Capitolo 20 - James

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Sono delle pareti bianche, un lenzuolo dello stesso colore e l'odore di disinfettante a darmi il buongiorno questa mattina. Dalle avvolgibili, bianche anch'esse, proviene una luce soffusa, quella dell'alba o del primo mattino.

Sulla mia sinistra, una Bridget raggomitolata in se stessa, dorme. La guancia appoggiata sopra il ginocchio e le braccia che, molli, le circondano le gambe la fanno sembrare più piccola.

Mi muovo con cautela, cercando disperatamente il motivo per cui mi trovo in un ospedale. Potrei svegliarla e chiederglielo, semplicemente. Ma quei lineamenti dolci e teneri mi trattengono da toglierla dal mondo dei sogni.. dorme così bene. Mi ritrovo a pensare che non mi capita spesso anzi, quasi mai di preoccuparmi per gli altri, tantomeno quando potrebbero essermi utili. Ma lei è Bridget, mi ricorda il subconscio.

Lentamente e con la schiena dolorante provo a mettermi in una posizione migliore ma un dolore lancinante alla caviglia mi fa tornare con il corpo ben attaccato al materasso. Merda.

Faccio capolino sotto il lenzuolo candido e con mio grande orrore scopro di avere una gamba ingessata. Di bene in meglio.. il mio polso è ricoperto da fasce e garza bianche che, a contrasto con la mia pelle bianca, mi fanno sembrare ancora più pallido.

Un impulso irrefrenabile mi porta a sfiorare con le dita la pelle morbida di Bridget: le accarezzo uno stinco e lei, nel sonno, alza gli angoli della bocca in un piccolo sorriso, se così si può definire.

Vorrei svegliarla e dirle tutte le verità: 'Sai Brith, da quando sei tornata a far parte della mia vita non c'è stato un secondo, un minuto, un luogo in cui non ti ho pensato. Stai diventando la mia ossessione e ogni volta che ti vedo e il mio cuore batte veloce ho come l'impressione di impazzire. Non è così, vero? E' normale innamorarsi della migliore amica che sei anni prima hai abbandonato per andare a giocare a calcio e che in questo lasso di tempo non hai mai pensato? Perché si, è stato così. Ero talmente occupato a infilare il mio cazzo dentro le tante ragazze che aprivano le gambe solo per me, che mi sono dimenticato della tua presenza. Eri diventata solo un ricordo lontano, ti incrociavo e non ti salutavo perché credevo che la tua presenza mi infastidisse e mi facesse tornare a quel periodo in cui tutto andava liscio e non avevo così tanti problemi.'

Potrebbe andare come discorso, no? Peccato che mi sono già dimenticato tutte le parole e non avrò mai il coraggio di dirle in faccia tutte queste cose. Probabilmente mi sto comportando come un ragazzino di tredici anni che ha paura di rivelare alla sua compagna di banco che ha una cotta per lei ma aprire il mio cuore ad una persona, nonostante essa sia Bridget, mi rimane davvero difficile.

Scanso questo argomento che mi opprime e cerco di ripercorrere le ultime ore: sono salito in macchina con Grent, abbiamo parcheggiato alla pista di pattinaggio, lui e Fed sono entrati subito mentre io, scettico, non volevo farlo. Beh, a spingermi ad entrare è stato l'arrivo di Bridget che, con Margot e Madyson, hanno varcato la soglia ghiacciata. Devo essermi fatto male lì, alla pista.

È la luce che penetra dai piccoli buchi dell'avvolgibile a distrarmi dai pensieri e da farmi imprecare perché colpisce direttamente il mio occhio destro. Innervosito, allungo una mano per afferrare il telefono di Bridget che giace, silenzioso, nel tavolino e che mi sfugge non appena lo tocco cadendo sul pavimento e facendo un rumore pazzesco.

"Cazzo!" Brith è in piedi, accanto a me "Tutto bene?"

Annuisco, un po' sconvolto. Non volevo svegliarla. "Stavo cercando di capire che ore sono, non volevo curiosarti nel telefono."

Sbuffando, fa il giro del letto, raccoglie il cellulare e poi si ricompone nella sedia.

Senza proferire parola, sblocca lo schermo e lo gira nella mia direzione. Le 07.47.. come faccio a sfangare una giornata qui dentro? Ammesso che sia una sola.

"Non devi essere obbligata a stare qui. Posso cavarmela da solo" dico. Volevo solamente dirle che poteva tornare in camera e che aveva già fatto troppo per me ma la mia voce è suonata acida e le parole che ho scelto potrebbero rivelare tutto il contrario. Accidenti a me e quando apro questa cazzo di bocca.

Bridget mi guarda accigliata: "Hai una caviglia rotta, un polso slogato e ti sei spaccato la testa. Sei sempre sicuro di potercela fare da solo? Non puoi nemmeno metterti a sedere senza il mio aiuto."

Mi tocco la testa e infatti ho il piacere di sentire una grossa garza fasciarmi metà del cranio.

"Perché?"

"Oh beh.. eravamo a pattinare, sei caduto all'indietro e sei svenuto per la bot.."

"Nono" la blocco "Perché sei rimasta proprio te?"

Mi guarda sorpresa e per un attimo ho la sensazione di averla lasciata a bocca aperta, senza risposte. Andava sempre così anche quando eravamo amici: ogni volta che discutevamo ero convinto di avere l'ultima parola invece lei era sempre pronta a stupirmi, dicendo qualcosa che non aveva bisogno di una risposta.

"Chi altro sarebbe potuto rimanere?"

Detto.

Fatto.


SPAZIO AUTRICE

Sono tornataaa! Scusatemi per questa breve assenza ma in questi giorni sono stata impegnata! 

VORREI RINGRAZIARVI: la storia è arrivata a più di 1k di stelline ed è tutto merito vostro! Vi chiedo di continuare a sostenermi come avete fatto fino ad ora! :) 

Il capitolo è corto e spero le 20 stelline arrivino in modo da poter proseguire con una parta molto più sostanziosa! ;)

A presto, 

Ire.

I forget to forget youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora