La corvina, come lo zio, era rimasta all'appellativo "dottore".
«Dottore?» domandò conferma dando voce alle due menti confuse. Jay tornò a scrutare quel ragazzo sulla trentina che le stava sorridendo innocentemente.
«Sì, lo psicologo che si occuperà della ragazza. Il signor Nickins mi aveva confermato di averla già informato.»
«Ottimo, informiamo tutti tranne l'interessata!» protestò la ragazza ferita rivoltasi nuovamente solo allo zio sconvolto quanto lei.
«No, piccola, aspetta!» si affrettò a richiamarla vedendo che se ne stava andando in camera sua. «Entrate, entrate. Scusatemi, accomodatevi, torno subito.» Mark chiuse la porta d'ingresso e indicò loro il soggiorno. Li abbandonò a metà strada per entrare nella piccola stanza da letto.
«Ehi, tesoro? Ascolta, Jay, io non ne sapevo niente. Voglio dire, dell'avvocato sì e l'avevo detto anche a te, ma dello strizzacervelli no!» tentò di spiegare l'uomo. «Non puoi reagire in questo modo, se non lo vuoi basterà che tu dimostri che è tutto a posto, no? Se invece reagisci in questo modo non farai che farlo insospettire e insisterà per ritornare.» L'uomo si passò una mano ruvida tra i capelli e fece una pausa. Fece un profondo respiro prima di gettare la spugna, invitarla a uscire dalla stanza quando si fosse sentita pronta e richiudere nuovamente la porta alle sue spalle. Tornò dai due ospiti e sorrise imbarazzato.
«Non... non era a conoscenza di questo incontro. No, voglio dire della presenza del dottore.» provò a specificare. «Come me, d'altronde.» confessò con una punta di fastidio nella voce. Prese una sedia dal balcone e si sedette al tavolino di fronte al divano su cui i due uomini si erano accomodati.
L'avvocato prese la parola.
«Il dottor Niemman non è qui per studiare eventuali precedenti problemi psichiatrici della ragazza.» chiarificò.
«Esatto.» si intromise lo psicologo. «Sono qui solamente per monitorare il comportamento della signorina Nielsen e il suo, eventualmente.»
«Il mio?» domandò perplesso Mark.
«Certamente. Siete il suo unico parente su territorio finlandese e, pensiamo, l'unica persona di cui la ragazza si fidi. Tutta questa situazione deve essere pesante per entrambi ed in futuro, nel caso se ne presentasse la necessità, vorrei potervi aiutare avendovi conosciuti in precedenza.» spiegò lo psicologo pazientemente ponendo così fine al discorso con un sorriso incoraggiante.
«Capisco.» bisbigliò l'uomo con lo sguardo basso.
«Bene, ora passiamo al problema principale.» L'avvocato aprì una valigetta che Mark non aveva notato fino ad allora e ne estrasse un quaderno per appunti e una penna. «Io vestirò il ruolo della difesa e ho bisogno di qualsiasi informazione, possibilmente veritiera e sincera, per potere preparare un piano di battaglia. Siamo tutti convinti qui che la ragazza non abbia alcuna colpa, pertanto io farò il possibile per aiutare. Vi avviso, ho bisogno di collaborazione.» sottolineò l'avvocato lisciandosi la cravatta con un gesto meccanico e incurante.
«Io... sì, certamente.» annuì Mark, alzando gli occhi in direzione della camera di Jay. Con enorme sorpresa, la trovò in mezzo al corridoio ad ascoltare. «Oh, Jay!» esclamò entusiasta, regolandosi in seguito dopo aver notato la sua espressione dura. «Puoi prendere una sedia dalla cucina e venire a sederti con noi, se ti va.» suggerì lo zio. La nipote obbedì.
«Magnifico!» esclamò l'avvocato osservando la scena e battendo una volta le mani con soddisfazione. Il suo collega si limitò a sorridere gentilmente alla corvina.
«Per ora abbiamo un estratto di un articolo di giornale un po' datato su cui basarci. Mi risulta sia stato questo ciò che ha fatto emergere alla luce tutto quanto; mi confermate?» L'avvocato si rivolse ai due che aveva di fronte.
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Irish coffee and northern poppies
Ficción GeneralUna fredda cittadina finlandese. Un papavero emigrato e un boccale di birra irlandese. Una storia turbolenta di vite normali, talvolta complicate, di fiducia messa alla prova, di legami difficili da saldare e di sentimenti creduti spenti per sempre...