32. Androgeo

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In una splendida mattinata di luglio, nello stadio di Atene gremito di un pubblico fremente di curiosità e di passione per lo svolgimento dei giochi Panatenaici, ben sei volte erano stati levati in alto i colori dell'isola di Creta.

Questo voleva dire che la vittoria aveva sorriso ad un cretese e questo cretese era sempre lo stesso: Androgeo figlio di Minosse, re appunto dell'isola di Creta.

La folla degli spettatori andava in delirio per tanta bravura, mentre gli atleti ateniesi erano lividi di furore e di rabbia.

Lo straniero avrebbe portato via tutti i doni e ci sarebbe stata vergogna per la loro città!

Più furente di tutti era il sovrano di Atene che, accecato dalla rabbia e dall'umiliazione per la sconfitta subita dal suo regno, mise in atto un malvagio proposito.

Chiamata a sé una vecchia schiava persiana, le impartì a bassa voce un ordine.

La donna si allontanò e, di lì a poco, con una coppa ricolma, si introdusse nella zona dove gli atleti, dopo la fatica dei giochi, riposavano.

Si avvicinò ad Androgeo e gli offrì da bere dicendo:

" Il mio signore, che tanto ti ammira, ti invita a brindare..."

Il giovane trionfatore, assetato, afferrò la coppa e bevve il contenuto d'un sorso, ma aveva appena finito di inghiottire il liquido fresco e profumato, che fu visto piegare il collo e abbattersi sul lettuccio, emettendo un gran respiro.

Era morto.

Gli altri atleti inorriditi compresero quanto era accaduto e un sentimento di pietà cedette il posto all'invidia e alla rabbia provata poc'anzi nei confronti dell'avversario.

Il più generoso di essi coprì la salma con un mantello d'oro, la folla commiserò la sorte del giovinetto, ma dopo un'ora non si ricordava più di lui.

Non così reagirono gli dei, che avevano molto caro il giovinetto Androgeo.

Si radunarono sull'Olimpo e decisero di punire duramente i colpevoli di tale delitto.

Sulla città di Atene caddero frecce avvelenate che propagarono ogni sorta di malattie, mentre i venti, le nuvole, la pioggia distruggevano i campi coltivati.

Gli Ateniesi si rivolsero all'oracolo e seppero che gli dei vendicavano l'uccisione di Androgeo.

Se si voleva che il castigo finisse, bisognava venire a patti con Minosse, padre del giovinetto morto.

Furono mandate ambascerie a Creta e la pace fu stipulata, ma a dolorosissime condizioni.

Nell'isola di Minosse viveva il Minotauro, orrendo mostro che si cibava solo di carne umana: gli Ateniesi ogni anno, nel giorno della morte di Androgeo, avrebbero dovuto mandare a Creta sette ragazzi e sette ragazze  fra i più belli dell'Attica perché fossero dati in pasto al Minotauro.

Martedì prossimo ci sarà il seguito di questo mito

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