Capitolo 37 - Bridget

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L'ultima chance che mi è rimasta è questo enorme magazzino che ho di fronte e che si erge per ben tre piani dedicati ai neonati.

Non ho idea di come farò a trovare quello che cerco e con la pazienza sotto i piedi, entro.

L'odore di tessuto mi invade le narici e spalanco gli occhi alla vista della moltitudine di tutine, vesititini, body per la creaturina che sta nascendo in me.

Il negozio è in una delle strade principali di Oxford, quella che percorro anche quando da casa devo andare all'università. Ma mai lo avevo notato.

Con un briciolo di speranza in più, mi addentro nei meandri di questo enorme edificio: zero-tre mesi, tre-sei mesi, maschio, femmina, pigiamini.
Mi gira la testa.

Una ragazza più o meno della mia età, mi sorride e mi viene incontro. Chissà come mai ho l'impressione di averla già vista!

"Posso aiutarti?"

Beh certo, con tutta questa roba come pretendi che possa trovare quello che fa al caso mio?

"Si, grazie" dico in imbarazzo mentre lei fissa la mia pancia leggermente sporgente.

Le magliette che ho nell'armadio cominciano a starmi strette, i pantaloni fanno fatica ad abbottonarsi e io sono sempre più disperata visto che non avevo intenzioni di spendere i miei risparmi per me ma per il mio fagiolino.

"Vorrei fare un regalo al padre del bambino. Qualcosa di simpatico."

La ragazza distoglie lo sguardo dalla mia pancia e si focalizza sui miei occhi: "beh, certo. Che bella idea! Vieni che ti accompagno, abbiamo un piccolo reparto!"

"Non ne dubito" mi lascio sfuggire mentre ci dirigiamo nel punto esatto. Mi sento così piccola in confronto a tutti questi scaffali giganti, pieni di roba colorata!

"Ecco qua, qui ci sono i vari oggetti. Body, braccialetti con possibilità di incisione, qualche portachiave con l'iniziale del nome del bambino.." sembra irrequieta.

Le sorrido riconoscente: "grazie".

Mancano dieci giorni a Natale e nonostante ne abbia passati altrettanti chiusa in casa a piangere per la mancanza di James in questi giorni così importanti nell'anno, stamani ho deciso, spinta da Margot, a uscire dal guscio e sgattaiolare fuori casa.

Mi sono resa conto che è rimasto davvero poco tempo per iniziare e concludere a fare i regalini e mi sono detta che il primo della lunga lista deve spettare proprio a lui, il padre di mio figlio.

La commessa se n'è andata, lasciandomi immersa in una valanga di idee.

"Hai scelto?"

Torna poco dopo, questa volta con il sorriso sulle labbra e gli occhi dolci. Se mi chiedesso di descriverla con una parole direi 'lunatica'.

"Sono ancora indecisa ma credo di prendere questo body e il braccialetto. Quanto devo aspettare per l'incisione?"

"Ci vorranno dieci minuti."

E io che credevo di dover ripassare tra una settimana e magari non farcela a darglielo per Natale.

"Cosa devo scriverci?" un ghigno le attraversa la bocca che si contorce in una smorfia. Altro che lunatica, è proprio strana!!

"Louis."

7 anni prima.
Ero sdraiata a pancia in su sul comodo divano di casa Walker, la testa appoggiata sulle gambe di James e la sua mano sopra la mia pancia.

Avevamo quindici anni e sapevamo benissimo cosa fosse l'amore.

Per me era quel sentimento forte che provavo quando stavo con lui, il mio cuore che batteva come un martello pneumatico quando la sua mano sfiorava il mio corpo, anche per sbaglio.

Per lui, non ero ancora riuscita a capirlo. Diceva di volermi bene ma non mi aveva mai trattato come le sue conquiste. Le cose erano due: o ero troppo importante per essere quella da una botta e via, oppure troppo sfigata per privilegiarmi di quelle attenzioni.

Stavamo guardando '16 and pregnant' ma eravamo arrivati tardi sulla tabella di marcia degli orari di MTV: Ally, la ragazza con il pancione, era già in ospedale.

James sembrava turbato dalla situazione in tv, io avevo già staccato il cervello nel momento in cui la sua mano era atterrata esattamente sulla mia pancia.

Mentre per lui sembrava fosse un gesto abituale, io cercavo di non pensare alle sue dita sulla mia pelle e di concentrarmi sul programma.

Ally stava per partorire, era già entrata nella sala in cui le ostetriche stavano cercando di tranquillizzarla. Accanto a lei, sua madre, bianca come un cencio da spolvero ringrinzito per il poco utilizzo.

Per l'intensità con la quale James stava guardando il programma, mi chiesi più volte se fare un figlio a breve rientrasse nei suoi piani.

Le grida della ragazza spezzarono il silenzio e il mio migliore amico si affrettò ad abbassare il volume dal telecomando benchè in casa non ci fosse nessuno.

Lo guardai interrogativa e lui si affrettò a rispondermi: "Mia nonna potrebbe pensare male" un sorriso ironico spuntò sulle sue labbra.

Certo, James Walker che fa l'amore con la sua migliore amica pazzamente innamorata di lui. Non siamo mica alla Caritas, Bridget!!

Dopo minuti di immagini oscurate, urla strazianti e respiri trattenuti da me e James, il pargolo uscì alla luce del sole e la piccola Ally, sfinita dal dolore, si lasciò andare in un pianto liberatorio.

"È maschio!" ulrarono in coro le infermiere portando in alto in bambino come nella scena del Re Leone.

La madre di Ally, nonchè nonna del piccolo, scoppiò a piangere insieme alla figlia e entrambe si accarezzavano a vicenda.

"Adesso devi dargli un nome" le intimò la nonna.

"Benjamin" esclamò convinta Ally che teneva in braccio il fagottino.

Io e James ci guardammo: "che schifo!!" gridammo insieme per poi scoppiare a ridere.

"Tu che nome daresti a tuo figlio?" domandai.

Non era una domanda consueta, una di quelle che fai tutti i giorni. Non seppi nemmeno darmi una spiegazione sul motivo logico per il quale la mia bocca aveva parlato senza ragionare.

Ero curiosa e basta.

Lui invece era assorto tra i pensieri, come se stesse facendo una lotta interiore.

Lentamente un sorriso si stava formando nel suo volto e quando riuscì a prendere la decisione mi guardò raggiante:

"Louis."

Il suo nome preferito.

Il mio nome preferito da quell'esatto momento.

Il nome di nostro figlio.

I forget to forget youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora