17.2

54 7 5
                                    

     Damien poggiò di nuovo la testa sul letto e sospirò: in quell'istante un'idea gli si accese nella mente: l'avrebbe portata a bere e avrebbero chiacchierato. Intanto, Jay e Mark entrarono nella stanza, trovandolo come era stato lasciato. Sentì un tocco leggero sulla spalla destra e, siccome non stava dormendo, si svegliò subito. Jay si intimorì e sobbalzò impercettibilmente.

«Perdonami, non volevo spaventarti... Volevo chiederti se avevi intenzione di accompagnarmi a lezione.» chiese cortesemente.

Da prima, Damien non capì, poi si riscosse e rispose frettolosamente: «Sì sì, certo. Ho chiesto ieri il permesso per tornare, ma tu... puoi?» e guardò interrogatorio anche l'amico.

«Le spieghi per strada.» disse Mark. Damien assentì e si alzò subito per andare a prepararsi. Uscirono in meno di dieci minuti.

Alla fermata dell'autobus Jay si ricordò dello zio: «E Mark? Non viene?»

«Non ti preoccupare, arriva dopo. Mette a posto e poi viene. Vuole darci del tempo da soli per spiegarti la situazione allo Schepherd. Il preside sa che farà tardi.» spiegò calmo il rossiccio.

«Capisco. Questa cosa della "situazione" mi spaventa seriamente. O vi decidete a dirmela o...»

«Certo certo, porta pazienza, Jay.» la tranquillizzò lui. «Non è facile, so che avrà un certo impatto su di te.»

«Di cosa si tratta?»

«Dunque... qualcuno ha creato un po' di scompiglio allo Schepherd e il preside rischia la reputazione della scuola, alcuni contributi con cui la città finanzia l'istituto e...» non concluse la frase.

«E?» lo incalzò Jay a continuare.

«E tu rischi la tua... di reputazione.» finì in un soffio.

«Perché? Io nemmeno ce l'ho una reputazione lì.» disse meravigliata.

«Tutti ne hanno una.»

«E come la starei rischiando?» si interessò la corvina.

«Sono affiorati alcuni fatti un po'... personali, sul tuo conto.» Damien era imbarazzato.

«Q-quali fatti?» la preoccupazione era sempre maggiore.

«Parte delle cose che tu mi avevi già detto, ma anche cose che ti sei sempre tenuta per te.»

«Vai al sodo. Dimmi quello che si dice, almeno sono pronta ad affrontarle.» gli comandò seccata.

«Tra l'altro, non so se sia una buona idea che tu venga con me. Nickins non sapeva nulla di alcune cose e potrebbe arrabbiarsi con te, soprattutto perché se si sapesse che un college così di prestigio come il suo ospita anche una ragazza con disturbi mentali che potrebbe mettere a rischio la vita e lo studio degli altri studenti, lui finirebbe nei guai con il consiglio d'istituto e magari anche i ministri della pubblica istruzione finlandese. Sarebbe colpevole per disinformazione, perché non ha indagato nella tua vita, colpevole di favoreggiamento nei tuoi confronti. Potrebbero accusarlo di averti accettata immeritatamente solo perché... "malata".» il rossiccio indugiò sull'ultima parola delicata, non intendeva offenderla.

«Che cosa?!» esclamò esterrefatta la corvina sgranando gli occhi per lo stupore. «Io non sono malata di mente! Non ho nessun diavolo di disturbo!» protestò indignata.

«Lo so, lo so. Però, vedi, il fatto che tu sia anche stata ospedalizzata fuori dal college per problemi di salute e che tu riceva permessi e simili consensi a causa dei tuoi problemi ancora poco chiari, non migliora la situazione così come viene vista. Non siamo noi le persone malpensanti, ma quelli che hanno diffuso la notizia e hanno creato lo scompiglio, così come quelli che vi credono.» continuò a spiegare guardingo. In quel momento temeva più che mai una qualsiasi reazione dell'amica, che invece ascoltava basita con lo sguardo rivolto al basso. Proprio in quel momento arrivò anche l'autobus. Salirono e si sedettero in fondo al mezzo, lontani dagli altri pochi viaggiatori.

Irish coffee and northern poppiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora