Brevi storie...con punizioni terribili...

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Siceo: era un gigante che, avendo offeso profondamente Giove, fu costretto a fuggire intorno al mondo.
Alla fine si rifugiò sottoterra e, per punizione, fu mutato in un albero di fico.

Anassarete: era una fanciulla di Salamina, bellissima ma molto superba.
Un giovane di nome Ifi si innamorò di lei e glielo disse, ma la ragazza lo rifiutò con disprezzo, per cui il giovane, disperato, si uccise.
Venere, per punire la superba fanciulla, la trasformò in sasso.

Batto: era un pastore di Pilo, in Arcadia. Fu mutato da Mercurio nella pietra di paragone, perché, avendo visto il dio rubare i buoi di Admeto, allora custoditi da Apollo, non seppe tenere il segreto.
Da allora la pietra di paragone venne usata per provare la falsità o meno dei metalli.

Asco: era un gigante che, per dispetto, catturò, legò il dio Bacco e lo gettò in un fiume.
Mercurio liberò il dio, scorticò Asco e, con la sua pelle, fece un otre per metterci il vino.

Cicladi: erano ninfe bellissime, ma dotate di un carattere terribile. Furono mutate nelle omonime isole del Mar Egeo perché non avevano voluto sacrificare a Nettuno.
Sono chiamate Cicladi, perché formano un cerchio, in greco Cyclos.
Il poeta latino Orazio le definisce " nitentes " cioè splendenti, essendo alcune di esse di marmo bianco, che brilla da lontano.

Il poeta latino Orazio le definisce " nitentes " cioè splendenti, essendo alcune di esse di marmo bianco, che brilla da lontano

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Magnete: era un ragazzo che aiutava la maga Medea nell'esercizio delle sue arti magiche.
Dato che, un giorno, il giovane trattò male la strega, quest'ultima per rabbia lo mutò in calamita.

Menta: era una bellissima ninfa fluviale e il dio Plutone si innamorò di lei.
Dato che la ragazza non scoraggiò l'amore del dio, la moglie di quest'ultimo, Persefone, la tramutò nella pianta che porta il suo nome.

Dato che la ragazza non scoraggiò l'amore del dio, la moglie di quest'ultimo, Persefone, la tramutò nella pianta che porta il suo nome

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Galantide: era una serva di Alcmena.
Giunone, per allungare i dolori del parto della sua rivale mortale Alcmena, da cui doveva nascere Ercole, aveva preso le forme di una vecchia donna e si era seduta sull'uscio della partoriente.
Galantide la riconobbe e, per farla andare via, le disse che la sua padrona aveva partorito.
Giunone, allora, si alzò e Galantide si mise a ridere.
La dea, adirata per essere stata derisa da una serva, l'afferrò per i capelli e la trasformò in donnola.

La dea, adirata per essere stata derisa da una serva, l'afferrò per i capelli e la trasformò in donnola

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