8 Capitolo

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3 Giorno

-Buongiorno Kam.

Tommy, appena alzato dal letto, salutò suo fratello mentre si stropicciava il viso. Come al solito aveva i capelli scompigliati e gli occhi ancora pieni di sonno, non era mai stato mattiniero, al contrario di Kam che anche prima delle otto di mattina era sveglio e pieno di energia, un'abitudine che aveva fin da bambino.

-Sono le dieci passate, non ti vergogni a poltrire così tanto?- Lo rimproverò, stufo di ripetere le stesse cose ogni mattina.

Tommy di rimando gli sorrise, anche se il tono era freddo sapeva che non lo diceva con cattiveria.

-Tu invece non ti vergogni ad essere sempre così arzillo?

-Arzillo? Ma parli come i vecchi? Comunque non mi vergogno affatto, non mi va di sprecare così tante ore della giornata dormendo, mica sono un ragazzino. E l'arzillo qui ha avuto tutto il tempo per allenarsi e di preparare la colazione. Ecco la tua, le tue stupide fette con marmellata, intanto io porto una vera colazione alla nostra padrona di casa.

Questa volta aveva preparato qualcosa di semplice, dato che il piatto che aveva cucinato con tanto amore la mattina precedente era stato buttato per terra. In mano aveva una ciotola di latte e cereali che avrebbe portato volentieri alla prigioniera. Si sarebbe divertito nel vederla mangiare senza l'uso di un cucchiaio, già la immaginava che si sarebbe opposta con tutta se stessa esibendo tutto il suo misero orgoglio, ribellandosi a lui e che alla fine l'avrebbe costretta a cibarsi come una selvaggia, come un cane che con il muso si sporcava di latte.

Bussò alla porta del bagno tre volte, nessuna risposta.

Aprì la porta.

Diletta era rannicchiata a terra con le braccia che stringevano le gambe, il viso coperto rivolto in basso e i capelli non asciugati a dovere scompigliati ed ispidi che andavano ogni dove. Sembrava una pazza, una pazza seduta vicino al termosifone pur di avere un minimo di calore in quel freddo inverno. Dopo aver studiato le sue condizioni, Kam guardò per terra accorgendosi che il bagno era stranamente pulito; Diletta aveva pulito il disastro che aveva combinato il giorno prima quando aveva lanciato la colazione per terra e per di più non si aspettava di non trovare la carne che aveva cucinato.

-Diletta.

Sentendosi chiamare, la ragazza alzò lo sguardo. I suoi occhi limpidi e gelidi si posarono su quelli color smeraldo di Kam e senza esprimere alcuna emozione gli disse un sincero Buongiorno. Kam era chiaramente sorpreso da quell'inaspettato saluto, sbatté gli occhi incredulo, ma accorgendosi che Diletta lo stava ancora guardando si schiarì la voce, non doveva mostrare nessuna reazione e doveva essere più freddo di lei.

-Buongiorno, la tua colazione.

Si accorse che la ragazza si muoveva con gesti meccanici; lentamente si alzò in piedi, con cura si sistemò il vestito azzurro, a testa bassa si avvicinò per prendere la tazza per poi sedersi al bordo della vasca. Composta come a tavola, si portò sulle labbra la tazza sorseggiando il latte e masticando i cereali. Kam non poteva fare a meno nell'osservare una Diletta così accondiscendente. Nei due giorni precedenti, quell'esile corpo aveva mostrato una grande rabbia, esplosa più volte contro Kam con il tentativo di fargli del male ed in quel momento vederla così calma lo insospettiva ancora di più.

Dopo aver finito di mangiare lavò la tazza nel lavandino e la poggiò vicino ai due piatti puliti.

-Scendi giù, devo dirti una cosa.

Accennò di sì, prese i piatti e la tazza e seguì Kam consenziente.

Non tentò di scappare, non tentò di colpirlo alle spalle con i piatti che aveva in mano, rimase in silenzio mantenendo lo sguardo basso, seguendo obbediente Kam e passeggiando a piedi nudi su quel freddo pavimento di marmo.

Arrivati in cucina anche Tommy si stupì quando Diletta lo salutò gentilmente e anche nel vederla dirigersi con tutta calma a posare al loro posto le stoviglie. Allora, senza ragionamenti contorti, le domandò quello che anche il fratello voleva tanto sapere.

-Diletta, è successo qualcosa? Ti vedo troppo tranquilla.

Lei si voltò dalla mensola per rivolgersi a Tommy e rispose con tranquillità sotto lo sguardo attento dell'altro fratello.

-Non mi è successo nulla, cosa poteva mai capitarmi in una notte rinchiusa in un bagno di tre metri quadrati?- Rispose seria sedendosi su una sedia davanti a Tommy.

-Ho solo capito che è inutile continuare questa frustrante resistenza.

Il fratello ingenuo sembrava sollevato, abbassando di poco la guardia, ma quello furbo non la pensava allo stesso modo.

Era strano, pensava Kam. Dopo tante resistenze, arrendersi così? Si sentiva come in mezzo ad una muta quiete prima della tempesta, in un silenzio allarmante che preannunciava una catastrofe. Quella calma che Diletta mostrava nascondeva sicuramente qualcosa, un piano con cui avrebbe potuto fare del male a lui e a suo fratello. Ma forse era solo paranoico.

-Sono felice di sentirtelo dire, molto felice.- Incominciò Kam avvicinandosi al tavolo.

-Infatti sono soddisfatto, hai mangiato quello che ti ho dato. Sei proprio una brava bambina che ingrasserà prima che me ne accorga. Diventerai anche più bella di tua sorella.

-Fratello! Non devi giudicare il corpo di una ragazza, è da maleducati.

-Scusami Kam, è vero sono molto maleducato... Per farmi perdonare cucinerò a pranzo qualcosa di speciale!- Disse entusiasta da quell'idea, anzi, il più contento di tutti era Tommy, che elettrizzato si alzò in piedi ed urlò. -Pizza! Fidati Diletta, la pizza che fa Kam è la migliore in assoluto, la fa solo nelle occasioni speciali.

-E pizza sia! Allora vado a comprare gli ingredienti, sarò qui in un baleno.

Si avviò alla porta d'ingresso prendendo con un dito le chiavi della macchina che aveva trovato suo fratello la sera prima. Si voltò per un momento per vedere se qualcuno fosse caduto nella sua trappola. I due in cucina lo stavano fissando sbigottiti, non si aspettavano che Kam se ne sarebbe andato via lasciandoli da soli in quel modo. Tommy aveva gli occhi sbarrati come se avesse paura di quella nuova responsabilità cadutagli improvvisamente in testa dal cielo, mentre Diletta in un primo momento sembrava calma, ma l'occhio attento di Kam aveva percepito un sottile ghigno, una piccola speranza sbocciare sulla bocca della ragazza. Allora capì che stava mentendo, che non si era arresa a quella nuova realtà. Kam aspettava il momento adatto per punirla dato che gli aveva raccontato l'ennesima bugia.

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