Capitolo 21 - Bridget

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    Duerette parallele che non credono al destino scelto.


"Posso parlare con lei, signorina?" un infermiere vestito con un camice bianco con le rifiniture verdi fa capolino nella stanza. James si è addormentato di nuovo, a causa dell'enormità di farmaci che gli immettono endovena.

Con uno scatto, mi alzo dalla sedia e lo raggiungo sorridendo.

"Ecco, questi sono i risultati cartacei dei raggi del suo fidanzato.. ma niente che non sappiate già."

"Ehm.. nono, siamo solo.. amici." Amici? No, certo non posso tale; io non sono una sua amica e lui non è mio amico. Lo è stato per un tempo infinito e vorrei che non si ripetesse più.

L'infermiere, a cui non importava niente la nostra situazione sentimentale, sforza un sorriso e mi liquida con un'alzata di spalle.

"Nono, aspetti" urlo, correndogli dietro "Vorrei sapere quando potrà tornare al dormitorio."

Il ragazzo, che avrà una decina di anni in più di me, sorride: "Beh, se le analisi di domani mattina saranno nella norma, domani alle 14 potrà rincasare."

Lo ringrazio e sbuffando torno a sedermi sulla scomoda sedia verde.

"James" lo scuoto leggermente "James, svegliati. È arrivato il pranzo."

Lui mugola qualcosa, poi lentamente apre gli occhi: "Mi fa male tutto."

Lo guardo apprensiva e sistemo il tavolino allungabile: "Ce la fai da solo?"

"Non sono mica un invalido."

"Io invece sono una cretina, sai? Avevo promesso a me stessa che non ti avrei più rivolto parola, che non avrei più fatto niente per te. Lo sai, perché? Perché mentre tu ti approfitti della mia buona volontà, mi distruggi. Cado a pezzi tutte le volte che mi tratti come un cane, come adesso. Volevo essere gentile, aiutarti perché come hai appena detto, ti fa male tutto. Ma se preferisci continuare a essere così scortese nei miei confronti mentre io ti.. si, mentre io ti voglio bene!"

Lo fisso negli occhi e riesco a notare la tristezza e la malinconia alle mie parole. Non avrei voluto finire così ma meglio reprimere i sentimenti che sentire dire che non vengono ricambiati.

Prima di voltarmi e andarmene, gli posiziono le posate accanto al piatto. Potevi evitare.. almeno si rendeva conto cosa vuol dire essere soli e magari anche invalidi!

"Aspetta Brith!"

Riapro leggermente la porta fino a che non riesco a vederlo dal piccolo spiffero creato.

"Ti voglio bene anche io."

"Arrivi sempre troppo tardi, Walker!"

Sbatto la porta violentemente guadagnandomi le occhiatacce dei vari infermieri e anche del dottore che, infondo al corridoio, alza gli occhi dal suo taccuino.

Faccio un giro per l'ospedale, arrivo più volte all'uscita con l'intento di raggiungere la fermata dell'autobus ma non trovo il coraggio di varcare l'orlo di quella porta automatica. E se si sente male e io non ci sono? Se ha bisogno di qualcosa e io non sono lì per dargliela?

Con la consapevolezza di sbagliare per l'ennesima volta, risalgo lentamente i gradini che mi portano al reparto ortopedico. La porta della camera è ancora chiusa, segno evidente che nessuno è più entrato dopo la mia pazza sclerata.

Mi apposto su una delle tante sedie nere, tutte in fila. Accanto a me c'è una coppia di anziani. La donna si tiene salda il braccio e l'uomo le chiede 'ti fa male?' un infinito numero di volte. Di fronte a me, invece, c'è un bambino in carrozzina. La sua faccia è triste e contratta in una smorfia di dolore mentre guarda la sua gamba coperta interamente da un aggeggio nero. Quella che presumo sia sua madre, lo guarda apprensiva mentre cerca di sorridergli e di sussurrargli parole di conforto.

"Bridget, che ci fai qui?" Margot si è materializzata accanto a me e mi guarda confusa.

"Beh, non posso stare in corridoio?"

Lei alza un sopracciglio e mi fulmina con lo sguardo. Accidenti, perché mi conosce così bene?

"Un'altra stronzata delle sue" ammetto abbassando la testa.

Le racconto brevemente l'accaduto dopo di che mi convince a rientrare nella camera. Faccio capolino lentamente e con mio grande sollievo noto che dorme.

"Se vuoi puoi sederti in quella sedia" mormoro "Io non mi avvicino."

Margot alza gli occhi al cielo e poi torna a fissarmi: "Vuoi che ti dia il cambio?"

Per quanto sia combattuta dall'idea di tornare a casa e farmi una bella doccia rilassante, non lascerei mai che la mia amica prenda il mio posto. Prima di tutto perché lo fa solamente per farmi riposare; lei e James non sono mai stati molto amici, solo conoscenti. Poi, non riuscirei a uscire di qui senza averlo salutato e senza essermi accertata che stia bene.

Scuoto impercettibilmente la testa e poi sorrido: "Rimango io fino a che non entro allo Student's Point."

Margot si illumina e viene verso di me con una corsetta isterica: "Lo sai chi ho visto oggi nel tuo bar?"

Vorrei sottolinearle che il bar non è mio ma ha già iniziato a parlare: "Nicholas. Ti rendi conto? Nicholas, Nicholas!"

Scoppio a ridere, coprendomi la bocca per non fare troppo rumore e per non svegliare il leone che dorme: "Si, Maggy. Ho capito.. Nicholas, giusto?"

Mi lancia un'occhiata fulminante, poi continua: "Adesso ha la barba e sembra anche che sia dimagrito qualche chilo. Insomma.. ho scoperto anche dov'è la camera di Samantah."

"L'hai spiato?" non dovrei stupirmi molto.

"Solo seguito" risponde con nonchalance.

Sto per dirle che non è normale seguire le persone e che potrebbe averla vista ma lei mi precede, coma al solito: "Adesso possiamo farle un attentato.. non ha nemmeno la compagna di stanza quindi morirebbe solo lei."

"Com'è che lo sai?"

"Ho chiesto alla signora delle reception!"

A questo punto non riesco più a trattenermi e scoppio a ridere. Una risata di quelle grasse, di quelle vere e di quelle molto rumorose.

"Che cazzo? Oh ehm.. ciao Margot" James si stira e mi fissa diritta negli occhi "Brith, allora non te ne sei andata?"

"No.. giusto perché se fossi morto, non avrei avuto voglia di assistere al funerale."

Volevo spegnere il suo bellissimo sorriso che ha sulle labbra da quando ha constato che non sono fuggita a gambe elevate, invece non ho fatto altro che alimentarlo poiché James scoppia in una fragorosa risata. Mi trattengo dal seguirlo ma il suono della sua voce allegra mi mette di buonumore e con una mano di fronte alla bocca, sorrido.

"Siete proprio strani voi due. Com'è che ancora non state insieme?"

Gelo. James ha smesso di sorridere, io lo stesso. E Margot si porta una mano alla bocca sicuramente pentita di quello che ha detto, passando lo sguardo da me a lui.

"Non ci tengo proprio a stare con un coso così!" esclamo ammiccando nella sua direzione.

"Eppure eri perdutamente innamorata di me."

Oh si, e lo sono ancora.

"Ma come, James? Non dirmi che ti sei dimenticato le bellissime lezioni della maestra Lucy. Eri, voce del verbo essere. Modo indicativo, tempo imperfetto, seconda persona singolare."


SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutti! Si, lo so.. il capitolo poteva essere migliore ma in questi giorni ho avuto qualche blocco dello scrittore e non è venuto fuori un granché, perdonatemi. 

Aggiornerò sempre a 20 stelline soltanto che con il mio fidanzato non abbiamo ancora deciso se domani partiremo o no. Si, lo so.. siamo quelli dell'ultimo minuto! :D 

Quindi se non vedete l'aggiornamento fino al 15 agosto non preoccupatevi, è tutto nella norma! 

Buone vacanze, 

Ire


I forget to forget youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora