Per ben tre anni, ai primi di marzo, gli Ateniesi rispettarono l'orribile patto di inviare i loro giovani al Minotauro, ma tutta la città era sdegnata per il disumano sacrificio.
Quando si avvicinò la quarta scadenza, la nave che doveva trasportare le giovani vittime era già pronta nel porto, ma Teseo, figlio del re Egeo, sentì nascere nell'animo un irrefrenabile sentimento di ribellione e, rivolgendosi a suo padre, disse:
" Non posso permettere che sulla mia patria incomba un simile flagello. Partirò anch'io con quei giovani e andrò a Creta per uccidere il mostro"
Il padre, disperato, lo pregò di desistere dall'assurda impresa, ma inutilmente.
Allora Egeo consegnò al timoniere una bandiera nera da mettere sull'albero più alto della nave.
" Se mio figlio tornerà vincitore, al posto di questa bandiera, alzane una bianca come la neve. Io la vedrò da lontano e potrò assaporare prima la gioia del suo ritorno. In caso contrario, lascia sventolare il nero vessillo che mi annuncerà la sua morte"
La nave dalle vele nere si mosse sospinta da venti favorevoli e giunse a Creta dove una gran folla attendeva le vittime.
Appena sbarcati, i prigionieri si recarono alla reggia di Minosse, dove parteciparono a un grande banchetto, ultima gioia cui avevano diritto prima di essere sacrificati.
Durante la festa Arianna, la giovane figlia del re, colpita dalla bellezza e dalla fierezza di Teseo, non riusciva a darsi pace.
" Non voglio che un giovane bello e audace come lui sia vittima di un tale destino" pensava.
Volle aiutarlo e, senza che nessuno potesse accorgersene, diede a Teseo una spada avvelenata e un gomitolo di filo.
Il Minotauro aveva la sua dimora maledetta nel Labirinto di Cnosso, un edificio con un complesso di stanze e corridoi che si intersecavano, salivano e discendevano formando una rete così intricata e fitta di giri da non trovare modo di uscirne, una volta entrati.
Il giorno dopo, quando sui monti bianchi dell'isola apparvero i primi chiarori dell'alba, le vittime penetrarono nel Labirinto.
Seguendo i consigli di Arianna, Teseo legò un capo del filo all'entrata dell'edificio e, man mano che procedeva, srotolava il gomitolo che teneva ben stretto nella mano sinistra.
Il filo d'oro luccicava nei corridoi silenziosi e bui.
Il giovane eroe avanzava, sicuro di ritrovare senza fatica la via d'uscita.
Giunto nel mezzo del Labirinto, il mostro si rivelò in tutta la sua bruttezza: un uomo con la testa e il collo di toro e con le fauci enormemente spalancate.
Il Minotauro si lanciò subito contro di loro, ma Teseo, agilissimo, gli si accostò, lottò e lo uccise.
Gli altri ragazzi guardarono con riconoscenza il figlio di Egeo e, guidati dal luccichio del filo di Arianna, ritrovarono l'uscita senza difficoltà.
Liberi e vittoriosi si recarono al porto e salirono a bordo.
Sul ponte della nave si misero a ballare, ma commisero una grave dimenticanza.
Nessuno, nemmeno il timoniere, pensò a sostituire la bandiera bianca a quella nera che ancora sventolava sull'albero più alto della nave.
Egeo, il vecchio re che fin dal giorno della partenza spiava il ritorno del figlio da uno scoglio altissimo, vide la bandiera nera e pensò che il figlio fosse morto nell'impresa.
Non seppe resistere al dolore e, prima che la nave entrasse nel porto, si lanciò dallo scoglio precipitando nel profondo di quel mare che, in seguito al triste evento, prese da lui il nome di Egeo.
Settimana prossimo pubblicherò il mito sulla nascita del Minotauro