Capitolo 34 - James

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Questo posto è dieci volte più orribile del mio precedente alloggio.

Sono costretto a dividere la camera con altre tre persone più il tutor, un ragazzo sulla trentina che dice di essere psicologo.
Leonard, l'uomo più vecchio della nostra stanza è stato arrestato per tossicodipendenza dopo aver rubato in un alimentari e esser risultato positivo successivamente a tutte le analisi tossicologiche. Era un barbone e anche se non l'ha mai ammesso, penso che questa situazione gli sia più comoda della precedente che prevedeva dormite al freddo, sull'asfalto e qualche mangiata ogni tanto.
Pearl invece ha la mia età e anche lui è finito dentro per spaccio. Ma spaccio serio, di quello che ti conoscono in tutta la città e se vogliono roba buona vengono da te. E da quello che ho capito durante la terapia di gruppo, non si tratta solo di marijuana.
E infine c'è Greg: quarantenne, padre di tre figli. Vizio dell'alcol. Niente chiamate da parte della moglie o qualche denuncia. E' stato lui a decidere ed è stato lui, con la sua grande forza di volontà, a fare le valige e trasferirsi qui dentro per regalare un futuro migliore ai suoi bambini.

Chissà se mio padre l'avrebbe fatto, chissà se io l'avrei fatto o lo farei. Lasciare tutto; lavoro, famiglia, gli stessi figli, per entrare in una gabbia di matti come questa per risolvere la tua debolezza e parlarne così, come se niente fosse, a degli sconosciuti.

"James" dico alzandomi in piedi per presentarmi ai nuovi arrivati "sono qui perchè.. beh, per uno sbaglio. Nono, non sono un Santo! Facevo uso di droghe leggere ma al posto mio adesso avrebbe dovuto esserci lo spacciatore principale, quello che ha fatto il mio nome quando la Polizia lo ha trovato a distribuire roba" sorrido, non per la situazione ma perchè è la terza seduta a cui faccio parte e la terza in cui dico sempre le stesse cose "beh, e per mia sfortuna il carcere in cui sono finito è convenzionato con questo posto di merda!"

I ragazzi nuovi ridono e Tom mi guarda male. Ormai si è arreso.. non cambierò mai idea: questo è un posto di merda.

"Bene. Oggi abbiamo in programma alcune attività. Qualcuno di voi ne ha già fatto parte, invece altri sono nuovi in questa bellissima esperienza" il tizio che si è alzato in piedi e che presumo sia un tutor di qualche altra stanza, si china per prendere una cartellina blu da cui estrae un foglio e inizia a leggere "come sapete, la nostra struttura collabora con l'orfanotrofio della città e sarete proprio voi oggi a dovervi occupare dei bambini."

I miei occhi si spalancano da soli quando le parole 'orfanotrofio', 'bambini', e 'occupare' escono dalla sua bocca. No che non lo sapevo!

Devo fare il baby sitter a delle pesti che sono state abbandonate dai propri genitori.
Mi domando con quale coraggio due persone che si amano lasciano il proprio figlio, sangue del loro sangue, in mano a degli estranei.

Scaccio questo pensiero quando lo stesso uomo annuncia il mio cognome e scuote la testa: "Devi ringraziare Tom se oggi pomeriggio sarai con dieci bambini in un campo da calcio."

Okey dai, non è proprio male questo posto.

Dentro di me inizia una festa con trombettine, coriandoli svolazzanti, palloncini e aperol spritz. Mi limito però a sorridere al mio tutor che annuisce felice. Ho parlato solo una volta della mia passione per il calcio ma ho detto così tante cose che Tom, da vero e qualificato psicologo qual è, deve essersi accorto che questo sport è l'unica cosa che potrebbe salvarmi. Insieme a Bridget, ovviamente.

Da quando vivo qui dentro sento meno la sua mancanza. Non chissà per quale motivo, giusto perchè non sono solo ventiquattro ore su ventiquattro e perchè non ho molto tempo per pensare.
La voglia di stringerla e recuperare il tempo perso è tanta però Tom ha ragione quando dice che devo prima sistemare me stesso per poter dare il meglio ad un'altra persona.

I forget to forget youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora