Too young
too dumb
to realize.
Che sono un idiota non è una novità. Giro e rigiro il sacchettino nelle mie mani decidendo cosa farne. Lo apro il minimo necessario per respirare l'odore e farmi trascinare di nuovo giù nella voragine. Dopo aver trovato le cartine, ne spiano una sulla mia scrivania e ci metto dentro l'erba necessaria; la scrollo, inserisco il filtro e la porto alla bocca per leccarla e quindi chiuderla.
Cammino fino a che non trovo un parcheggio abbastanza ampio per passare inosservato.
Sedendomi sul muricciolo, faccio il primo tiro osservando le varie macchine che sfrecciano nella grande strada al di là delle sbarre automatiche.
Stamani poteva essere una di quelle poche mattine in cui il mio umore non precipita alzandomi dal letto. Invece quel biglietto ha fatto tornare la nuvola nera sopra di me.
Con la testa altrove mi sono rivestito, sono andato in bagno a vedere in che condizioni potessero essere i miei capelli e proprio mentre stavo per uscire qualcuno ha bussato alla porta. Ho esitato più volte prima di aprire ma poi mi sono deciso a abbassare la maniglia. "Brith, devo aspettare un mese prima che tu apra questa maledetta porta?"
Ancora quel soprannome, devo davvero dirglielo che lo posso usare solo io?
"Oddio ma che ci fai qui?" ha esclamato Margot sulla soglia della porta prima di controllare con un'occhiata la situazione in camera.
Mi ha scansato bruscamente con una gomitata e ha passato in rassegna tutti gli angoli della stanza: "E lei dov'è?"
"Se n'è andata" è stata l'unica cosa che sono riuscito a dire.
"Perché ci sono delle coperte con un cuscino, qua dietro?"
"Ho dormito qui."
"Non credo che Bridget ti abbia fatto dormire accanto a lei dopo quello che ha passato a causa tua!"
Non sono stato il migliore amico perfetto, ne una spalla buona sulla quale piangere, ne il rifugio adatto per i suoi problemi. La curiosità di sapere di più si è fatta strada dentro di me, bloccata poi da quell'orribile senso di colpa che mi causa l'immagine di Bridget rannicchiata nel divano a piangere. Per colpa mia.
"Credi che le persone che abbiamo amato ci rimangono dentro per sempre?" le parole mi sono uscite come un fiume in piena. Non so bene come mi è venuta questa domanda e nemmeno il motivo per il quale il mio cervello ha deciso che la mia bocca potesse parlare.
Le labbra di Margot si sono incurvate in una 'O' perfetta mentre cercava di metabolizzare: "L'amavi?"
Per la miseria, In che guaio ti sei cacciato? Ha esordito la mia vocina.
"No, ehm.. cioè" peggio di un ragazzino di 13 anni alle prese con la prima cotta "No, non sono stato innamorato di lei."
Il visto di Margot si è fatto rosso di rabbia e ho temuto che potesse scoppiare da un momento all'altro. "E allora perché l'hai detto?" il suo tono è cambiato: da quasi calmo ad accusatorio.
Avanti James, smetti di fare il bambino. Riprendi le redini del tuo cervello!!
"Ho provato un sentimento forte per lei. Ma non era amore." Ho recuperato la mia personalità dura e autorevole e mi sono sentito subito più forte.
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I forget to forget you
ChickLitBridget e James. Due amici inseparabili, due cuori legati dal tempo, due anime che sembravano non stancarsi mai di essere sempre vicine, due persone separate da un monotono lunedì di agosto. Ormai le loro strade sembrano non doversi incontrare più m...