Rimango un attimo interdetta quando il sacchetto pieno di erba cade a terra.
Ho spostato i pantaloni di James per prendere i miei jeans che erano rimasti intrappolati sotto e ho trovato un bel regalino.
'Sto cercando di smettere' mi ha detto ieri sera prima della buonanotte.
E io, da vera cretina ci ho creduto. Mi sono fatta prendere la mano da quel bacio che ho sempre desiderato e non mi aspettavo di certo che arrivasse. Credevo davvero che potesse essere cambiato, che potesse aver smesso di usare quella roba. Invece non l'ha fatto e mi ha mentito. Ancora.
Lo guardo mentre dorme: ha la faccia rilassata e i lineamenti distesi. Se lo osservo meglio riesco a vedere ancora quel bambino innocuo che da piccolo giocava a calcio come se non ci fosse stato un domani e che mangiava gelati alla cioccolata sporcandosi perfino i capelli.
Con un fiume di rabbia che mi attraversa da capo a piedi strappo un frammento di carta dal primo quaderno che mi capita a tiro e inizio a scrivere: Il sacchettino con dentro la tua roba era caduto. L'ho rimesso in una delle tasche dei tuoi jeans. Grazie per l'ennesima stronzata. Bridget.
La mattinata non è iniziata nel migliore dei modi e non migliora certo con la signora Grayson che spiega e Harry che borbotta in sottofondo. Mordicchia distratto il lapis e tentenna la gamba sinistra smuovendo tutta la fila dei banchi facendo un rumore fastidioso di sottofondo. La professoressa lo guarda male ma poi torna a concentrarsi sulla lezione e legge altri pezzi. Penso che se qualcuno la sentisse spiegare si metterebbe le mani nei capelli. Ah giusto, mi sono dimenticata: lei non spiega, legge il libro e lì finisce il suo lavoro.
Il mio compagno di banco sbuffa e poggia il mento da una mano all'altra guardando svogliatamente l'orologio. Si protende lentamente verso di me, cercando di non dare nell'occhio alla professoressa e sussurra: "A che ore hai il turno?"
Io che odio parlare durante le lezioni lo guardo di sottecchi ma non riesco comunque a resistere al suo sguardo da cucciolo che fa ogni volta: "Inizio alle quattro."
Picchietta nervosamente le dita nel tavolo e poi sbuffa di nuovo.
"Harvey e Turner, problemi?" cinguetta la strega al di là della cattedra. Harry alza la testa annoiato e scuote la testa mentre io intanto sorrido. "'Sta zoccola" bisbiglia lui mentre ci rimettiamo a capo chino sul libro. Le ore della signora Grayson sono sempre una palla ma oggi più del solito; sta spiegando le operazioni con le banche che hanno nomi tutti uguali e io fatico a starle dietro.
Non appena suona la campanella mi precipito nel corridoio dove Harry mi afferra per un polso e mi fa girare verso di lui: "Pane e acidità per colazione? Non mi hai quasi rivolto parola!"
"Veramente ancora devo mangiare!"
Non presto molta attenzione alle sue parole: laggiù infondo al corridoio vedo la sua folta chioma. Guarda verso la mia direzione e avanza a passo svelto. Non ho nessuna intenzione di affrontarlo. Non adesso.
"Mi sono dimenticata il quaderno di diritto nell'armadietto, mi accompagni?"
Harry non se lo fa ripetere due volte e gira i tacchi dirigendosi dalla parte opposta. Biascica qualcosa che riguarda l'ora di matematica che deve arrivare ma che io non riesco a capire perché il mio cervello è tutto da un'altra parte. Voglio seminare James e spargere a terra tutte le briciole del nostro rapporto proprio come Pollicino fece con il pane. Perché si, so che infondo al mio cuore c'è sempre un pizzico di speranza.
"Brith" James è accanto a me con il fiatone "Lasciami spiegare."
Guardo Harry e poi riposo lo sguardo su di lui.
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I forget to forget you
Chick-LitBridget e James. Due amici inseparabili, due cuori legati dal tempo, due anime che sembravano non stancarsi mai di essere sempre vicine, due persone separate da un monotono lunedì di agosto. Ormai le loro strade sembrano non doversi incontrare più m...