Jay alzò gli occhi dal suo tomo e fissò Damien confusa. Quando notò lo zio dietro di lui poggiare una mano cauta sulla spalla del ragazzo con fare protettivo, domandò sconvolta: «e lui che diavolo ci fa qui?»
«Taci, Jay.» La zittì l'uomo perentorio. La sua freddezza la colpì come uno schiaffo sonoro, la tramortì così tanto che perse ogni forza vitale per ribadire. Gli occhi di giada la spaventavano per il fuoco di rabbia che vibrava nelle iridi spente, solo un alito di tristezza ne faceva vacillare la fiammella.
«Ho un patto per te, Jay. L'ultimo.» La ragazza era ancora impaurita. La rabbia stava ritornando piano piano manifestandosi in un'espressione fredda e apatica.
«Io me ne sto andando. Ho alcuni impegni e devo lasciare anche lo Schepherd. Fortunatamente si è tutto più o meno risolto e non mi lascio alle spalle alcun inferno, però sono passato a salutarti perché non volevo lasciare nulla in sospeso nemmeno con te. Nessun rancore o nessuna domanda senza risposta, se possibile. Volevo raccontarti alcune cose, devi solo ascoltarmi, puoi pensare quello che vuoi, ma basta che resti in silenzio. Poi ti prometto che non mi vedrai mai più. Ci stai?» Chiese infine titubante, il tono sempre piatto, più simile a quello di suo padre di quanto avesse voluto.
«Degnati almeno di rispondergli.» Un altro schiaffo verbale dello zio. Lei sgranò gli occhi incredula. Vedendo che persino l'aria era inflessibile e le risultava tagliente in gola, cercò di calmarsi, chiuse il libro, se lo poggiò accanto e incrociò le braccia.
«Sentiamo.» Sentenziò scocciata.
«Grazie.» Damien prese una sedia e la portò accanto al letto, Mark prese posto su una più lontana, a fare la guardia.
Qualche secondo di pausa riempì l'aria carica di tensione. Il ragazzo raccolse tutte le sue forze e iniziò a raccontare.
«So che sei arrabbiata con me, Mark mi ha detto che non sai nulla di Daphne. Io...» pausa «beh lei...» cercò le parole adatte. «Katrin e il professor Hanson sono quelli che hanno trovato l'articolo di giornale e non so perché, né voglio saperlo, avevano preso di mira te. Ho sentito di un imprecisato scontro tra te e Daphne di qualche anno fa. Non so cosa sia successo, ma dato il suo risentimento per te, quando Katrin l'ha convinta a mettere zizzania tra noi due, lei l'ha fatto. Mark mi ha detto che ha parlato con te e ti ha messo in testa che ho voluto che mi raccontassi tutto su di te per avere più informazioni interessanti e compromettenti da disperdere per l'istituto.
«Non ho mai avuto queste intenzioni, sappilo. Ha chiamato anche me al telefono e mi ha detto che negli ultimi anni sei sempre stata una persona che ha rovinato la vita degli altri e che volevi farlo anche con me, trattandomi male e così via. Io non ti ho mai chiesto nulla con un secondo fine. Ero sinceramente interessato alla tua storia, volevo esserti amico. Ci siamo aperti entrambi l'un l'altra e penso tu abbia notato che non è stato facile per nessuno dei due.» Fece una pausa. Pensò a cosa dire in seguito, ma i pensieri erano troppi per poterli mettere in riga.
«Non so quanto questo sia servito a te o quanto ti abbia realmente interessato, ma io ho apprezzato molto la fiducia che mi hai concesso. Non l'avrei venduta per nulla al mondo, Jay. Voglio che questo ti sia chiaro.» Prese un profondo respiro, la parte più difficile doveva ancora seguire e lei non gli manifestava altro che indifferenza. Era impassibile.
«Voglio lasciarti la risposta ad alcune domande che mi avevi fatto e raccontarti un'altra cosa mia. Per sdebitarmi. Non ti chiederò di fare altrettanto in seguito, non mi immischierò più nel tuo passato o nel tuo presente. E nemmeno da ora in poi, intendo non farmi più vedere davvero.»
«Tanto sarà lei a perderci, McSly. Vedrai.» Si intromise Mark con disprezzo, che ribolliva come lava nel suo angolino personale.
«Non mi interessa, Mark. Non sono affari miei. Non mi interessa.» Damien si girò verso di lui e gli rispose con freddezza. Quella indifferenza ferì Jay che era in ascolto. Era scettica su quello che sentiva, non voleva sapere quanto fosse verità. Si impose mentalmente di ascoltare e basta, senza permettere ai dubbi di insinuarsi nel suo cervello. L'irlandese tornò a rivolgersi a Jay, questa volta abbassando gli occhi.
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Irish coffee and northern poppies
Ficción GeneralUna fredda cittadina finlandese. Un papavero emigrato e un boccale di birra irlandese. Una storia turbolenta di vite normali, talvolta complicate, di fiducia messa alla prova, di legami difficili da saldare e di sentimenti creduti spenti per sempre...