In arrivo anche il capitolo successivo
I giorni scorrono lentamente, paragonabili ad una tartaruga che cammina per raggiungere il suo traguardo. Le notti sono orrende, immerse nell' oscurità di questa piccola cella che è diventata da una settimana la mia dimora.
Non ho mai desiderato come adesso di essere un ragazzo normale. Certo, posso ritenermi forte fisicamente ma non moralmente. Droga e alcol non sono l'antidoto ai problemi e poi diciamocelo, io problemi ne avevo ben pochi. Una famiglia che mi ama, un tetto sopra la testa e amici stratosferici con cui passare i sabato sera senza sballarsi. E sarei davvero curioso di sapere cosa mi è passato per la testa quel pomeriggio di marzo, quando avevo solo quindici anni.
Era il sesto mese che passavo fuori casa – escluse le vacanze natalizie – e la vita cominciava ad essere pesante. Scuola, studio e allenamenti erano all'ordine del giorno; il sabato potevo tornarmene a casa ma era più il tempo che passavo in macchina con mio padre per andare e tornare che quello in cui stavo con i miei amici a cazzeggiare per il paese.
Mi ricordo bene il momento in cui feci l'errore più grosso della mia vita. Frank, un mio compagno di squadra, nonché uno dei coinquilini con cui dividevo l'appartamento, mi sventolò di fronte agli occhi un sacchettino. "Cos'è?" chiesi in tutta la mia innocenza.
"Mettila nel cassetto e stai attento che Tom non lo veda. Credo possa esserti utile nei momenti di sconforto, vedrai che ti tirerà su di morale."
Tom era il nostro supervisore: controllava che studiassimo, che andassimo a scuola e che non sgarrassimo in nessuna delle nostre attività.
"Mi stai offrendo della droga?" chiesi incredulo.
Frank, di qualche anno più grande di me, rise: "Se questa fosse droga la maggior parte delle persone in questo mondo sarebbero in prigione."
Dopo svariati tentativi mi convinse ad accettare quel 'prezioso dono' – così l'aveva definito lui - e inserirlo sotto il compensato del piccolo cassetto del comodino.
Era mercoledì, pioveva e i miei muscoli non erano troppo in forma per poter eseguire un allenamento senza sbavature. L'allenatore era talmente tanto furioso con me, che avrei dovuto giocare due giorni dopo per la finale di un torneo a cui la nostra squadra teneva particolarmente, che dopo avermi fatto una delle sue migliori paternali mi spedì negli spogliatoi e ordinò a Tom di non mi far uscire per poter recuperare; non sarei potuto nemmeno tornare a casa quel fine settimana.
Quella sera, quando tutti dormivano, chiesi a Frank come si usasse quella roba e lui in maniera molto semplice spiegazzò una cartina, ci introdusse il contenuto, leccò l'estremità e chiuse tutto con un filtro. "Ecco qua, vai in terrazza che sennò scatta l'anti-incendio."
Adesso, quel momento lontano mi appare come il fallimento della mia vita. Se non avessi fatto quel primo tiro, se Frank non mi avesse proposto quella cazzo di canna a quest'ora non sarei qui e probabilmente avrei evitato molti danni che hanno accompagnato il mio percorso fin da adesso.
Magari avrei potuto fare l'allenatore dei 'pulcini' e dilettarmi con le mie mosse preferite mentre quei mocciosetti mi avrebbero guardato con ammirazione desiderando di saper far lo stesso. Infondo infondo non mi interessava nemmeno troppo dell'Università. Si, mi sarebbe piaciuto diventare un fisioterapista ma mai quanto diventare qualcuno nel mio sport preferito. Se mai uscirò di qui dentro e avrò il coraggio di deludere nuovamente i miei genitori cambierò corso e inseguirò uno dei miei sogni.
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I forget to forget you
ChickLitBridget e James. Due amici inseparabili, due cuori legati dal tempo, due anime che sembravano non stancarsi mai di essere sempre vicine, due persone separate da un monotono lunedì di agosto. Ormai le loro strade sembrano non doversi incontrare più m...