19.2

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Come su ordine del pensiero, Jay strinse le mani a voler incoraggiare quel ragazzo così improvvisamente introverso.

«Sono... parte di un brutto periodo della mia vita.» iniziò con voce debole. Jay attese, lo lasciò prendersi il tempo necessario e continuare. Era la prima volta che poteva ascoltarlo seriamente alla luce del giorno e non avrebbe di certo mandato tutto a monte adesso.

«Sono... Jay, non penso di riuscire a parlarne. Mi dispiace...» proruppe infine angosciato. Lei non mosse un muscolo delle mani, gli sorrise comprensiva e asserì con un cenno del capo, ma lui lesse delusione nei suoi pozzi scuri.

«Sono di due periodi diversi della mia vita.» esclamò animato da una forza sconosciuta. «A dire la verità sono di due... sì.» continuò per farle intendere che voleva proseguire. «Queste a macchie sono cicatrici di bruciature. Dell'incendio in macchina, scatenatosi dopo l'incidente.» spiegò a pezzettoni. La ragazza, non avendo mai sentito parlare di un incidente prima di allora, non poteva capire, ma rimase in ascolto. «Sai, quello in macchina, con... Sarah.» concluse con evidente fatica. Jay aveva paura di aver sbagliato. Non lo aveva mai visto così turbato e lontano. I pensieri le vennero interrotti da un fiume in piena di parole.

«Io... io non volevo farle del male, Jay. I-io la... amavo, ma ero ubriaco e... Maledizione, perché non ho fatto guidare lei? Perché sono stato così testardo e, e... Perché siamo usciti? Perché ho dovuto fare l'idiota ancora una volta? Io non la meritavo, lei era... era buona, era bella, pura; io l'ho rovinata, mi amava, amava uno stupido, un folle, un ragazzino che non voleva crescere e io... l'ho rovinata. Io non volevo farle del male, Jay...» si riportò alla realtà aiutandosi con il suono del suo nome pronunciato, alzò la testa rimasta fino ad allora inchiodata con gli occhi alle loro mani o alle venature del tavolo e la fissò negli occhi. Il dolore gli aveva crepato il ghiaccio negli occhi, il pentimento stava nuovamente graffiando sulla superficie di quei cristalli umidi. Concluse con enfasi violenta «Io non volevo...!» e finì in un sussurro «...ucciderla.» come se, evitando di pronunciare l'ultima parola, potesse cancellare il passato, far sì che tutto quell'orrore non fosse mai successo. La ragazza dai capelli color carbone si sentì gelare, brividi le strisciarono sotto la pelle, tra le vene e i tendini, in ogni fibra e cellula del corpo; partirono dal basso e la percorsero tutta, fino al bacino, da dove poi un'esplosione sparse schegge di un grumo di ghiaccio per tutta la parte superiore del corpo. La mente si paralizzò e sentì la pelle staccarsi per i formicolii sottostanti, mentre gli occhi si sbarrarono sul vuoto. Lui solo poteva sapere con quale mostro della colpa vivesse nel corpo, riuscì a formulare nella mente la ragazza.

No, non può essere. Questo premuroso e gentile ragazzo, questo... no, non può essere vero. Non sarebbe in grado, lui. Lui è un angelo, si è dedicato quasi interamente a me quest'anno, non sarebbe in grado di ferire una mosca. No. Eppure non può mentire, si vede che ne subisce le tragiche conseguenze ancora oggi. Oh, Dan... - Jay non sapeva cosa fare, non sapeva consolare, non era in grado di far stare meglio le persone. Il primo impulso era stato quello di scavalcare il tavolo e... no, Jay non era quel tipo di ragazza, avrebbe rovinato tutto; se l'avesse abbracciato troppo forte lui si sarebbe solo spaventato, gli sarebbero sorti dubbi, l'avrebbe ritenuta una falsa, essendosi decisa a muoversi un po' d'animo solamente ora che lui poteva farle pena. Non avrebbe apprezzato e tutto il racconto si sarebbe bloccato.

No, Jay, tienitene fuori, almeno in questo modo. Stai nel tuo e non essere avventata. Sii calcolata, calcolata Jay. - si impose la ragazza. Non si era resa conto che, nel frattempo, aveva rafforzato la stretta e stava stritolando le mani di Damien, che lui cercava in ogni modo di trattenere il pianto e che stava combattendo contro qualche demone interiore.

Perché ho l'impressione che se lo facessi, se finalmente lo abbracciassi, tutto si calmerebbe? E' solo una mia illusione. - si continuava a ripetere. Anche lei combatteva, ma contro impulsi che non le appartenevano più da tempo.

Irish coffee and northern poppiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora