Capitolo 3 - Bridget

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I really hate, so much, I

 think it must be true love


"Allarme rosso!" esclama Margot guardando verso lo stand. Seguo il suo sguardo e noto che James sta venendo nella nostra direzione. "Che faccio?" chiede subito. Il panico in una situazione non aspettata è una delle caratteristiche della mia migliore amica. Si fa subito travolgere da un ondata di emozioni e purtroppo, questa volta non posso darle torto. Di solito, rimango calma e cerco di analizzare quello da dire o fare, ma non ce la faccio. Comincio ad agitarmi e guardo James avvicinarsi sempre di più. Barcolla, segno evidente che è ubriaco.

"Non lo so." Rispondo con voce tremante. Margot si accorge che la situazione ci sta sfuggendo di mano così prende lei le redini: "Okey" sospira "Ammesso che stia venendo verso di noi, gli vuoi parlare?"

Gli voglio parlare? Si, no. Non lo so. Vorrei tanto sapere quello che ha da dirmi ma allo stesso tempo credo che sei anni di ritardo siano veramente troppi.

"Non lo so" ammetto alla fine.

"Ciao Bridget" biascica James avvicinandosi pericolosamente. Io mi allontano di scatto e negli occhi di Margot noto un po' di divertimento misto a rabbia.

"Ciao" sussurro. Merda, non credevo di risultare così vulnerabile di fronte a lui.

"Come stai?" si appoggia all'albero accanto a noi per reggersi in piedi e sorride.

Probabilmente è la conversazione più stupida che abbiamo mai fatto nei nostri nove anni di amicizia eppure sono felice. E non dovrei esserlo.

"Che vuoi, James?" dico infine, rendendomi conto che a essere gentile non arriverò a niente.

"Possiamo parlare?" stringe gli occhi e cerca di restare in piedi anche dopo essersi staccato dall'albero.

Apro la bocca per dirgli che non ho nessuna voglia di starlo ad ascoltare ma lui mi precede: "No!" dice con un tono della voce molto elevato "Non qui."

Sussulto. Voglio davvero seguirlo nel buio del giardino? Però, so che non mi farà niente di male. Lui è James e nonostante tutto quello che abbiamo passato non mi toccherà nemmeno con un dito.

Margot salta sulla difensiva ma con un cenno della testa le dico che è tutto a posto.

"Sicura?" insiste.

"Tranquilla." La rassicuro e le faccio l'occhiolino. Lei batte le mani e sorride facendosi scappare dalla bocca un piccolo soffio. Quando è felice fa sempre così. Sottraggo una risata e seguo James nel viale del giardino.

"Qui va bene" dice raggiungendo una panchina dove si siede. Io, invece, rimango in piedi. Un contatto a quattr'occhi e faccia a faccia renderà meglio l'idea.

"Volevo chiederti scusa" inizia.

"Adesso?" domando, lui fa per iniziare a parlare di nuovo ma lo fermo con un cenno della mano "Adesso vuoi chiedermi scusa? Sei ubriaco fradicio, cazzo! E sono passati sei anni, sei fottuti anni!" quasi grido. Non voglio dare spettacolo e non voglio che gli altri ci sentano ma duro veramente tanta fatica a rimanere calma.

"Non urlare, mi da fastidio" sussurra stropicciandosi gli occhi e contorcendo la bocca.

"Ah si? Peccato che siamo in un luogo pubblico sennò avrei gridato di più."

Lui scrolla la testa e io devo trattenere tutta me stessa per non tirargli un pugno nel naso "Sei pazza" sospira.

"Io sono pazza? Sono passati sei anni da quando sei andato via da casa mia e, a parte qualche chiamata su skype, nel giro di due mesi non ci siamo più sentiti."

"Avevo da fare" è la sua risposta che mi fa andare in bestia.

"Giusto" muovo l'indice su e giù "Eri occupato a sprecare l'occasione della tua vita, nascondendo erba nel cassetto."

Lui si incupisce all'istante e scatta in piedi. Mi accorgo troppo tardi che ho toccato un tasto che non avrei dovuto. I suoi occhi sono rossi e si sta mordendo un labbro, molto probabilmente per non aggredirmi. Resto calma, sono più che sicura che non mi farà del male.

"Bridget" ringhia. Faccio un cenno con la testa segno che lo sto ascoltando. "Fanculo!"

Indietreggia fino a che non inciampa nella siepe e ci si siede sopra. Soffoco una risata mentre lui impreca e cerca, invano, di tirarsi su.

"Aspetta ti aiuto." chiedo. So che non dovrei, so che un contatto con la sua pelle creerebbe qualcosa di sbagliato ma non posso lasciarlo lì.

"Faccio da solo." La sua voce è dura. Sono poche le volte che l'ho sentito così ma evidentemente in sei anni qualcosa in lui è cambiato.

"Come vuoi." Mi sposto di lato e lo oltrepasso fino a che lui non può sentire il mio respiro annaspato dovuto al raffreddore. Rimango lì a guardarlo litigare con la siepe e cercare di tirarsi su. Alla fine, dopo aver mandato abbastanza bestemmie per far cadere il clero, abbandona le forze e si lascia andare. Mi lascio sfuggire una risata veloce che nascondo subito con un colpo di tosse e mi dirigo di nuovo verso di lui. Perché lo sto aiutando dopo quello che mi ha fatto, non lo so.

"Posso?" gli domando piantandomi di fronte a lui. Mi lancia un'occhiata di fuoco e poi sbuffa. Ho capito, non vuole il mio aiuto. Forse rimarrà a dormire nella siepe dei giardini pubblici, invece di tornare a casa. Faccio per andarmene ma la sua mano forte mi afferra per un braccio e mi riporta dove ero. Gli porgo la mano libera, che afferra all'istante e lo tiro forte a me.

Il suo tocco mi fa rivivere emozioni uniche e sono costretta a reprimerle quando la mia faccia è pochi centimetri dalla sua. Ingoio rumorosamente la saliva che mi è rimasta imprigionata in gola e mi concentro ad allontanarlo. La mia mente e il mio cuore sono in guerra: una ragiona razionalmente, l'altro agisce d'impulso.

Un flash illumina l'albero accanto a noi e finalmente torno alla realtà. Gli metto le mani nel petto e lo spingo lontano, lui barcolla e sono costretta a riprenderlo con una mano; cade nella panchina e trascina giù anche me.

"Brith?" Margot sta andando verso l'interno e non si accorge di noi che siamo appena dietro la siepe. James si riscuote e lancia un'occhiata fredda all'oscurità. "Era il mio soprannome quello!" protesta "Solo io ti posso chiamare così!"

Margot fa retro font e si materializza davanti a noi "Oh cazzo" si porta una mano davanti alla bocca e si affretta ad andarsene "Non credevo.. cioè, no niente. Quando avete fatto, ti aspetto davanti al Violet".

Sento un leggero fresco alla coscia sinistra e solo adesso mi accorgo che James aveva lì la sua mano. Ecco perché Margot era così scandalizzata.

"Devo andare" dico, alzandomi. Lui scatta in piedi, si tira su il cappuccio e infila le mani in tasca.

"Mi farò sentire" sussurra mettendomi una mano sulla spalla. Il mio istinto è quello di togliergliela ma poi mi rendo conto che è di notevole importanza per non farlo cadere.

"Come l'ultima volta quel 16 agosto davanti a casa mia?"

Lui fa per rispondere ma gli volto e spalle e mi giro solamente quando sono abbastanza lontana: "Ciao James."

"Buonanotte Brith."

Sorride. Cazzo, come mi è mancato.

I forget to forget youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora