21.1 Ritorno a casa

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Evan Hanson sedeva al tavolo della riunione con le braccia conserte e l'aria frustrata. Ascoltava infastidito il vociare confuso nella stanza; improvvisamente si alzò in piedi e si rivolse a tutti i presenti.

«Non è mai esistita una dichiarazione o un qualsiasi documento in cui fosse attestata la presenza di questa studentessa nell'istituto come ragazza "problematica", né tanto meno dell'esistenza dei suoi disagi, sempre che questi siano mai stati legalmente riconosciuti da un valido medico.» terminò con un tono che lasciava spazio ad un'ironica interpretazione della situazione.

«Un documento legale che attesti i suoi problemi c'è e ne sono in suo possesso.» intervenne Mark serio.

«Perché il bidello deve essere presente a questa riunione? Non capisco.» si informò scocciato Evan.

«Non è un semplice bidello. È lo zio di Jay e anche il suo tutore, nonostante lei sia già da tempo maggiorenne e quindi indipendente.» pronunciò il preside Michael Nickins.

«Ma molto poco in grado di badare a se stessa, direi.» riprese il docente di letteratura. Fin dall'inizio le sue posizioni in quella discussione erano state chiare. «Mi permetta, ma, tornando al discorso precedente, penso che il regolamento sia chiaro per ciò che concerne la presenza di studenti disabili o con limitate capacità intellettive all'interno del nostro college. Non vi pare?» continuò Evan Hanson, cercando di riferirsi più agli ospiti, un giudice sulla sessantina e un avvocato dall'aria autoritaria entrambi in giacca e cravatta, piuttosto che agli insegnanti del corpo docente.

«Ma non è assolutamente una disabile o una stupida! È una ragazza molto intelligente!» protestò il bidello.

«Mark...» Nickins lo richiamò a sedere intimandogli di stare calmo con un'occhiata che intendeva tutto. «Il fatto, signori, è che non ritengo che il passato di questa ragazza debba influire sul suo presente. La sua condotta è sempre stata rispettosa e di una persona diligente qual è. Non ha mai creato problemi all'interno di...»

«Ma in infermeria mancano molti prodotti e molti medicinali di cui, giustamente, poi bisogna fare rifornimento.» interruppe il professore biondo.

«E' così, signora Sillersen?» chiese l'avvocato all'infermiera.

«Beh, signor avvocato, cosa posso dirle; qualche volta c'è stato bisogno di medicarla, ma non è stata l'unica. Sono cose che succedono, non ha mai abusato dei miei servizi, ecco. In un posto così, poi, non manca mai nulla.» e terminò con un'occhiata sfuggente nella direzione del preside e del bidello, che le sorrisero debolmente grati della sua difesa.

Una signora sulla cinquantina, con qualche ciocca di capelli bianchi e tanti, troppi anelli sulle dita, si schiarì la voce per chiedere la parola. Tutti gli occhi le si puntarono addosso.

«Signor preside, mi è giunta voce che questa mattina ha colpito una compagna. È vero? Se è anche violenta, temo che questo potrebbe davvero influire su, per esempio, la frequenza degli altri studenti. In qualità di...» Si sentì borbottare Mark dall'altro lato del tavolo, ma la signora non si fece intimidire e proseguì alzando il tono della voce. «...rappresentante del consiglio dei genitori, ritengo la sicurezza degli studenti fondamentale. Sa, signor giudice, io mia figlia non la manderei a lezione se c'è il rischio che un soggetto simile diventi aggressivo per qualche parola scherzosa. Mi capisce, vero?» civettò la signora, sbattendo le ciglia.

«Oh, maledizione! Non è una criminale, è una ragazza! Ed è stata provocata. Ha solamente reagito.» sbottò Mark furibondo.

Il giudice si mosse sulla sedia e tentò di accomodarsi meglio: quella situazione era un bel cactus spinoso per lui. A quel punto, la professoressa di cinematografia, Sandy Coileen, prese la parola.

Irish coffee and northern poppiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora