresi i nostri compagni di classe e i nostri genitori, credevano che stessimo insieme. Non nascondevamo il fatto che, visto da un esterno, la cosa poteva sembrare ambigua ma puntualmente rispondevamo, a tutta la gente che ce lo chiedeva, che eravamo solamente tanto amici e che ci volevamo un casino di bene. Delle volte, invece, mi sembrava di essere una coppia nascosta dal mondo, come quella volta che ci baciammo sul divano 'per sbaglio' e continuammo a sorridere come due cretini per tutto il pomeriggio. Lasciammo pure indietro i compiti di storia e stemmo tutto il giorno a punzecchiarci. Amavo stare con lui soprattutto quando vedeva solo me e nessun'altro.
SPAZIO AUTRICE
Eccomi qua con un nuovo capitoli, questa volta un po' più lungo.
James sembra non dare molto peso a Bridget che invece ne risente del suo comportamento indifferente. Ce la faranno a parlarsi di nuovo come due persone 'normali'?
Inoltre, volevo farvi due domande:
- preferite capitoli lunghi o corti?
- vi piace l'andamento della storia? Sto andando troppo lentamente nello svolgimento della trama?
Vi prego di dirmi la vostra e di darmi consigli così da migliorare me stessa e la vostra lettura.
Ci vediamo al prossimo capitolo,
Irene :)
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I forget to forget you
ChickLitBridget e James. Due amici inseparabili, due cuori legati dal tempo, due anime che sembravano non stancarsi mai di essere sempre vicine, due persone separate da un monotono lunedì di agosto. Ormai le loro strade sembrano non doversi incontrare più m...